Opporsi alle telefonate sgradite? Può essere impresa da Comma 22

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Secondo quanto stabilito dal “Registro delle Opposizioni” – un organismo recentemente istituito con decreto del Presidente della Repubblica – è possibile evitare le intrusioni telefoniche non desiderate, ma solo a patto di essere già inseriti in qualche elenco pubblico. In pratica: per garantirci il diritto alla privacy dobbiamo essere noi stessi a renderla prima accessibile e violabile. Torna in mente il testo di una disposizione bellica diventata culto, in un film americano sulla seconda guerra mondiale di quaranta e passa anni fa…

15 Novembre 2011

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Tiziano Marelli

Articolo FPA

Non so se qualcuno ricorda il film “Comma 22”, pellicola del 1970 del regista Mike Nichols tratta dal romanzo omonimo di Joseph Heller. È una storia singolare, ambientata nella seconda guerra mondiale in una base aerea Usa del Mediterraneo, dove i piloti muoiono a grappoli missione dopo missione per l’incapacità – parecchio criminale – degli ufficiali. Il protagonista, una sorta di pacifista ante-litteram – ma parecchio in ritardo nell’auto-scoprirlo, evidentemente – cerca di farsi esonerare dalle azioni di guerra facendosi passare per matto, ma è intrappolato e inchiodato ai propri doveri proprio da quel fatidico comma, a sua volta estrapolato da un quantomeno fantasioso ma concreto e ineludibile regolamento interno, che recita testualmente così: “Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo”. Un imbuto di testo perfetto nel suo non-senso che risulta difficile da aggirare (come in effetti accadrà, ma a questo punto, per chi non l’ha visto, consiglio la visione del film che, proprio per quell’inciso a metà fra il saggio e il demenziale, è diventato nel tempo un cult assoluto).

Tornando ai giorni nostri, mi è rivenuto in mente proprio il Comma 22 quando ho deciso di affrontare il problema del volermi finalmente opporre alle telefonate indesiderate che sempre più spesso mi arrivano al “fisso” di casa, con tutte le reazioni che ne possono conseguire e che non sempre è facile riportare per iscritto, soprattutto quando capita che a prendere la cornetta sia proprio io, magari dopo una giornata passata a combattere con le avversità quotidiane della vita (chessò: la metro che sciopera improvvisamente, il telefonino scarico perché ho dimenticato di ricaricarlo la mattina, i collegamenti del pc che vanno più lenti di una lumaca appena sveglia…). Siccome, però, in genere mi considero una persona urbana e mediamente gentile, ho pensato che è meglio mettere fine a questo stillicidio di intrusioni telefoniche piuttosto che mettermi io la mordacchia; così sono andato alla ricerca di una soluzione, e ho scoperto che esiste il “Registro delle Opposizioni”, opportunamente istituito con decreto del Presidente della Repubblica (è il n. 178/2010) nel quale si stabilisce che a partire dal 31 gennaio 2011 gli abbonati agli elenchi telefonici pubblici che non vogliono più ricevere chiamate dagli operatori di telemarketing per attività commerciali, promozionali o per il compimento di ricerche di mercato tramite l’uso del telefono, possono “opporsi” alle telefonate indesiderate semplicemente iscrivendosi al registro stesso. Atto naturalmente gratuito, e anche facile da compiere, visto che le modalità sono ben cinque: via web, email, fax, raccomandata o telefono.

Ma qui arriva il bello, perché andando avanti nell’operazione, e dopo aver compilato il questionario apposito, si può anche incappare in questa nota, qualora si rientri nella categoria citata: “Non è possibile procedere con l’operazione richiesta (cioè l’iscrizione, ndr) in quanto la numerazione non risulta presente negli elenchi pubblici aggiornati: si ricorda che il servizio è riservato agli abbonati che hanno dato il consenso all’inserimento della propria utenza negli elenchi pubblici”. In pratica: se si vuole opporsi alla violazione della privacy via intrusione telefonica bisogna essere esposti alla possibilità di intrusione stessa, altrimenti non si ha nessuna possibilità di difendersi. Più ancora terra terra: prima devo espormi, farmi tartassare e, infine, oppormi come da decreto legge, sul quale però non posso contare se prima non mi sono… esposto.

Sarà pur vero che forse non ci sono altre vie possibili per risolvere la situazione, e anche che per essere lasciati in pace bisogna giocoforza mettersi in bella vista e alla luce del sole (sennò che gusto ci sarà mai a romperti le scatole?), ma a me tutta questa storia ricorda proprio l’impossibilità di sottrarsi alle azioni suicide. Della serie, cioè: tentare di rendere le cose semplici sarebbe bello, ma se fossero semplici e basta, che gusto ne ricaverebbe qualche burocrate dolcemente e moderatamente sadico come quelli preposti al pastrocchio qui citato?

 

Sono passati quarant’anni e più, ma lo spirito del Comma 22 è evidentemente ancora vivo e vegeto, con tanto di ammiratori ed esecutori del suo spirito, sempre in missione. Che questa si riveli lesiva o meno della nostra pazienza, poi, dipende solo dalla nostra capacità di sopportazione, oppositori deboli del pensiero assurdo quali da sempre siamo, nella nostra disarmante e vincibile semplicità…

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