Alcune questioni sul bando wi-Max: risponde il Sottosegretario Vimercati

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Quindici giorni fa il Ministero delle Comunicazioni ha comunicato la procedura per l’assegnazione delle licenze wi-Max e venerdì scorso 19 ottobre il bando è finalmente uscito sulla Gazzetta Ufficiale. La maggior parte dei nostri lettori probabilmente lo sapranno già, ma cosa dice precisamente la procedura? In che modo si è cercato di rispondere alle preoccupazioni sollevate da diversi esponenti del mondo imprenditoriale, accademico ed associazionistico?

24 Ottobre 2007

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Tommaso Del Lungo

Articolo FPA

Quindici giorni fa il Ministero delle Comunicazioni ha comunicato la procedura per l’assegnazione delle licenze wi-Max e venerdì scorso 19 ottobre il bando è finalmente uscito sulla Gazzetta Ufficiale. La maggior parte dei nostri lettori probabilmente lo sapranno già, ma cosa dice precisamente la procedura? In che modo si è cercato di rispondere alle preoccupazioni sollevate da diversi esponenti del mondo imprenditoriale, accademico ed associazionistico?

Di cosa stiamo parlando

In un bell’articolo pubblicato sul proprio sito, il Ministro Gentiloni illustra in maniera chiara e semplice cosa si intende con i termini banda larga, digital divide e wi-max. L’Altra pa lo ha detto più volte, ma ripeterlo non fa mai male. Con l’acronimo Wi-Max (Worldwide Interoperability for Microwave Access) si intende una tecnologia in grado di far viaggiare il segnale "dati" (quello di internet, per intenderci) via radio, utilizzando una particolare frequenza dello spettro elettromagnetico. In pratica come le radioline a pile che gli italiani portavano sempre con sé fino a qualche anno fa, per seguire "tutto il calcio minuto per minuto", il Wi-Max consente un accesso veloce ad internet anche in quei posti dove un cavo non arriverebbe mai, per questioni economiche, geografiche o ambientali. Ovviamente il Wi-Max non è l’unica tecnologia senza fili per la diffusione del segnali "dati", ma a differenza del Wi-Fi, lo standard attualmente utilizzato, che risulta efficace esclusivamente entro distanze di pochi metri, il Wi-Max consente una copertura molto più ampia (fino a 74 Mbit/s in un raggio di circa 50 chilometri).
Il termine Wi-Max in Italia circola da diversi anni già da quando le frequenze che trasportavano il segnale erano "bloccate" dal Ministero della Difesa che le utilizzava per le proprie comunicazioni. Anche per questo, anzi forse proprio per questo, il Wi-Max nel nostro Paese è stato spesso individuato ed invocato come rimedio miracoloso, panacea universale per tutti i problemi di ritardo, arretratezza e divario digitale che affliggono l’Italia.
L’accordo tra il Ministero della Difesa e quello per le Comunicazioni risale a circa un anno fa e, con la pubblicazione del bando per l’assegnazione delle licenze, l’Italia si prepara a avere una propria rete Wi-Max (o forse è meglio dire più reti) e potremo toccare con mano se questa tecnologia rispecchia a pieno tutte le aspettative riposte.

Cosa dice il bando

3 lotti di licenze – due a livello macro-regioanale (le macroregioni individuate sono 7) ed una rilasciabile a livello regionale per un totale di 35 licenze;
15 anni la durata della licenza rinnovabile;
Base d’asta che per il lotto regionale va dagli 80.000 euro del Molise ai 3 milioni della Lombardia e per l’area macro-regionale parte dai 400.000 euro della Sardegna fino ad arrivare agli oltre 3.4 milioni del lotto FVG, Veneto, Emilia-Romagna e Marche
Le licenze per le macroaree sono cumulabili, ma ciascun operatore non potrà aggiudicarsi più di una licenza per ciascuna macroarea
Tempi: l’ammissione alla gara va chiesta nel 45 giorni successivi dalla pubblicazione del bando e la valutazione avverrà nei successivi 15 giorni. Da quel momento i partecipanti avranno altri 30 giorni per presentare le offerte e provvedere ai rilanci. Previsione conclusione asta: entro febbraio 2008
Garanzie: ogni aggiudicatario dovrà garantire una "significativa" copertura territoriale ed un "particolare impegno" nelle aree a soggette a digital divide sulla base di un meccanismo a punteggio per cui su 60 punti da raggiungere 30 devono essere realizzati installando impianti nei Comuni a "digital divide totale". L’elenco dei comuni, suddivisi in tre aree a seconda del divario digitale è allegato al Bando di Gara.
Gli operatori avranno 30 mesi per realizzare quanto previsto dal bando. Trascorsi i 30 mesi dal rilascio del relativo diritto d’uso, gli aggiudicatari che non utilizzino completamente le frequenze assegnate, sono tenuti a soddisfare richieste di soggetti terzi di accesso alle frequenze stesse, sulla base di negoziazione commerciale.

Le sfide future

Il Sottosegretario alle Comunicazioni Luigi Vimercati ci ha assicurato che la tecnologia per cui è stato pensato il bando non è paragonabile, in termini di prospettive economiche per gli operatori, all’UMTS eppure è proprio di qualche giorno fa la notizia che l’ITU, l’Agenzia dell’ONU che sovrintende agli standard tecnologici per le telecomunicazioni, ha incluso il WiMax nella famiglia degli standard di "terza generazione mobile". Almeno in prospettiva, dunque questa tecnologia, potrebbe far concorrenza alla telefonia mobile 3G. Tuttavia anche commentatori esperti come Andrew Gilbert, numero uno europeo di Qualcomm su un’intervista pubblicata qualche settimana fa su vision post sostengono che mentre il WiMax avrà un grande ruolo da giocare nei mercati emergenti e per le aree depresse dei mercati sviluppati. Non potrà essere un fattore decisivo per quanto riguarda il mobile. "Non per problemi tecnologici, ma perché nel tempo che ci vorrà ad avere una soluzione pronta per il mercato saremo già molto avanti nell’universo cellulare". La connettività oggi arriva da una serie di tecnologie, le opzioni diventano tante e gli standard si moltiplicano, il panorama più probabile, dunque, non sarà certo quello di un Wi-Max tuttofare, bensì quella di un wi-Max complementare ad altre tecnologie. È solo così che si potrà combattere il digital divide: non esiste la tecnologia perfetta, ma la tecnologia migliore in un determinato contesto.

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