Riforma appalti, più controllo ai cittadini: la proposta di Cittadinanzattiva

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Il dibattito pubblico diventa obbligatorio per grandi opere infrastrutturali aventi impatto rilevante sull’ambiente, sulle città e sull’assetto del territorio, non è però vincolante il parere della comunità locale, che sarà anche oggetto di valutazione a progetto definito

22 Marzo 2016

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Isabella Mori, Cittadinanzattiva

Semplificazione, trasparenza, lotta alla corruzione e qualità sono i cardini delle nuove norme che riformano il Codice degli appalti. Tali norme, approvate con schema di decreto preliminare dal Consiglio dei ministri nella seduta del 3 marzo scorso, introducono significative novità in tutta la disciplina degli appalti. Anche se non basta una legge per eliminare il fenomeno della corruzione e delle infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti, ambito nel quale tali fenomeni sono radicati da anni, le nuove norme hanno, tuttavia, il grande merito di rendere le procedure più snelle, meno farraginose e di permettere controlli più dettagliati. L’obiettivo principale del riordino della normativa, almeno nelle intenzioni dichiarate dal legislatore, è quello di rendere il sistema dei lavori pubblici e delle concessioni nel nostro paese finalmente all’altezza degli altri paesi europei. Fino ad ora la materia degli appalti pubblici ha avuto un assetto normativo molto articolato ed eterogeneo, la pluralità e la stratificazione delle fonti normative che si sono succedute nel tempo, la complessità delle procedure, il numero eccessivo dei passaggi burocratici non hanno fatto altro che rendere ancora più fertile il settore degli appalti alla corruzione e alle infiltrazioni mafiose.

Potenzialmente, più sono i passaggi della macchina amministrativa più si allargano le “maglie” del sistema e più è difficile il controllo. Una legge come questa accompagnata dalle norme sulla trasparenza previste nel decreto legislativo 33/2013 (oggetto di revisione nella riforma Madia) può favorire la trasparenza e la prevenzione della corruzione e dunque contrastare i fenomeni corruttivi ancor prima che si verifichino, la prevenzione della corruzione è infatti la vera sfida da mettere in campo. Cittadinanzattiva, da sempre impegnata in campagne per la maggiore trasparenza degli appalti in diversi settori come quello delle mense scolastiche e ospedaliere, così come per la trasparenza nella gestione del sistema di accoglienza dei richiedenti asilo (con la recente campagna “Incastrati”), non può che accogliere in maniera positiva il nuovo Codice. Tuttavia, ci saremmo aspettati scelte più coraggiose da parte del legislatore soprattutto in punti nevralgici della riforma. In particolare ci riferiamo al ruolo che all’interno della norme viene “riservato” ai cittadini. Si prevede l’introduzione del dibattito pubblico che diventa obbligatorio per grandi opere infrastrutturali aventi impatto rilevante sull’ambiente, sulle città e sull’assetto del territorio. Ci saremmo aspettati che fosse dato maggiore rilievo al parere delle comunità locali che, invece, si precisa, non è vincolante e dovrà essere valutato in fase di definizione del progetto definitivo. Ci chiediamo in che modo sarà valutato? E quale sarà il peso reale di questo dibattito? Ci sembra in questo caso, come in quello del baratto amministrativo che pur è inserito nel Codice, che ancora una volta ai cittadini venga riservato un ruolo da “semplici comparse”, soggetti ai quali dall’alto è “concesso” di poter partecipare al dibattito o ai quali sono concessi “sgravi fiscali” a fronte di un lavoro svolto utile per la comunità.

Riteniamo che la presenza dei cittadini debba essere rafforzata nelle varie fasi del procedimento a monte e non a valle dei processi. Una maggiore trasparenza in tutte le fasi del procedimento, infatti, oltre ad agevolare l’attività di vigilanza da parte delle istituzioni preposte al controllo della regolarità degli affidamenti, permette anche un controllo diffuso sui singoli atti, da parte dei concorrenti che si ritengono ingiustamente esclusi o penalizzati dalla procedura adottata e dei singoli cittadini che possono verificare come le amministrazioni spendono le risorse pubbliche loro affidate. La presenza dei cittadini e delle loro rappresentanze dovrebbe essere formalizzata già nella fase dei consulti tecnici pubblici o esternalizzati. Proponiamo, dunque, che si formalizzi la presenza dei cittadini sin dalle prime fasi del procedimento , a partire dalle verifiche sull’effettiva utilità dell’opera, le verifiche di trasparenza da parte dei cittadini dovrebbero poi proseguire durante la realizzazione dell’opera e terminare con la verifica dell’effettivo completamento a regola d’arte dell’opera stessa e della sua effettiva fruibilità. Il parere dei cittadini, dovrebbe essere sempre reso pubblico e ne dovrebbe rimanere traccia anche se, chiaramente la decisione ultima spetta all’amministrazione. Non ci piace neanche il sistema degli affidamenti, la riforma, prevede, infatti, che per gli affidamenti tra i 40mila e i 150mila euro si potrà ricorrere alla procedura negoziata. Invece, tra 150mila e un milione di euro, sarà possibile la trattativa privata, consultando prima almeno 10 operatori. Ci sembra che in questo modo si torni a far ricorso a procedure “in deroga” alle norme generali e si creeranno condizioni che in qualche modo favoriranno una maggiore “opacità” negli affidamenti.

Permane il rischio concreto di favorire un sottobosco di relazioni e potentati locali, sia pure all’interno di un sistema più snello dei centri di gestione appalti, le cosiddette stazioni appaltanti. Riteniamo che la cultura della legalità e la lotta alla corruzione possano avere qualche chance di successo solo se partono dal basso e il ruolo dei cittadini attivi in questo campo come in altri è fondamentale e troppo importante per essere sminuito e svilito. l ruolo della cittadinanza attiva può fare la differenza. La trasparenza, intesa come complessiva condizione di conoscibilità ed accountability dell’operato della pubblica amministrazione e della politica in favore della generalità dei cittadini, è un’arma molto potente di contrasto alla corruzione se viene usata in modo giusto e con consapevolezza da parte dei cittadini stessi. La trasparenza si raggiunge tramite percorsi condivisi che pongono al centro di tutti i processi i destinatari dei processi stessi: i cittadini. L’iter legislativo del Codice degli Appalti dovrebbe concludersi entro il 18 aprile, entro questa data Anac dovrà predisporre linee guida e contratti tipo e il codice sarà trasmesso alle commissioni parlamentari competenti. In questi pochi giorni che ci separano dall’approvazione definitiva, lavoreremo per proporre delle modifiche e per inserire degli elementi innovativi nel codice che tengano conto del punto di vista dei cittadini intesi come soggetti “attivi” e “propositivi” che sono in grado di modificare le cose e la vita delle comunità locali grazie alla propria attivazione dal “basso”.

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