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Stefania Tagliabue: “La PA può ripartire nel segno di una nuova cultura del risultato”

Stefania Tagliabue: "La PA può ripartire nel segno di una nuova cultura del risultato"
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Gianni Dominici intervista Stefania Tagliabue, Dirigente del Settore Personale e Organizzazione del Comune di Cesena. La forzata accelerazione verso il digitale legata alla pandemia ha fatto capire alle amministrazioni pubbliche che la tecnologia può cambiare il modo di lavorare e il modo di offrire i servizi al cittadino. Ma serve una programmazione fluida, una formazione adeguata e un rapporto matura con il territorio come chiave per la ripartenza della PA

16 Novembre 2020

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Redazione FPA

La seconda ondata pandemica che sta colpendo il nostro paese non sta solo mettendo nuovamente sotto stress il sistema sanitario, ma sta anche esacerbando le tensioni sociali e consumando le riserve emotive sia dei cittadini che delle istituzioni. Questo rappresenta un’ulteriore sfida per la PA che, pur in una situazione sempre più complessa, deve per forza mantenere attivi determinanti servizi garantendone l’efficienza.

Stefania Tagliabue: "La PA può ripartire nel segno di una nuova cultura del risultato"

In questa puntata Gianni Dominici intervista Stefania Tagliabue, Dirigente del Settore personale e organizzazione del Comune di Cesena, affrontando proprio il tema della ripartenza dopo questa lunga crisi. Da anni in servizio presso il Comune di Cesena, la dottoressa Tagliabue viene da un passato nel mondo accademico legato allo studio delle dinamiche relazionali in ambiente pubblico e aziendale, ed essendo tra i referenti al settore delle risorse umane ha affrontato numerose sfide legate alla pandemia.

“Come in tutte le crisi c’è una parte di opportunità di crescita e miglioramento” spiega Stefania Tagliabue, sottolineando come stia cambiando il modo di lavorare e di offrire servizi al cittadino. La PA ha infatti fatto un grande salto in avanti in questa crisi, migliorando in termini di efficienza ed efficacia e accelerando la transizione al digitale. Serve tuttavia migliorare in termini di prontezza di risposta e cambiamento culturale: lo smart working ha dato finalmente centralità alla produttività e ha messo da parte la retorica del “cartellino”. Ora chi lavora in modalità smart svolge una programmazione del lavoro autonoma e responsabile e il sistema di valutazione della performance fa riferimento a cosa è stato prodotto e non solo a quante ore si è lavorato.

“Si sta facendo un grande passo in avanti verso la cultura del risultato” continua Stefania Tagliabue, sottolineando come questo cambiamento sia centrato in primis sull’arrivo di persone nuove, principalmente giovani, che avendo un approccio più moderno aumentano la capacità della PA di leggere velocemente le esigenze del territorio. Uno dei temi più scottanti è quello della programmazione fluida: in un momento storico in cui tutto cambia velocemente è necessario essere in grado di riprogrammare progettualità in corsa grazie a strumenti di cittadinanza attiva.

“Il soggetto pubblico – conclude Tagliabue – non deve essere solo fornitore di un servizio, ma deve fungere da attivatore del territorio” ponendo l’accento sul tema della partecipazione degli stakeholders e del ruolo della tecnologia quale fattore abilitante al cambiamento e non come semplice strumento. Ai cittadini che si approcciano ad un servizio non interessa la quantità di ore che il dipendente ha svolto, ma che il suo lavoro sia efficiente ed efficace. La chiave è ancora una volta la formazione e la rimodulazione dei servizi.

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