Software di “seconda mano”, un’opportunità per le PA: l’analisi di Partners4Innovation

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La Corte di Giustizia dell’Unione Europea dal 2012 riconosce la compravendita di licenze software usate. Ecco ora la guida gratuita che chiarisce, dal punto di vista economico e legale, tale pratica

19 Febbraio 2016

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Redazione FPA

Il mondo del software proprietario vive oggi una vera e propria trasformazione potenzialmente rilevante al pari di altri trend di mercato, come l’open source, il Software as a service e il Cloud Computing. Tutto questo trova origine nell’apertura anche in Italia al mercato del software usato e alla possibilità di estrarre valore dalle immobilizzazioni in software di un’azienda, trasferendole al mercato dei prodotti usati.

Molte sono infatti le aziende che potrebbero cedere un prodotto non più in uso, per effetto di un cambio di sistema informatico, di operazioni straordinarie (come le ristrutturazioni societarie o delocalizzazioni di attività produttive), di procedure concorsuali o semplici cessazioni dell’attività d’impresa, piuttosto che per la semplice necessità di acquistare delle licenze, anche solo per effetto di un “license audit”. Conoscere l’esistenza di questa possibilità e le condizioni alle quali le operazioni di cessione possono avvenire in tutta sicurezza costituisce un’alternativa in più tra le possibili strategie aziendali in materia di approvvigionamento delle risorse informatiche e gestione delle risorse finanziarie.

Già nel luglio del 2012 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea si è espressa sul tema della protezione del software, dichiarando legittima la compravendita di licenze d’uso già possedute da soggetti terzi rispetto al produttore (da qui il termine “usate”). Nello specifico, ha stabilito che l’autore di un programma per elaboratore non può opporsi alla rivendita delle licenze “usate”, ossia già possedute da terzi, affermando il principio che il diritto esclusivo di distribuzione della copia di un programma per elaboratore, coperta da licenza d’uso a tempo indeterminato, si esaurisce con la prima vendita. Ogni successivo acquirente della copia di un software costituisce, quindi, un legittimo acquirente e può installare il prodotto che gli è stato venduto, anche se da un soggetto terzo, edutilizzarlo nei limiti delle condizioni originali di licenza o rivenderlo a propria volta.

E le ricadute per le aziende che decideranno di accedere al mercato del software usato sono decisamente positive:

  • liberare risorse finanziarie attraverso la vendita di prodotti non più utilizzati; risparmiare sull’acquisto di licenze;
  • ottimizzare i flussi di cassa, consentendo il meccanismo della permuta per regolare parte dell’acquisto delle licenze con la cessione di prodotti non più
  • utilizzati; accedere, a parità di costo, a prodotti software di gamma più alta rispetto a quelli alla portata della capacità di spesa del cliente.

A questo link è possibile consultare il white paper redatto da P4I – Partners4Innovation, la società del Gruppo Digital360 che offre servizi di Advisory e Coaching a supporto della Trasformazione Digitale e dell’Innovazione aperta e Imprenditoriale di imprese e Pubbliche Amministrazioni.

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