Far funzionare meglio la città con l’aiuto di tutti. #Smartgov Chicago – Roma

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A Chicago hanno messo su una strategia social che ne fa una delle città in lizza per il titolo di "smartest city on Earth". Trasparenza, apertura e collaborazione sono le parole chiave. Cosa, come e perché può essere trasferito e rielaborato dalle città del Bel Paese? La scorsa settimana Kevin Hauswirth e la strategia social dell’amministrazione di Chicago hanno fatto il giro dell’Italia, tra Milano e Roma. Venerdì mattina – nella tappa romana co-organizzata da Ambasciata Americana e FORUM PA – con una cinquantina tra esperti, attivisti e funzionari pubblici italiani abbiamo ascoltato il (giovanissimo) Social Media Director del sindaco Emanuel.  Appurata tutta la coolness che contraddistingue Chicago abbiamo fatto a Kevin qualche domanda.. Andiamo per (s)punti.

26 Febbraio 2013

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Chiara Buongiovanni

La scorsa settimana Kevin Hauswirth e la strategia social dell’amministrazione di Chicago hanno fatto il giro dell’Italia, tra Milano e Roma. Venerdì mattina, nella tappa romana – co-organizzata da Ambasciata Americana e FORUM PA – con una cinquantina tra esperti, attivisti e funzionari pubblici italiani abbiamo ascoltato il (giovanissimo) Social Media Director del sindaco Emanuel e gli abbiamo fatto qualche domanda. Appurata tutta la coolness che contraddistingue Chicago in materia, la questione è capire cosa, come e perché può essere trasferito e rielaborato dalle realtà, cittadine e non solo, di casa nostra. Andiamo per (s)punti.

 

Chicago Digital
Chicago Digital è la porta di ingresso all’amministrazione aperta di Chicago, un digital hub per accedere con facilità e immediatezza a info, dati e materiali per lo sviluppo di app o di iniziative social. Dai dataset rilasciati su Github alle mappe del crimine  e delle ispezioni nei ristoranti (Food inspections) ai dati di bilancio resi più accessibili e chiari attraverso visualizzazioni immediate; dal Catalogo delle Civic Data Apps fino a quelle che possono considerarsi le pagine bianche della PA social a Chicago (City Accounts),  passando alla piattaforma collaborativa Chicago Shovels e alla gestione integrata del numero 311 per le segnalazioni  di “non-emergenza” da parte dei cittadini:

(da "Italy talks" by Kevin Hauswirth, Social Media Director City of Chicago)

 
 

#Smartgov #Chicago
La visione che c’è dietro la strategia “digitale” di Chicago è, a sua volta, dentro una strategia più ampia che mira ad allargare le maglie dell’amministrazione pubblica. Sotto la guida del Sindaco Rahm Emanuel, nella Capitale dell’Illinois si lavora per coinvolgere quanto più possibile i cittadini nei processi decisionali, intercettando le conversazioni che già sono attive, on line e off line, nella società e portandole “dentro” i processi di definizione delle politiche. L’obiettivo è individuare e attivare soluzioni che facciano sì che la città funzioni meglio. Non a caso, Mashable titola il recentissimo articolo dedicato alla strategia tech della città “Chicago wants to be the smartest city on Earth”.
Chicago Digital, dunque, è la piattaforma on line che abilita le 5 dimensioni della città smart nella visione dell’amministrazione Emanuel:

 



(da "Italy talks" by Kevin Hauswirth, Social Media Director City of Chicago)

 

 

Catching up with the People
E’ evidente che i social media sono uno strumento imprescindibile. “I social media – afferma Kevin in una intervista rilasciata durante la Social Media Week italiana – hanno decisamente amplificato le modalità attraverso cui l’amministrazione può coinvolgere i cittadini”. E aprono una nuova responsabilità per le amministrazioni. "La responsabilità – sostiene Kevin – di stare al passo con le persone, intercettando le conversazioni esistenti e amplificandole, facendo in modo che quello che succede nel palazzo di governo sia trasferito/tradotto all’esterno, per le persone".

Social, ma non solo
Si tratta dunque di costruire una amministrazione digitale finalizzata allo scopo, quello ben sintetizzato nel titolo dell’incontro “Empowering citizens through digital media”. Per fare questo – spiega Kevin – non si può fare a meno di tre figure:

  • Chief Data Officer
  • Chief Tech Officer 
  • Social Media Director

Nel modello di Chicago, infatti, i social media integrano un lavoro di squadra importante, basata su una visione di tecnologia al completo servizio di trasparenza e accountability del governo cittadino. Grandi protagonisti non possono che essere i dati aperti.

Dati: born to be free
A sintetizzare l’essenza dell’open data in questi termini, in realtà, non è Kevin (a hard die Chicagoan, come lui stesso di definisce) ma Giovanni Menduni, fiorentino. L’open data nel modello presentato dal Drettore Social Media di Chicago presuppone che i dati non siano rilasciati in formato open, ma nascano già pronti al riuso. Dunque questo presuppone la disponibilità “tecnica” del dato, ma anche la facilità di accesso.  

Prima “il panino”, poi “il panino su twitter”
La comunicazione social aiuta a trovare soluzioni efficaci, efficienti, condivise. Ma una cosa è chiara. A nessuna latitudine del cosmo la comunicazione, per quanto social, fa miracoli,.La gestione e la valutazione della comunicazione sui canali social deve tener conto dell’”oggetto” della comunicazione, che rimane il “servizio” o il “processo” della pubblica amministrazione.
In chiusura, Kevin sintetizza: “Se vendi panini e su twitter le persone scrivono che i tuoi panini fanno schifo, una cosa devi averla ben chiara: non hai un problema su twitter. Hai un problema sui panini”.

Visto da dentro – #ask kevin
Sono arrivate a Kevin una serie di domande da persone che lavorano, a vario titolo, nella PA. Alcune particolarmente interessanti quando messe in relazione con le risposte di Kevin: le sue risposte semplici e logiche illuminano con immediatezza la complessità organizzativa e la cultura opaca che ancora, ahimé, vanno per la magggiore nella nostra amministrazione e che rallentano strutturalmente la messa in moto di un paradigma di amministrazione profondamente social, come quello di Chicago.


              risponde Kevin:

 

            risponde Kevin:

   

Italiani, smart people…
Al novembre 2012, in Italia possedeva un account Twitter quasi una Regione su due, più di una Provincia su tre, meno di tre Comuni ogni cento. La ricerca curata e pubblicata da Giovanni Arata lo scorso autunno rilevava che le amministrazioni italiane usano twitter prevalentemente come un’estensione digitale dello sportello fisico. L’88% delle antenne pubbliche, infatti, ricorre al canale Twitter per condividere informazioni di pubblica utilità, l’80% per segnalare eventi e il 45% per dare aggiornamenti su bandi e altra documentazione di pubblico rilievo. Nel 40,5% dei casi la timeline di Twitter dei profili pubblici esaminati viene aggiornata attraverso contenuti importati in maniera automatica dal sito ufficiale dell’ente, dalla pagina Facebook o da altri social media.

La nuova Ricerca con gli aggiornamenti sulle PA che cinguettano, condotta da Giovanni Arata, in collaborazione con Globemeter sarà presentata il prossimo 6 marzo a Torino, ma intanto dall’incontro di venerdì scorso arriva un dato “live”, in realtà molto interessante. Arriva dall’intervento di Luigi di Gregorio, Direttore Comunicazione di Roma Capitale, che dice: "A Roma Capitale abbiamo un profilo twitter che ha registrato 10.000 follower in un anno e un contact center che raccoglie 10.000 telefonate al giorno".

La domanda in sala nasce spontanea: "cosa si può fare per rendere i cittadini stessi più smart di quanto già mediamente non siano?"
Risponde Kevin: “Nessuno può rendere i cittadini più smart: possiamo rendere le informazioni disponibili. Noi diamo  il libro, ma non possiamo obbligare a leggerlo”.

Così ritorniamo al punto di partenza di ogni riflessione sul tormentone dello status-smart che investe ormai qualsiasi oggetto – soggetto dei discorsi sull’innovazione: non esiste solo la prospettiva quantitativa nel considerare l’“intelligenza” di una città e dei suoi cittadini, ma anche una dimensione “qualitativa”. Qualcuno venerdì tweettava…

 

 

 

Per cominiciare, potremmo partire dal racconto di Kevin, che aveva cominicato così.
Nel definire una stategia social dobbiamo:

  • adottare un approccio imprenditoriale, partendo da ciò che abbiamo
  • considerare come usiamo i social media per acquisire informazioni e poi come li usiamo per risolvere problemi
  • usare i principi social nella vita quotidiana all’interno della PA

   

 

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