Nuova infrastruttura PA, quali modelli per la collaborazione tra enti

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Per poter costruire la nuova infrastruttura ICT, è necessario non solo investire in progetti di razionalizzazione e consolidamento, ma anche impegnarsi nell’instaurare rapporti di collaborazione utili per agire congiuntamente verso obiettivi comuni. Ad oggi, sono ancora poche le iniziative focalizzate su progetti di respiro nazionale

7 Marzo 2016

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Clara Carnevaletti, Politecnico di Milano

La necessità di un’infrastruttura ICT a carattere strategico-nazionale s’impone oggi con forza per abilitare quella trasformazione che permetterà non solo di razionalizzare, consolidare e modernizzare i sistemi operativi e ridurre i costi, ma anche di ottenere apprezzabili vantaggi sul piano applicativo e funzionale e, in definitiva, di favorire l’interoperabilità e l’informatizzazione delle amministrazioni che ad oggi non dispongono delle risorse e competenze interne necessarie.

La nuova infrastruttura ICT dovrebbe basarsi su una pluralità di principi che promuovono una visione dell’IT “as a Service”: standardizzazione dei servizi, condivisione delle risorse, misurabilità delle prestazioni, flessibilità nell’utilizzo delle risorse.

Oggi, i singoli enti del settore pubblico italiano appaiono più maturi e consapevoli rispetto a qualche anno fa: benché manchi una governance centrale, infatti, le amministrazioni iniziano a realizzare, nel loro piccolo, iniziative interessanti, delineando scenari che puntano all’accentramento dell’erogazione dei servizi, infrastrutturali e applicativi. Tuttavia, la mancanza di una regia centrale e di una strategia indirizzata verso un obiettivo comune amplifica gli effetti delle specificità del nostro territorio, innalzando barriere all’attuazione e diffusione dei servizi condivisi, quali inerzia al cambiamento organizzativo, legislazione complessa, stratificata e conservativa, elevata autonomia locale con una carenza di leadership centrale, frammentazione dei livelli amministrativi, mancanza di linee guida di supporto ed infine limiti infrastrutturali e patrimonio IT obsoleto.

Per poter costruire la nuova infrastruttura ICT, è necessario non solo investire in progetti di razionalizzazione e consolidamento delle risorse IT, ma anche impegnarsi nella creazione di una rete di relazioni al fine di instaurare rapporti di collaborazione utili per agire congiuntamente verso obiettivi comuni. Ad oggi, sono ancora poche le iniziative focalizzate su progetti di respiro nazionale: si rilevano alcuni casi di In-House regionali che, svolgendo un ruolo di aggregatore della domanda, indirizzano iniziative condivise a livello locale, in altri casi, i consorzi di enti locali mettono risorse a fattor comune per accedere a servizi evoluti e razionalizzare i costi, ma la maggior parte dei casi è rappresentata da singoli enti che in modo autonomo realizzano iniziative di revisione infrastrutturale.

Tale approccio estemporaneo porta al raggiungimento di benefici limitati; maggiore valore si otterrebbe, invece, favorendo concretamente l’aggregazione tra enti, che permetterebbe di passare da un approccio decentrato, in cui sono i singoli enti a possedere e dover gestire i server e le applicazioni, a uno coordinato/collaborativo, in cui il Data Center centralizzato diviene il strumento principe per l’erogazione di shared services agli enti locali.

In particolare, in funzione della proprietà del Data Center (privata o pubblica) e dei fruitori dei servizi (privati o enti pubblici) si possono individuare 4 modelli di erogazione di servizi, che seguono un approccio collaborativo :

  • Data Center posseduto da terzi e servizi erogati sia alla PA che a imprese private;
  • Data Center posseduto da terzi e servizi completamente dedicati agli enti della PA;
  • Data Center di proprietà dell’in-house e servizi erogati sia alla PA che a imprese private;
  • Data Center di proprietà dell’in-house e servizi completamente dedicati agli enti della PA.

Più in generale, andando oltre la prospettiva infrastrutturale, considerando le 90 iniziative analizzate realizzate in collaborazione tra enti diversi, è possibile tracciare 4 modelli di collaborazione diversi, distinti in base al tipo di collaborazione (verticale o orizzontale) e alla tipologia di ente (centrale o locale).

Parliamo di collaborazione verticale, laddove un ente fornisce servizi ad enti da esso dipendenti. I casi analizzati mostrano come la maggior parte delle iniziative realizzate in collaborazione verticale siano basate su iniziative dell’ente centrale, poi diffuse nelle sedi locali dell’ente medesimo, in una logica di ottimizzazione interna delle risorse, inizialmente mosse dalla necessità di conseguire risparmi di costo, poi indirizzano la creazione di nuovi servizi.

Parliamo invece di collaborazione orizzontale se due enti tra loro indipendenti mettono risorse a fattor comune per ottenere maggiori benefici. Iniziative di collaborazione orizzontale a livello centrale, che consentirebbero di ottenere un maggior valore aggiunto grazie all’interoperabilità dei sistemi, sono più difficilmente perseguibili dal momento che il coordinamento degli enti centrali necessita quasi sempre di essere demandato ad un ente terzo che ne definisca la normativa e il perimetro di adozione.

Per esemplificare, a livello di Pubblica Amministrazione Centrale , la collaborazione verticale vede la sede centrale dell’Ente svolgere un primo ruolo di aggregazione della domanda e indirizzare iniziative condivise a livello locale, mentre la collaborazione orizzontale si verifica quando enti centrali tra loro indipendenti stringono accordi di partnership avviando azioni congiunte finalizzate al conseguimento di benefici maggiori quali la razionalizzazione delle infrastrutture, il riuso e la standardizzazione.

A livello locale, casi tipici di collaborazione verticale vedono le Regioni porsi come erogatori di servizi fruiti in modalità Cloud dagli enti locali (es. sanità, istruzione sul territorio) attraverso un Data Center di proprietà ed acquisendo beni e servizi ICT con gare ad evidenza pubblica. Si parla invece di collaborazione orizzontale a livello locale tutte le volte che emergono iniziative consortili grazie alla messa in comune di risorse per accedere a servizi evoluti e razionalizzare i costi conseguendo vantaggi di standardizzazione, interoperabilità, riuso e risparmi di tempo nella comunicazione.

Nella costruzione dell’infrastruttura ICT a carattere nazionale-strategico dell’Italia vi è ancora spazio di miglioramento che può essere colmato da politiche di aggregazione e collaborazione, attraverso le quali si instaura tra gli enti una relazione in grado di facilitare il processo decisionale, omogeneizzare le decisioni prese e agire contemporaneamente e con le giuste competenze, sulle tecnologie, per razionalizzare le piattaforme e i servizi applicativi, sui processi, per standardizzare ruoli e processi condivisi e sulla regolamentazione, per adottare standard condivisi.

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