Smart Working e Trasformazione Digitale: una relazione biunivoca

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Lo Smart Working si contraddistingue sempre di più come “equalizzatore di opportunità”, abbatte le differenze di genere, riduce forme di assenteismo fisiologico, favorisce l’inserimento di professionalità digitalizzate. A FORUM PA 2018 un focus sullo stato dell’arte delle sperimentazioni svolte in Italia dalle Pubbliche Amministrazioni, ad un anno dalla legge sul lavoro agile (Legge 22 maggio 2017, n. 81)

30 Maggio 2018

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Giovanna Stagno

Ad un anno dalla legge sul lavoro agile in Italia (Legge 22 maggio 2017, n. 81) a FORUM PA 2018 un focus sullo stato dell’arte delle sperimentazioni svolte nel nostro Paese dalle Pubbliche Amministrazioni. Una grande riflessione quella che si è tenuta in occasione del convegno “Digital transformation e Smart Working della PA”. Sullo sfondo la fotografia sul primo anno di lavoro agile in Italia a cura dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano che ha coinvolto 206 aziende, 567 piccole e medie imprese e 289 organizzazioni del settore pubblico.

Numerosi gli spunti e gli approfondimenti a partire dalla voce delle esperienze che hanno preso parte al panel – Presidenza del Consiglio dei Ministri, Regione Emilia Romagna e Aci – al quadro normativo e regolatorio illustrato da Maurizio Sacconi (già Presidente Commissione Lavoro del Senato) e Monica Parrella (Dirigente generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri) sino alle presentazioni di soluzioni per i Digital Workplace di Fujitsu e Dell EMC.

Se il lavoro agile è in primo luogo una questione di cultura organizzativa, la tecnologia gioca un ruolo non meno importante. Smart Working e Digital Transformation si abilitano vicendevolmente. Lo Smart Working necessita di tecnologie per rendere concrete le sue pratiche e i suoi modelli, ma allo stesso tempo rappresenta una grande leva per la realizzazione della PA Digitale. Come sottolinea infatti Monica Parrella “per abilitare i dipendenti allo Smart Working, la PA si guarda dentro e vede che deve cambiare processi nella strada verso la transizione al digitale”.

I benefici dello Smart Working nella PA sono molteplici: un risparmio in termini di costi, la possibilità di attrarre talenti, aumentare la meritocrazia e far crescere il management lavorando sulla qualità attraverso il potenziamento della riforma della PA.

A questi “classici”, già individuati nella ricerca, se ne aggiungono tantissimi derivanti dal dibattito con i relatori.

In primo luogo lo Smart Working si contraddistingue sempre di più come “equalizzatore di opportunità”, abbatte le differenze di genere smantellando alcuni pregiudizi che alimentano le discriminazioni. Lo Smart Working inoltre riduce le forme di assenteismo fisiologico, favorisce l’inserimento di professionalità digitalizzate. Esso inoltre permette di valorizzare il patrimonio immobiliare delle PA reinventando gli spazi (postazioni di coworking) e mettendo a valore gli stessi attraverso partnership esterne.

Ma lo Smart Working è prima di tutto “un modo nuovo di stare nell’organizzazione, non si concede, non si fa quando si è a casa. È un accordo, un modo più maturo di relazione tra organizzazione e lavoratori”, come sottolinea Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Smart Working, Politecnico di Milano. Sposta il focus sulle persone sia nell’orientamento al risultato e al lavoro per obiettivi che nella personalizzazione della contrattualizzazione. Il contratto individuale all’interno del framework collettivo diventa un accordo personale tra azienda e dipendente.

E così lo Smart Working funziona da leva per l’ingaggio al cambiamento per i lavoratori della PA, valorizzando competenze, creando fiducia e riorientando la mission dall’adempimento al servizio.

Nel corso del convegno, moderato da Emanuele Madini di P4I – Partners4Innovation, l’attenzione è stata dedicata anche al gap di innovazione e al ritardo nel processo di digitalizzazione che il nostro paese ancora vive. Senza investimenti in innovazione tecnologica è difficile realizzare innovazione organizzativa e istituzionale.

Il processo di lavoro agile è partito, con più o meno difficoltà e ostacoli. L’auspicio ora è di lasciare spazio alle sperimentazioni di innovazione organizzativa, senza aggiungere altre norme che potrebbero sminuire o snaturare il percorso. Solo così, lavorando e sperimentando, lo Smart Working svelerà il potenziale di grande occasione in grado di avviare il cambiamento culturale che stiamo cercando.

A questo link gli atti del convegno.

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