Open Data come servizio territoriale: lo scenario Smart Region

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Con il diffondersi dell’idea di Open Data – che la cosa pubblica amministrazione metta a disposizione le informazioni che detiene – si va allargando pure l’ambito della sua applicazione. Diventano oggetto di accesso libero non soltanto i dati di una determinata amministrazione comunale, ma i dati di altri enti pubblici oppure dei comuni limitrofi. Ad esempio, Il Patto di Ventimiglia, che riunisce 54 comuni intorno alla città di Palermo con obiettivi di sviluppo condivisi, elenca l’Open Data e servizi Smart Cities tra gli obiettivi del Protocollo d’intesa recentemente firmato. C’è un problema però: chi deve gestire l’Open Data per conto di tutti questi Comuni? Ventimiglia di Sicilia, il Comune promotore dell’iniziativa, conta 2,223 abitanti; deve istallare una infrastruttura Smart City o aprire un portale Open Data tutto suo, così come gli altri 53?

22 Settembre 2014

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Jesse Marsh

Con il diffondersi dell’idea di Open Data – che la cosa pubblica amministrazione metta a disposizione le informazioni che detiene – si va allargando pure l’ambito della sua applicazione. Diventano oggetto di accesso libero non soltanto i dati di una determinata amministrazione comunale, ma i dati di altri enti pubblici oppure dei comuni limitrofi. Ad esempio, Il Patto di Ventimiglia, che riunisce 54 comuni intorno alla città di Palermo con obiettivi di sviluppo condivisi, elenca l’Open Data e servizi Smart Cities tra gli obiettivi del Protocollo d’intesa recentemente firmato. C’è un problema però: chi deve gestire l’Open Data per conto di tutti questi Comuni? Ventimiglia di Sicilia, il Comune promotore dell’iniziativa, conta 2,223 abitanti; deve istallare una infrastruttura Smart City o aprire un portale Open Data tutto suo, così come gli altri 53?

Emerge così la necessità di una infrastruttura Cloud a supporto delle applicazioni e servizi Smart City a scala regionale, con l’accesso aperto a tutti i soggetti operanti sul territorio: anziché Smart City, Smart Region. Nella comunità Open Data, ci sono esempi di portali a diverse scale; seppure interessante dal punto di vista del governance, questi però non sono capaci di integrare l’Open Data con altri servizi come piattaforma abilitante per il territorio.

Pochi lo sanno al di fuori della cerchia ristretta dei diretti beneficiari, ma la Commissione Europea da quattro anni sta finanziando (con la bella cifra di quasi mezzo miliardo di Euro) la messa a punto di una infrastruttura che sarebbe perfetto per questo scenario Smart Region. Consta di una rete di connettività e servizi cloud ottenuta dalla federazione dei server più importanti in Europa (e non negli USA nota bene), con in più una serie di Generic Enabler (servizi generici di rete, tutti Open Source) che possono essere messi insieme per una qualsiasi “istanza” o ambito virtuale personalizzato sulle necessità di una specifica applicazione o territorio. CKAN, la piattaforma più diffusa per l’Open Data, è uno tra tanti di questi Generic Enabler, oltre ad un gestore di reti di sensori, servizi comuni di autenticazione e gestione della privacy, ecc.

Dimostrazioni concrete dell’utilità della piattaforma FI-WARE si sono viste allo European Conference on the Future Internet a Monaco di Baviera lo scorso 17-18 settembre. La città di Lisbona ha integrato diverse piattaforme “Human Smart City”, come MyNeighbourhood e Citadel, in FI-WARE che così diventa una piattaforma aperta applicabile a qualsiasi quartiere urbano. A Malaga invece il server CKAN è stato integrato con il gestore di reti di sensori assieme ad un Generic Enabler per la visualizzazione di grosse quantità di dati. La cosa interessante dell’applicazione a Malaga è la capacità di monitorare la posizione degli smartphone, associando ad essa le caratteristiche socio-economiche dell’utente senza mai passare per la sua identificazione, con la rappresentazione soltanto anonimizzato dei dati.

FI-WARE si presenta quindi come una infrastruttura aperta capace di dotare una Regione di connettività, di cloud, e di servizi di base come l’Open Data e oltre: la ricetta ideale per l’attuazione dell’Agenda Digitale. Nonostante questo, non appare nei documenti per la programmazione 2014-2020 (Smart Specialisation e, appunto, Agenda Digitale) quasi da nessuna parte. Questa contraddizione si può spiegare in parte dal fatto che FI-WARE non è ancora del tutto pronto per il lancio commerciale e in parte dalla farraginosità dei regolamenti per i Fondi Strutturali.

Le barriere apparenti però possono in questo caso diventare opportunità, perché lo sviluppo dello scenario Smart Region è una cosa da co-progettare insieme, enti locali e consorzi di ricerca, attraverso la sperimentazione concreta. Le domande che cerano risposte non sono tanto tecniche quanto operative: chi deve assicurare le politiche dei dati per più amministrazioni, chi garantisce qualità del servizio, privacy e sicurezza e l’interoperabilità tra diverse piattaforme e sistemi? Quali sono le opportunità per le PMI che vogliono sviluppare servizi Smart City con una infrastruttura di servizi diffusa in maniera così capillare? Di conseguenza, in che modo dev’essere oggetto di finanziamento pubblico e come devono essere formulati i bandi per l’attuazione di un servizio come FI-WARE?

La programmazione per l’Agenda Digitale, la Smart Specialisation e l’Urban Agenda (PON Metro in Italia) costituiscono il contesto più idoneo per sperimentare lo scenario Smart Region ed esplorare insieme le sue implicazioni sia in termini di operatività sia come motore dello sviluppo territoriale. Ci vorrebbe l’iniziativa di un gruppo di città – anche di piccole o medie dimensioni – e le loro regioni, per sviluppare l’ipotesi e proporre dal basso l’inserimento dello scenario nella programmazione del prossimo ciclo come interpretazione della missione dell’Agenda Digitale. Chi si fa avanti?

Questi temi saranno al centro di molti degli eventi di Smart City Exhibition 2014 (22-24 ottobre a Bologna)

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