Carnevaletti (Polimi): “Come il cloud abilita servizi condivisi tra enti pubblici”

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Secondo la Ricerca condotta dall’Osservatorio Cloud per la Pubblica Amministrazione sugli Enti, per poter accelerare la diffusione del Cloud in ottica di shared services sono necessari un sistema di connettività efficiente e una strategia di Government Cloud di lungo periodo

20 Aprile 2016

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Clara Carnevaletti, Politecnico di Milano

Le esigenze di efficientamento e di risparmio economico, insieme alle spinte verso la razionalizzazione hanno portato i singoli Enti e il Governo a considerare la condivisione di risorse informatiche e la standardizzazione di servizi IT come una valida opportunità. Per tale ragione i modelli collaborativi rivestono sempre più interesse. La collaborazione tra enti della PA promuove, infatti, l’interoperabilità e la standardizzazione dei sistemi, che a loro volta consentono uno scambio di informazioni in formato elettronico con risparmi di tempi e di costi, oltre che un miglior livello di servizio.

Tali modelli, inoltre, favoriscono l’aggregazione tra Enti e permettono di passare da un approccio decentrato, in cui i singoli Enti possiedono le risorse IT, a uno basato sulla fruizione di shared services erogati da un’organizzazione accentratrice.

In Italia, i progetti collaborativi volti all’attuazione e alla diffusione dei servizi condivisi sono rari, principalmente a causa dell’assenza di una governance centralizzata. Ne consegue una mancanza di linee guida efficaci e di standard, che frena gli Enti a implementare cambiamenti di natura tecnologica e organizzativa. Nonostante la scarsità di progetti, sia gli Enti che i player dell’offerta, riconoscendo la rilevanza di politiche di collaborazione, stanno lavorando perché da una parte si definiscano gli standard di sicurezza condivisi, dall’altra si superino le difficoltà legate alla cooperazione tra Enti e soggetti privati.

Quali sono dunque le azioni da svolgere? Vi sono quattro diverse dimensioni su cui è necessario riflettere concretamente. Innanzitutto, sulle tecnologie. Oggi il patrimonio informativo della PA è caratterizzato ancora da sistemi per lo più frammentati, eterogenei e spesso obsoleti; le piattaforme e i servizi applicativi dovranno quindi essere razionalizzati. La numerosità degli Enti richiede di agire sull’organizzazione, andando a definire i centri di aggregazione e di competenza. I processi devono essere oggetto di una revisione volta a standardizzare le procedure e a definire i ruoli e le responsabilità dei soggetti che intervengono nel processo stesso. Infine, si dovrebbe procedere a un adeguamento della regolamentazione, per poter promuovere l’adozione di standard condivisi a livello europeo.

L’elemento tecnologico che potrebbe agevolare la condivisione di servizi IT fra più Enti è il Cloud, grazie al quale è possibile accedere su richiesta a un insieme condiviso di risorse infrastrutturali e/o applicative messe a disposizione da un fornitore di servizi.


Secondo la Ricerca condotta dall’Osservatorio Cloud per la Pubblica Amministrazione sugli Enti, per poter accelerare la diffusione del Cloud in ottica di shared services sono necessari innanzitutto un sistema di connettività efficiente (lo dichiara il 54% degli Enti del campione), una strategia di Government Cloud di lungo periodo (46%), la sensibilizzazione degli Enti sulle opportunità offerte dal Cloud (44%), la definizione di standard di sicurezza condivisi (43%), la creazione di soggetti all’interno della PA, che siano enti attuatori, ovvero aggregatori di domanda di servizi verso gli Enti (33%), la definizione di responsabilità chiare e misurabili (31%). La Ricerca ha raccolto anche le opinioni dei provider di servizi Cloud, che si dicono d’accordo con quanto emerso dalla rilevazione.

I dati sopra riportati evidenziano quanto sia necessario agire non solo sugli aspetti tecnologici, ma anche su quelli organizzativi, di processo e regolamentari. Sia da parte degli Enti pubblici che dei provider di servizi emerge l’esigenza di aggregazione di soggetti per favorire l’adozione del Cloud in larga scala nel più breve tempo possibile. A tale proposito, si possono identificare tre diversi modelli di aggregazione:

  • un modello di aggregazione di soggetti con la partecipazione di Enti pubblici e soggetti privati, auspicato dal 41% degli Enti e dal 38% dei fornitori di servizi rispondenti alla survey;
  • un modello che preveda che gli Enti attuatori della PA si rivolgano ad un mercato di fornitori certificati, ritenuto possibile dal 37% degli Enti e dal 35% dei fornitori;
  • un modello di aggregazione di soggetti privati altamente specializzati in un ambito specifico di offerta (28% degli Enti e 30% dei fornitori).

La maturità raggiunta dalle soluzioni Cloud offerte consentono lo sviluppo di servizi condivisi convenienti rispettando le normative vigenti. Secondo gli Enti, tuttavia, l’attuazione dei modelli di aggregazione, che favorirebbero l’implementazione di tali servizi, è ostacolata dalla difficoltà legate alla cooperazione tra Enti pubblici e Privati (57%), all’identificazione di esigenze comuni su cui sviluppare piani di azione di lungo periodo (50%), al rispetto delle normative in tema di costituzione di un’aggregazione di enti (43%) e alla comprensione dei vantaggi derivanti da un’aggregazione (38%).

In sintesi, è necessario una governance centralizzata che si faccia carico di definire standard e individuare obiettivi di lungo termine all’interno di una strategia, consentendo così agli Enti di collaborare e interloquire tra loro. Ora è anche il momento di pensare a un ente attuatore con forte leadership in grado di guidare la definizione e l’approvvigionamento del servizio.

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