Al FORUM PA POP, la web tv di FORUM PA 2025, abbiamo parlato con Antonio Di Cesare, Chief Operating Officer di Inix Group Italia, della reale applicazione di soluzioni di intelligenza artificiale nel settore pubblico. Il grande interesse della PA per l’IA, bilanciato da un’inevitabile incertezza sul suo pieno impatto. Il vero nodo, oltre alle infrastrutture, è il cambiamento culturale e l’acquisizione di nuove competenze e talenti. Viene sottolineata l’urgenza di un’IA proprietaria a livello nazionale o europeo per ottimizzare costi e risorse, sul modello di quanto già sperimentato in Francia. La governance della complessità, in particolare per le piccole amministrazioni, trova soluzione nella collaborazione e nella creazione di ecosistemi. Il futuro digitale della PA dipenderà quindi da investimenti mirati, dalla formazione e da una visione strategica che promuova la condivisione e la cooperazione tra enti
10 Giugno 2025
La rivoluzione digitale sta ridisegnando il panorama della pubblica Amministrazione, e l’intelligenza artificiale (IA) emerge come uno dei pilastri fondamentali di questo cambiamento. L’adozione efficace e responsabile dell’IA nel settore pubblico presenta tuttavia una serie di sfide complesse, che vanno oltre la semplice implementazione tecnologica. La “PA aumentata” non solo dalle tecnologie, ma anche dalle persone e dalle relazioni, è stata al centro dei dibattiti che hanno arricchito FORUM PA 2025 (19 – 21 Maggio, Roma).
In questa intervista Antonio Di Cesare, Chief Operating Officerdi Inix Group Italia, arrivato negli studi di FORUM PA POP direttamente dal tavolo di lavoro dei CTO e Data Manager, permette di focalizzare l’attenzione sulle discussioni del tavolo ha riunito esperti per affrontare il rafforzamento delle infrastrutture IT – dal cloud computing all’edge computing – e la qualità dei dati, elementi cruciali per il ciclo di vita dei sistemi di IA.
La PA di fronte all’IA: tra interesse e incertezza
Durante la conversazione, è emerso un forte interesse da parte della pubblica amministrazione verso queste tematiche, accompagnato però da una certa incertezza riguardo al punto di arrivo di tali innovazioni. Antonio Di Cesare ha notato una vasta partecipazione agli incontri, segno di un dibattito acceso e di molta energia, ma anche di alcune titubanze. Questo perché, come ha spiegato: “Tutti stanno sperimentando, tutti hanno voglia di sperimentare perché in questo momento ancora non è ben chiaro quale sarà il punto di arrivo, il punto di atterraggio di tutta questa nuova tecnologia.”
Nonostante il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e altre iniziative legislative forniscano una base strutturale solida, la vera sfida si colloca sul piano del cambiamento culturale e dell’acquisizione di nuove competenze. La PA, infatti, è impegnata in una corsa al digitale che, pur non essendo ancora conclusa, si trova già a dover affrontare un ulteriore cambio di paradigma con l’avvento dell’IA, che richiede figure professionali e capacità aggiuntive.
L’urgenza di un’IA nazionale o europea e il nodo delle competenze
Un punto chiave sollevato da Antonio Di Cesare riguarda la mancanza di una dorsale tecnologica italiana o europea per l’IA. L’idea di un’IA proprietaria, addestrata sui modelli nazionali e a disposizione della PA, è considerata una priorità strategica. Questa soluzione, sul modello di quanto già sperimentato in Francia, consentirebbe agli enti pubblici di sperimentare e utilizzare l’IA in modo più efficiente, evitando di ripartire da zero in ogni singolo progetto e riducendo notevolmente i costi. La replicabilità e la riusabilità dei dati e dei modelli sono infatti fondamentali per il successo dell’IA, e la frammentazione degli sforzi rischia di rendere insostenibile l’investimento.
Un altro elemento critico individuato è il gap di competenze, sia a livello di governance che di talenti. Di Cesare ha evidenziato come i manager siano chiamati a un ulteriore passo avanti, dovendo acquisire nuove qualifiche. Parallelamente, ha sottolineato la difficoltà nell’attrarre talenti, poiché, a suo dire, “manca un Pat di carriera per attirare i talenti veri.”
Governare la complessità attraverso ecosistemi e collaborazione
Un’altra sfida cruciale è rappresentata dalla governance della complessità. La migrazione al cloud, sebbene avanzata, ha introdotto nuovi livelli di articolazione nei sistemi IT della PA. Antonio Di Cesare ha ammesso l’assenza di risposte univoche su come governare questa complessità, ma ha evidenziato una parola emersa più volte durante i tavoli di discussione: “collaborazione ed ecosistema”. Mettere a fattor comune esperienze e know-how diventa indispensabile, specialmente in un paese caratterizzato da una miriade di piccole amministrazioni che non potrebbero affrontare autonomamente percorsi di digitalizzazione così complessi.
La visione futura: un’unica IA per un’Europa sostenibile
Guardando al futuro, le tendenze tecnologiche indicate da Antonio Di Cesare ribadiscono l’importanza di investire in un’unica IA a livello nazionale o europeo. Questo non solo per una questione di efficienza e replicabilità, ma anche per ragioni economiche: i costi infrastrutturali legati all’IA, in particolare per le GPU necessarie al suo funzionamento, sono enormi e crescenti. Di Cesare ha spiegato che per molti l’uso dell’IA con i framework pubblici è: “Come il contatore della luce a casa: anche quando non lo usi questo continua a girare e accumula,” rendendo difficile una programmazione finanziaria sostenibile. Un’infrastruttura condivisa permetterebbe una pianificazione finanziaria più stabile e sostenibile, superando le difficoltà legate alla variabilità dei costi tipica dei servizi a consumo.
In chiusura di intervista, Antonio Di Cesare sottolinea che la trasformazione della PA tramite l’Intelligenza Artificiale è un processo multifattoriale. Richiede investimenti infrastrutturali, un forte impegno nel cambiamento culturale e nell’acquisizione di competenze, e soprattutto, una visione strategica che promuova la collaborazione e la creazione di ecosistemi condivisi a livello nazionale ed europeo. Solo così la pubblica amministrazione potrà sfruttare appieno il potenziale dell’IA a beneficio dei cittadini e del Paese.