Riforma PA

Oltre 1 italiano su 4 non ha mai sentito parlare del PNRR: i risultati dell’Osservatorio PA di FPA – seconda edizione

Osservatorio PA 2021: la PA di fronte alle sfide dell'innovazione
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Per il 43% degli italiani la comunicazione sul PNRR è stata insufficiente. Per l’80% la digitalizzazione della PA produce benefici per cittadini e imprese. Otto su 10 hanno utilizzato i servizi digitali tramite SPID, CIE o appIO, ma il 41% avrebbe bisogno di un corso di formazione. Semplificazione, nuove assunzioni e digitalizzazione della macchina pubblica sono le 3 priorità per la PA secondo i cittadini. Per metà degli italiani lo smart working è un’opportunità per migliorare l’efficienza della PA, solo 1 su 3 lo considera un rischio. Ecco i risultati della seconda edizione dell’Osservatorio PA “La Pubblica Amministrazione di fronte alle sfide dell’innovazione”, realizzato da FPA in collaborazione con l’Istituto Piepoli

21 Dicembre 2021

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Redazione FPA

Osservatorio PA 2021: la PA di fronte alle sfide dell'innovazione

Nonostante sia al centro del dibattito nazionale, ben il 28% degli italiani non conosce il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) nemmeno per sentito dire. Un fenomeno diffuso soprattutto tra le donne (35%) e i giovani nella fascia d’età tra i 18 e i 34 anni (35%). E per il 43% dei cittadini la comunicazione da parte delle istituzioni è stata insufficiente e poco chiara, solo un italiano su 10 ritiene che il PNRR sia stato spiegato in modo efficace, con trasparenza e chiarezza. È quanto emerge dalla seconda edizione dell’Osservatorio PA “La Pubblica Amministrazione di fronte alle sfide dell’innovazione”, realizzato da FPA, in collaborazione con l’Istituto Piepoli attraverso un’indagine demoscopica condotta su un campione di 1.023 persone, rappresentativo della popolazione italiana.

Chi conosce i contenuti del PNRR, però, riconosce il ruolo della Pubblica Amministrazione come soggetto attuatore e insieme destinatario degli interventi di ammodernamento. Le priorità per la PA, secondo gli italiani sono innanzitutto la semplificazione delle procedure amministrative (soprattutto tra i meno giovani), poi nuove assunzioni e digitalizzazione della macchina pubblica. Lo smart working nella PA è considerato un’opportunità dal 49% degli italiani, un rischio solo da uno su tre, ma la fiducia è in calo di 6 punti rispetto al 2020. La spinta del Governo verso il ritorno al lavoro in presenza, secondo il 43% degli intervistati, è dovuta alla preoccupazione di non riuscire a garantire ai cittadini servizi di qualità adeguata.

Si evidenzia un vero e proprio plebiscito per il digitale: secondo l’80% degli italiani la digitalizzazione della PA produce benefici per cittadini e imprese, il 32% ritiene che la PA abbia effettivamente fatto passi in avanti nell’ultimo anno, mentre solo il 13% la vede ancora poco innovativa. Anche grazie alla spinta del green pass, nell’ultimo anno otto italiani su dieci hanno utilizzato almeno una volta i servizi digitali della PA tramite strumenti come SPID, CIE o appIO, ma la maggior parte lo fa ancora sporadicamente e il 41% dichiara che avrebbe bisogno di un corso di formazione per potervi accedere. Quel che spaventa del digitale è soprattutto il rischio frodi e il timore che un problema informatico possa impedire di ottenere un servizio.

“Questa indagine conferma che dobbiamo lavorare ancora su tanti aspetti, affinché la PA sia davvero in grado di ricoprire il ruolo di motore della ripresa che il PNRR le assegna – commenta Gianni Dominici, Direttore generale di FPA –. Anche nella percezione di cittadini e imprese, infatti, la PA appare spesso come un soggetto lontano, che non comunica bene obiettivi e servizi, poco innovativo rispetto alle aspettative. Viene vista ancora, nella maggior parte dei casi, semplicemente come soggetto attuatore di indicazioni che arrivano dall’alto. Una visione che appare supportata dai fatti: restando sul PNRR, ad esempio, la sensazione è che le amministrazioni che saranno chiamate ad attuare le diverse linee di intervento non abbiano avuto modo di confrontarsi rispetto a quanto previsto dal Piano. Un approccio top-down comprensibile, date le strette scadenze poste per l’approvazione, ma che rischia di scontare ancora una volta un debito di conoscenza sullo stato reale dell’amministrazione pubblica italiana”.

La conoscenza del PNRR

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è conosciuto principalmente dagli uomini (79%), dagli over 55 (75%) e dai cittadini residenti nell’Italia nord-orientale (77%). Solo il 13% degli intervistati ritiene che l’attività di comunicazione del PNRR sia stata svolta con chiarezza e trasparenza. La maggior parte, il 44%, pensa sia sufficiente ma migliorabile, il 43% la considera insufficiente, ritenendo necessaria una forte campagna per sensibilizzare i cittadini. Nonostante i meno giovani siano i più informati, questi sono anche quelli più convinti della scarsa qualità delle informazioni divulgate in merito al PNNR.

Il ruolo della PA

Tra gli interventi di ammodernamento della PA, il principale per il 40% degli italiani è la semplificazione dei processi amministrativi per cittadini e imprese, in particolare gli over 55 (48%), gli abitanti dell’area Nord Ovest (50%) e gli uomini (43%). Al secondo posto, le assunzioni e la revisione delle procedure concorsuali, per favorire l’ingresso di nuovi talenti (28%), poi la digitalizzazione della PA (19%) e la formazione dei dipendenti per lo sviluppo di nuove competenze (13%).

Lo smart working

È considerato un’opportunità per un’amministrazione più efficiente e moderna dal 49% della popolazione. I meno convinti sono gli over 55, che raggiungono comunque il 43%. Il 32% degli italiani ritiene, invece, che il lavoro agile nella PA possa facilitare i comportamenti opportunistici e l’assenteismo, mentre il 19% lo ritiene ininfluente. Negli ultimi mesi il Governo ha comunque spinto per un ritorno al lavoro in presenza; secondo la maggior parte degli italiani (43%) dietro questa scelta c’è il timore di non riuscire a garantire servizi di pari qualità al cittadino. Ne sono convinti soprattutto gli intervistati della fascia 18-34 e del centro Italia. Il 36%, invece, è convinto che il motivo sia legato all’impossibilità di controllare in modo diretto l’operato dei dipendenti.

La digitalizzazione della PA

Per l’80% degli italiani la digitalizzazione nella Pubblica Amministrazione ha apportato benefici. Per il 34% i vantaggi introdotti sono stati molti, per il 46% abbastanza e per il 14% pochi. Solo il 2% afferma che non ci sia stato nessun beneficio, mentre il 4% non ha un’opinione al riguardo.

Si diffonde l’utilizzo dei servizi digitali della PA tramite strumenti come SPID, CIE o appIO: 3 italiani su 4 (l’86%) li hanno utilizzati almeno una volta nell’ultimo anno, il 34% da 2 a 5 volte, il 24% una volta sola, il 9% da 6 a 15 volte, il 6% oltre 15 volte, il 27% mai. I servizi digitali più utilizzati sono stati quelli dedicati al green pass (59%), altri servizi di INPS e Agenzia delle entrate (49%) e il cashback (38%). I segmenti “più digitali” della popolazione sono gli uomini, la fascia 18-54 anni e la popolazione del Nord Est.

Nonostante una maggiore digitalizzazione, quasi metà degli italiani (47%) ritiene che rispetto ad un anno fa la PA sia cambiata poco: i servizi pubblici hanno lo stesso livello di efficienza sia online che in presenza. Il 32%, invece, la considera più digitale e innovativa. Sono ancora molti gli italiani che guardano alla digitalizzazione dei servizi con diffidenza: il 36% teme di non poter ricevere supporto tempestivo in caso di imprevisti durante la fruizione online, soprattutto gli over 54 (42%) e gli abitanti del Nord Est (43%). Il 29% teme di essere vittima di frodi.

E una buona parte degli intervistati dichiara che avrebbe bisogno di un corso di formazione per accedere ai servizi digitali della PA in modo più sicuro (41%). Il digitale viene comunque percepito come una priorità: 8 italiani su 10 considerano fondamentali gli investimenti nelle infrastrutture di rete per innovare il Paese, l’86% afferma che il Governo dovrebbe investire nella formazione digitale dei dipendenti pubblici.

Le città dopo l’emergenza

La qualità della vita delle città non sembra essere ancora promossa. Solo per il 18% degli italiani, il luogo in cui vive dopo l’emergenza è migliorato, diventando più vivibile e sostenibile. Per il 44% la propria città è tornata quella di prima, per il 31% è cambiata in peggio, più caotica e in crisi economica.

L’indagine è scaricabile gratuitamente previa registrazione

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