La proposta del Ministro per la rete in fibra ottica italiana: ecco FiberCo
Dopo sette mesi è arrivata la prima proposta dal Tavolo Romani per la società veicolo che dovrà incaricarsi di realizzare la rete di nuova generazione (NGN) italiana. Il documento è stato reso pubblico ieri, dopo una riunione del Comitato esecutivo per le reti di nuova generazione istituito lo scorso 30 novembre in ottemperanza del Memorandum of Understanding siglato dal ministro Paolo Romani e da Telecom Italia, Vodafone, Wind, H3G, Tiscali, Fastweb, BT e FOS.
23 Giugno 2011
Tommaso Del Lungo
Dopo sette mesi è arrivata la prima proposta dal Tavolo Romani per la società veicolo che dovrà incaricarsi di realizzare la rete di nuova generazione (NGN) italiana. Il documento è stato reso pubblico ieri, dopo una riunione del Comitato esecutivo per le reti di nuova generazione istituito lo scorso 30 novembre in ottemperanza del Memorandum of Understanding siglato dal ministro Paolo Romani e da Telecom Italia, Vodafone, Wind, H3G, Tiscali, Fastweb, BT e FOS.
L’obiettivo è il 50% delle abitazioni collegate alla fibra ottica entro il 2020 con un impegno complementare ai piani di sviluppo dei singoli operatori privati. Con questo biglietto da visita si presenta FiberCo la struttura pensata per realizzare l’infrastruttura di connessione di nuova generazione dell’Italia. Sembrava destinato ad impantanarsi senza trovare una via di uscita il Tavolo di concertazione voluto dal ministro Romani, e invece, a sette mesi dalla firma del Memorandum of understanding tra Ministero ed operatori ecco arrivare FiberCo. Il documento in cui è contenuta la proposta è stato presentato ieri dopo una riunione di circa tre ore che ha visto impegnati tutti i componenti del Tavolo: Ministro, Telecom Italia, Vodafone, Wind, H3G, Tiscali, Fastweb, BT e Fos e, anche se decisamente poco corposo (appena tre pagine), chiarisce bene quali siano le intenzioni del Governo in materia di infrastrutturazione.
La parola chiave della proposta è sussidiarietà. FiberCo infatti non prenderà in considerazione investimenti in aree comunali in cui gli operatori privati abbiano predisposto piani di sviluppo, lasciando, per così dire, campo libero al mercato. Ciò non vuol dire, però, che verranno dimenticati i controlli, sulle aree comunali escluse dall’intervento di FiberCo, infatti, gli operatori dovranno garantire investimenti e copertura, entrambi soggetti a verifica annuale.
Lo switch off
Nella proposta si legge che lo scenario di riferimento è quello dello switch off coatto, ossia la proposta avrà senso solo nel momento in cui tutti gli operatori che aderiranno si impegneranno a “spegnere” la linea di rame a partire da una data prestabilita, e passare sulla nuova rete in fibra. A garantire lo switch off un meccanismo di penali rilevanti (fino a 210 euro per ogni unità immobiliare).
Il capitale
La governance della struttura sarà di natura pubblica, mentre pochissime sono, invece, le informazioni sulla capitalizzazione: dove si troveranno i fondi e come saranno divise le quote azionarie della nuova creatura. Di certo ci sarà un indennizzo a Telecom Italia per l’abbandono della rete in rame, anche se non si sa quanto cospicuo sarà e come verrà calcolato. Una tra le ipotesi, ad esempio, prevede l’opzione di acquisto della stessa FiberCo dopo un periodo di tempo non ben specificato.
Il tema economico sarà, quindi, quello su cui si concentrerà la discussione nei prossimi mesi, sperando che i rapporti di forza in gioco non pregiudichino totalmente l’iniziativa.
“La proposta – recita una nota del ministero – potrà essere ulteriormente integrata dagli operatori nei prossimi giorni, per essere poi portata all’attenzione del ministro Paolo Romani”. Una settimana di tempo dopo la quale gli amministratori delegati delle imprese firmatarie del Memorandum of understanding saranno convocate per una risposta definitiva.
Se il documento fosse accettato così come è oggi, entro i prossimi tre mesi dovrebbe partire una sperimentazione in sei città italiane, scelte per dimensione e disposizione geografica, i cui lavori dovrebbero essere chiusi entro aprile 2012.
Scarica il progetto NGN del Ministero dello Sviluppo Economico