Datacenter pubblici, le sfide di Piacentini

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I vantaggi della centralizzazione sono il vero punto di partenza per il rilancio del comparto ICT della pubblica amministrazione; la centralizzazione dei servizi, tuttavia, deve essere accompagnata da uno snellimento delle regole tecniche e più in generale da una nuova cornice normativa

7 Ottobre 2016

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Luca Rea, Fondazione Ugo Bordoni

E’ di pochi giorni fa l’intervista rilasciata da Diego Piacentini, da qualche ora incaricato quale nuovo commissario straordinario per il digitale, al quotidiano la Repubblica. Nell’intervista, oltre ad approfondire le motivazioni personali che hanno spinto il manager ad accettare l’incarico, emergono elementi di novità che ci fanno interrogare se questi vanno nella stessa direzione di quanto fin ora operato dall’Agenzia e soprattutto, se le innovazioni paventate possano conciliarsi con la faragginosità della macchina burocratica italiana.

Nel frattempo è stato pubblicato il testo del Codice dell’Amministrazione Digitale che a sua volta sancisce elementi nuovi ma che non trovano ancora seguito nelle regole tecniche delle quali siamo in attesa.

In questo contesto, ancora del tutto in divenire, è ragionevole fare il punto sugli aspetti certi e sulle effettive necessità che le strategie individuate comporteranno per le singole amministrazioni. In particolare, tutti i ragionamenti, compresi quelli sui nuovi servizi previsti dalle PP.AA. per i cittadini, poggiano sul tema della disponibilità e della razionalizzazione dei Data Center.

La nuova tendenza prevista dal CAD, e per certi versi imposta dai tagli previsti nella scorsa legge di stabilità, riguardano l’accorpamento “informatico” delle Pubbliche Amministrazioni; la ristrutturazione degli enti e la costituzione di nuovi (ad es. le città metropolitane), porta alla necessità di definire delle piattaforme comuni accessibili contemporaneamente e nelle stesse modalità da più uffici distribuiti sul territorio. Nello stesso CAD è sancito il principio del Dato Territoriale, superando di fatto il concetto di dato locale, che per molti anni ha obbligato le singole amministrazioni, anche le più piccole, a dotarsi di strutture ICT autonome.

Aggregare, razionalizzare, concentrare, sono concetti semplici che dovrebbero tradursi in efficienza, semplificazione, economie; ma come si fa a rendere concrete queste iniziative?

La prima osservazione che balza agli occhi è che l’accorpamento aumenta in maniera significativa la complessità di gestione; la seconda, forse ancora più importante, è l’indecisione su chi avrà il compito di gestire i dati da tutti i punti di vista. Altri passaggi fondamentali riguardano la pianificazione programmata delle fasi di razionalizzazione del comparto ICT, che impatta sulle infrastrutture oltre che sui servizi: ; se la direzione è quella dell’accorpamento, le infrastrutture non possono che seguire la stessa strada.

Il riuso delle infrastrutture è un tema che va affrontato e che richiede tempo; esistono delle realtà infatti dove non è stato possibile giovare delle economie di scale, dotando la P.A. di sistemi costosi e performanti, per garantire determinate prestazioni ai cittadini, ma che poi nella realtà non sempre vengono sfruttati nel pieno delle loro potenzialità.

In generale la centralizzazione operata dalla P.A. potrà essere realizzata tramite l’adozione dei classici 3 modelli di Cloud Computing: IaaS (Infrastructure as a Service), PaaS (Platform as a Service) e SaaS (Software as a Service); quello che sarà il tema dominante in tali scelte è la centralizzazione del dato, proprio perché i frammenti di informazione mantenuti dalle molteplici Amministrazioni devono confluire in basi di dati centralizzate che avranno un ruolo abilitante nella semplificazione dei processi amministrativi. Lo scopo è quello di individuare un’unica fonte nazionale per ciascun tipo di dato specifico, senza dover rincorrere alle numerose comunicazioni tra uffici e con il vantaggio di diminuire la responsabilità amministrativa del cittadino e degli enti della P.A.

Sul tema dei servizi viene naturale pensare che la centralizzazione passi dall’adozione del Cloud, più precisamente di piattaforme SaaS: più attori possono infatti accedere alla stesso servizio solo tramite la disponibilità di software centralizzati. La garanzia dei servizi parificati sembra in effetti un nodo cruciale del percorso di ammodernamento intrapreso; l’unificazione e la parificazione dei servizi delle diverse realtà territoriali può infatti colmare discrepanze culturali e tecnologiche contribuendo alla crescita del Paese.

Altro aspetto riguarda il tema della Privacy; i dati delle PP.AA. sono infatti soggetti alla tutela da parte del Garante, tuttavia, in questo momento storico bisogna tener conto di quelle che sono le direttive del nuovo regolamento (UE) 2016/679 emanato il 27 aprile 2016 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che sopperisce alla vecchia direttiva 95/46/CE. Sarà quindi necessario rapportare queste nuove regole con l’esigenza di centralizzazione dei dati e individuare delle linee guida per facilitare la fruizione degli stessi tra i soggetti abilitati. Dunque, oltre all’ostacolo fisico (i nuovi CED) ancora tutto da dirimere, e a quello tecnologico (adozione delle piattaforme SaaS interoperabili) va aggiunto la difficoltà di stabilire una cornice normativa adeguata in materia di trattamento dei dati. Ad oggi quando una Amministrazione deve accedere ai dati di un’altra, è necessario che le due parti sottoscrivano una convenzione apposita; in uno scenario in cui tutte le PP.AA. scambiano dati tra loro, appare inverosimile che chi gestisce il dato possa sottoscrive un numero di convezioni pari a tutte le amministrazioni che accedono.

In sintesi i vantaggi della centralizzazione sono molteplici e costituiscono il vero punto di partenza per il rilancio del comparto ICT della pubblica amministrazione; la centralizzazione dei servizi, tuttavia, deve essere accompagnata da uno snellimento delle regole tecniche e più in generale da una nuova cornice normativa. Da questo punto di vista sembra che il nuovo CAD preveda un atteggiamento di apertura alle soluzioni che si stanno formando in ambito europeo e che sono orientate alla completa interoperabilità tra le varie strutture amministrative, nell’inseguimento del principio ‘once only’: la stessa informazione non viene acquisita più volte ed in momenti diversi dalla PA, poiché una volta inserita nelle proprie banche dati costituirà l’informazione ufficiale per tutti gli enti della PA stessa.

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