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Solution Revolution

Lavorando al modello del “Governare con la rete” ci siamo resi conto che la questione centrale per la pubblica amministrazione era individuare il modo migliore per produrre maggior valore possibile, trovandosi di fronte a un problema da risolvere o a un servizio da erogare. Il modello emergente era dunque finalizzato a raggiungere e coinvolgere il non profit e i fornitori, creando e mantenendo la struttura di una rete per la produzione di valore pubblico. La PA era essenzialmente al centro dell’ecosistema, ovvero della rete. La PA era il “convenor”, il soggetto legittimato a convocare, integrare e coordinare: era il grande ombrello. Quello che è cambiato da allora è che spesso ora vediamo organizzazioni, fondazioni e imprese sociali o grandi aziende – Coca cola, Unilever e molte altre – al centro del processo di soluzione del problema. Questo significa che non è più necessariamente il governo, nazionale o locale,  a guidare il processo. Nel keynote “Solution Revolution" numerosi casi in cui organizzazioni diverse dalla PA hanno creato una sorta di ecosistema per risolvere un dato problema.

Intervento di Mauro Bonaretti a FORUM PA 2014

Intervento di Luigi Mastrobuono a FORUM PA 2014

L’innovazione avvicina la politica ai cittadini, ma la tecnologia non basta

Facciamo fatica a innovare. Perché? Nel nostro paese “esiste prima di tutto un problema culturale” ha affermato Debora Serracchiani, Presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia e Vicesegretario del Partito Democratico.

È ormai noto che investire in innovazione tecnologica è una priorità per l’intero Paese. Tuttavia molto spesso i cambiamenti in Italia sono costrizioni imposte da provvedimenti legislativi. Proprio perché questi cambiamenti non si riducano a un mero adempiere a condizioni esterne, c’è bisogno di una maturazione culturale.

Uno dei temi più caldi per il Paese è senza dubbio la formazione digitale. L’attuale disponibilità di tecnologie e strumenti sempre più sofisticati deve necessariamente accordarsi con competenze adeguate, dentro la pubblica amministrazione così come fuori (piccole e medie imprese, etc). I dati sulla alfabetizzazione digitale degli italiani, dentro la PA così come fuori, sono sconcertanti. Come è possibile mantenere alta la competitività di un Paese e sfruttare appieno i vantaggi di queste novità tecnologiche se non crescono di pari passo abilità e conoscenze capaci di interpretarle e guidarle?

Spesso in Italia si sbaglia perché ci si entusiasma anche trascurando la preparazione e l’esperienza, e si tenta di innovare con progetti che troppo frequentemente si rivelano essere degli spot, effimeri e incapaci di attivare reali processi di cambiamento. “Manca un disegno d’insieme con delle lineee guida che vengano utilizzate in modo condiviso, anche a livello nazionale all’interno di tutte le pubbliche amministrazioni”.

Oggi l’innovazione tecnologica ci offre l’opportunità di essere sempre più vicini ai cittadini, e di rispondere in modo più adeguato ai loro bisogni. Tuttavia se l’uso di questi strumenti e le competenze che mettiamo in campo non maturano, le tecnologie in sé non potranno rappresentare un miglioramento né una reale innovazione nell’organizzazione del Paese.

Ridisegnare i servizi dell’Università con gli studenti

Luca Orsino, del gruppo di lavoro del prof. Fabio Giglioni ,Corso di laurea in Scienze dell'amministrazione, racconta il progetto che stanno portando avanti, dal basso e  con approccio collaborativo, per ottenere il ridisegno di alcuni servizi dell'Ateneo.

Dal governo con la rete allo stato partner: favorire la collaborazione e la partnership tra i diversi attori sociali, economici, culturali e istituzionali

Nel panorama della pubblica amministrazione stanno sorgendo nuovi modelli di gestione e policy making. Un fenomeno che al momento è caratterizzato da forte spontaneità e mancanza di visione sistemica, ma che è sintomo evidente di una fortissima vitalità. Città e territori sono diventati fucine di innovazione: dal welfare sussidiario, alla mobilità, dalle soluzioni per la salvaguardia dell’ambiente e la sostenibiltà energetica al ritorno della produzione artigiana attraverso i fab lab, dai social network di prossimità alla gestione innovativa dei beni comuni. Stiamo assistendo alla nascita di un government del futuro e, anche se non sappiamo bene che forma avrà, possiamo creare un quadro di riferimento corerente a livello nazionale per comprenderlo meglio e cercare di portarlo a sistema. Il key note di W.D. Eggers fornirà la cornice attraverso cui si snoderà il dibattito.

Dalla didattica alla pratica: il rilancio dell’Università come comunità di studiosi

Nel suo intervento, Fabio Gigilioni presenta l'approccio e el finalità  della sperimentazione portata avanti con i suoi studenti all'Università La Sapienza di Roma, corso Scienze dell'amministrazione. L'obiettivo è passare dalla didattica alla pratica, disegnando insieme agli studenti il processo che porta dall'individuazione dei problemi avvertiti come prioritari alla loro risoluzione.

Rigenerazione urbana – un percorso partecipato

Cluadio Gnessi presenta CantiereImpero, un progetto del Comitato di Quartiere Tor Pignattara di Roma. Il Comitato di ha elaborato un modello di percorso partecipato per la rigenerazione urbana indipendentemente dalla proprietà del bene oggetto di progettazione. La proposta prevede un approccio che fonde la progettazione partecipata classica con le pratiche di democrazia diretta e approda alla creazione di un contratto di rete fra i protagonisti dell’azione. Il modello è stato applicato alla rigenerazione urbana dell'ex Cinema Impero, struttura di proprietà privata e chiusa da oltre 30 anni.

Oltre il Welfare State – Soluzioni di secondo welfare

Le imprese a impatto sociale e un nuovo modello di sviluppo sostenibile per l’Europa

L’innovazione sociale consiste in nuovi prodotti, servizi e modelli che simultaneamente rispondono a bisogni e sfide sociali e creano nuove relazioni e collaborazioni.

Un’applicazione di particolare interesse dell’innovazione sociale è costituita dalle imprese sociali – spesso come occasione di convergenza e collaborazione tra gli interessi pubblici, privati e del terzo settore.

Il valore aggiunto rispetto a un'impresa tradizionale sta nel tentativo di produrre servizi ad alto contenuto relazionale, nel cercare di fare "rete" con esperienze del terzo settore, nel produrre esternalità positive per la comunità.

Lo scenario è quello di un’Europa dove l’economia sociale vale già il 10% del Pil, conta 11 milioni di lavoratori, e punta sull’impresa sociale come volano di sviluppo sostenibile, provando a creare un contesto per attirare buoni capitali privati, nuova occupazione e un nuovo modello di sviluppo per le nostre società.  

Ri-generare le istituzioni: la sfida della co-produzione

Nel  keynote che ha aperto l’incontro “Coinvolgere i cittadini e cocreare soluzioni. Modelli ed esperienze a confronto”, Paolo Venturi direttore di Aiccon (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit) ha descritto un nuovo paradigma che supera una visione di sviluppo prevalentemente duale (produttore – consumatore) a favore di un vero e proprio sviluppo plurale, che già nella produzione tiene insieme il livello istituzionale, economico e sociale. La chiave del nuovo paradigma è la relazione.

"L’innovazione accade, non si può prevedere". Inizia così il discorso di Paolo Venturi. Non essendo prevedibile, né pianificabile, la si può solo osservare: proprio per questo motivo la narrazione dell’innovazione è oggi tanto più importante. Il racconto rappresenta infatti l’unica chance per farla conoscere e quindi, potenzialmente, diffonderla.

Saper innovare non è una questione di technicality, ma è piuttosto un modo diverso di guardare le cose. La difficoltà di innovare è quindi strettamente legata "all’incapacità di assumere una diversa prospettiva rispetto ai problemi". Saper indossare punti di vista diversi è il presupposto essenziale per poterla coltivare.

I tempi ci suggeriscono che per poter intraprendere un sentiero di crescita reale è necessaria un’innovazione radicale anche e soprattutto nei modelli di funzionamento delle istituzioni. E citando l’economista D. North, Venturi aggiunge: "Il cambiamento istituzionale influenza l’evoluzione della società nel tempo, ed è la chiave di volta per comprendere la storia".

Molti cambiamenti sono già in corso: tra tutti la trasformazione del ruolo della società civile nei meccanismi di produzione di beni e servizi è senz’altro il più importante. Coinvolgere e aprirsi alla partecipazione della cittadinanza è oltretutto un’opportunità unica per far fruttare al meglio la spesa pubblica.

Sempre più con forza il co-protagonismo della società civile si impone come ingrediente essenziale per innescare processi di produzione di bene pubblico così come per definire nuovi modelli di sviluppo economico. L’innovazione sta andando verso strade che prevedono un aumento sempre maggiore della partecipazione attiva della cittadinanza nel co-produrre e co-creare servizi e soluzioni. Secondo questo nuovo paradigma co-produttivo "la produzione di valore si attiva solo attraverso meccanismi di collaborazione".

Nuovi civismi, reti e connettori per una democrazia aumentata

Con l’esplosione dei mezzi di comunicazione digitali ognuno ha un “potenziale civico” che può influenzare sfera pubblica e governo, scavalcando i rigidi schemi dell’attuale democrazia rappresentativa, che purtroppo sta vivendo un periodo di crisi e sofferenza.

Nuove pratiche di interazione con la vita amministrativa, sia a livello locale che nazionale, stanno dimostrando come trasparenza, partecipazione e accountability possono essere rimodellati attraverso nuovi approcci resi possibili da strumenti digitali: la co-scrittura e la co-proposta di leggi, o addirittura di una Costituzione, come suggerisce il caso Islandese; la trasparenza sociale resa possibile da applicazioni di crowdsourcing che permettono una segnalazione condivisa di casi di frode, corruzione o voto falsato; la migliore accountability di governi e rappresentanti grazie a open data o segnalazioni provenienti da cittadini.

Tutte queste novità richiedono una concentrazione maggiore su come si promuovono e si potenziano questi civismi in favore di un miglioramento nella percezione e nella sostanza del sofferente esercizio della democrazia.