Dadone: Smart Working modalità di lavoro ordinaria per la PA
La nuova direttiva di Funzione pubblica in relazione all’emergenza Covid-19 spinge ulteriormente sul lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni. In particolare, lo Smart Working dovrà diventare la modalità ordinaria ed essere esteso anche ad attività escluse in precedenza
13 Marzo 2020
Redazione FPA
La Ministra Dadone ha firmato la Direttiva 2/2020 in relazione all’emergenza Covid-19 che sostituisce la Direttiva emanata il 26 febbraio scorso. Il nuovo documento rafforza ulteriormente il ricorso allo smart working, prevedendo che questa diventi la forma organizzativa ordinaria per le pubbliche amministrazioni. L’obiettivo della Direttiva è sempre tutelare la salute di cittadini e dipendenti, contemperando questa esigenza primaria con la necessità di erogare i servizi essenziali e indifferibili.
La Direttiva stabilisce una rotazione tra i dipendenti che devono comunque prestare servizio in presenza, garantendo il giusto distanziamento tra loro, come tra le persone che di questi servizi devono usufruire. Si ribadisce, quindi, che le presenze di persona del pubblico vanno scaglionate e organizzate per evitare assembramenti. Allo stesso tempo, deve essere garantito il massimo accesso ai servizi per via informatica.
Il Lavoro Agile come modalità ordinaria
Ma soprattutto la Direttiva, come si sottolineava all’inizio, prevede che il lavoro agile diventi la modalità ordinaria e che venga esteso anche ad attività escluse in precedenza. Inoltre, non sono più previste soglie minime o massime. Anche le riunioni in via telematica devono diventare la norma.
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È il punto 3 della Direttiva a contenere questa misura. Qui si sottolinea infatti che “In considerazione delle misure in materia di lavoro agile previste dai provvedimenti adottati in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, le pubbliche amministrazioni, anche al fine di contemperare l’interesse alla salute pubblica con quello alla continuità dell’azione amministrativa, nell’esercizio dei poteri datoriali assicurano il ricorso al lavoro agile come modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa, fermo restando quanto previsto dall’articolo 1, comma 1, lettera e) del DPCM 8 marzo 2020”.
E ancora: “a fronte della situazione emergenziale, è necessario un ripensamento da parte delle pubbliche amministrazioni in merito alle attività che possono essere oggetto di lavoro agile, con l’obiettivo prioritario di includere anche attività originariamente escluse. Relativamente alle attività individuate, le amministrazioni prevedono modalità semplificate e temporanee di accesso alla misura con riferimento al personale complessivamente inteso, senza distinzione di categoria di inquadramento e di tipologia di rapporto di lavoro…”.