L’Inps investigatrice per una giusta causa. Anzi, per almeno 120mila

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Contenziosi economici spesso ridicoli (anche di pochi euro) che però hanno provocato conti legali salatissimi: anche fino a 300 milioni di euro all’anno pagati dal nostro Istituto di previdenza (e quindi da noi). La metà dei processi risultano concentrati in sei tribunali, e solo a Foggia sono state 120mila le denunce nel 2010. Da qui, grazie alla segnalazione di un dipendente fatta direttamente al presidente Mastrapasqua, è partita un’indagine che ha smascherato una truffa colossale. E intanto fioccano i riconoscimenti al “nuovo corso”…

7 Giugno 2011

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Tiziano Marelli

Articolo FPA

Stupefacente e assolutamente sconcertante l’editoriale che Mario Pirani, su Repubblica – lo scorso lunedì 23 maggio – ha dedicato alla (questo il titolo) “Caccia ai serial killer annidati nell’Inps”, analisi frutto di uno scambio di idee tra il quasi neo-presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua e un alto magistrato della Cassazione, Giovanni Salvi. Leggendolo si scoprono molte cose. Prima di tutto che l’Italia vanta il maggior numero di controversie in materia civile per abitante di ogni altro Paese, e che solo tre enti nazionali (Inps, Inail e Poste) formano più del 50% del contenzioso in materia di lavoro. Quello che però più sorprende – e qui sta il nocciolo dell’articolo – è il “lucro” che se ne consegue a danno del nostro Istituto di previdenza, impegnato spesso in contenziosi di pochi euro (anche 5 o 10), ma con spese legali che si riversano a suo carico che vanno dai 600 ai 1000 per causa. Così, il totale del danno (tutto, a ben guardare, scucito di tasca nostra) ammonta a ben 300 milioni di euro all’anno, cifra che risulta concentrata per la metà dei casi in sole sei sedi di tribunale: nell’ordine, Foggia, Napoli, Bari, Roma, Lecce e Taranto.

Pirani spiega che, come in ogni thriller che si rispetti, la scoperta delle malversazioni è partita da un primo caso singolo: un funzionario di una sede pugliese che scrive direttamente a Mastrapasqua denunciando le anomalie che culminano in 120mila cause intentate a Foggia nel 2010. Il presidente dell’istituto si precipita letteralmente sul posto, capisce al volo la veridicità della “soffiata”, mette a capo dell’avvocatura locale una legale di fiducia trasferendola da Cagliari (e poi, appena la situazione si dipana, la sposta a Roma: troppe le minacce, anche di morte, che le sono arrivate) e stabilisce una stretta collaborazione con la Procura e il Tribunale. In breve si riesce a mettere nero su bianco denunce, avviare inchieste, spiccare mandati e arresti. Come prima conseguenza 17.000 cause vengono spontaneamente ritirate, e anche il 2011 comincia in maniera ben diversa, visto che rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nel capoluogo pugliese, i ricorsi contro l’Inps sono scesi da 26.798 a 2.971: quasi nove decimi in meno. In pratica, si è scoperto che le cause intentate erano in grandissima parte farlocche, e servivano solo ad ingrassare gli studi legali convenzionati con l’Inps, che evidentemente intendevano continuare a… circonvenzionarla come si fa con un incapace anche se adesso non intende esserlo più, e proprio la truffa prontamente smascherata sta lì a dimostrarlo. Pirani scrive anche che “La serialità risulta in genere specializzata”; quindi, se Foggia privilegia(va) l’agricoltura (in quel tribunale si sentenzia il 60% di cause nazionali intentate per sostegno al reddito agricolo: sono 46mila i braccianti del posto, molti dei quali si è appurato essere fasulli), “Napoli si concentra invece sull’invalidità civile, ma la modalità è sempre la stessa: decine di migliaia di cause in fotocopia per quattro soldi, ma con alte spese legali”. E anche su questo fronte, naturalmente, le indagini stanno andando avanti.

L’attivismo dell’Inps nell’occasione è valsa la citazione che il Procuratore Generale della Cassazione, nella sua relazione annuale, ha voluto definire come una valida collaborazione che è stata capace di trasformarsi in “una vera riforma, nei fatti e nei risultati”. E solo due giorni dopo l’uscita dell’articolo è arrivato un altro riconoscimento sui cambiamenti in atto all’Istituto, e a metterlo nero su bianco in una dichiarazione ufficiale è stato il ministro Brunetta: “Quello che ancora fino a poco tempo fa veniva additato dall’opinione pubblica come una sorta di baraccone ingovernabile, è ormai diventato la best practice per eccellenza nell’ambito della mia riforma per una Pubblica Amministrazione moderna, efficiente, trasparente e in grado di soddisfare al meglio le esigenze del cittadino-cliente”.

Capace finalmente anche di “sporcarsi le mani”, aggiungiamo noi, invece che voltare in tutta fretta la faccia dall’altra parte e turarsi il naso appena si avverte nell’aria puzza di bruciato e di marcio. Come troppo spesso si è fatto – e ancora purtroppo senz’altro si fa – in molte situazioni, per triste abitudine e pessima consuetudine nazionale. Che qualcosa stia cambiando, però, comincia forse ad essere evidente. E ne sanno senz’altro qualcosa quegli avvocati sbugiardati dalle parti di Foggia, adesso strenuamente impegnati nella difesa di loro stessi, e alla fine anche costretti a subire lo scorno di mandare il conto delle spese legali al proprio indirizzo. Quasi come se si trattasse di una sorta di contrappasso, addirittura “proverbiale”: chi di previdenza (sociale) colpisce… 

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