Universi paralleli

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Tre episodi recenti mi hanno abbastanza disorientato e mi hanno fatto pensare al rischio sempre presente di duplicare inconsapevolmente la realtà: da una parte quella della nostra vita di tutti i giorni, delle difficoltà quotidiane delle famiglie e delle aziende, ma anche delle amministrazioni, dall’altra quella della teoria, del mondo come dovrebbe essere, delle grida di manzoniana memoria. Tutti e tre riguardano corpi autonomi della Repubblica, che hanno la loro forza e la loro autorevolezza nella loro indipendenza: la Commissione per la valutazione l’integrità e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche (CiVIT); Il Garante dei dati personali; DigitPA.

15 Marzo 2012

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Carlo Mochi Sismondi

Articolo FPA

Tre episodi recenti mi hanno abbastanza disorientato e mi hanno fatto pensare al rischio sempre presente di duplicare inconsapevolmente la realtà: da una parte quella della nostra vita di tutti i giorni, delle difficoltà quotidiane delle famiglie e delle aziende, ma anche delle amministrazioni, dall’altra quella della teoria, del mondo come dovrebbe essere, delle grida di manzoniana memoria. Tutti e tre riguardano corpi autonomi della Repubblica, che hanno la loro forza e la loro autorevolezza nella loro indipendenza: la Commissione per la valutazione l’integrità e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche (CiVIT); Il Garante dei dati personali; DigitPA.

Il formato di un breve editoriale non si presta ad approfondimenti che pure sarebbero interessanti, sono costretto quindi a rapide pennellate, con evidenti rischi di semplificare troppo, ma spero che il quadro emerga.

Cominciamo dalla CiVIT: entro il 30 aprile di quest’anno, quindi tra pochi giorni, gli OIV di tutte le amministrazioni devono provvedere a redigere e a trasmettere alla Commissione un rapporto sul  funzionamento complessivo del sistema della valutazione, della trasparenza e integrità dei controlli interni (D.Lgs. 150/09, art. 14, comma 4, punto a.) e la Commissione ha elaborato delle linee guida molto ben fatte, ma anche molto complete e complesse, certamente “labour intensive”  perché gli OIV possano adempiere a questo obbligo di legge. Ecco che piano piano l’universo parallelo della teoria, della carta, della burocrazia si insinua nel mondo reale e ci fa dimenticare che:

  • si tratta dell’ennesimo adempimento che ha grandissime probabilità di rimanere solo formale e che si aggiunge agli altri adempimenti annuali:
    • Piano della performance
    • Relazione sulla performance
    • Programma della trasparenza e integrità
    • Definizione degli standard di qualità dei servizi
    • Indagine annuale sul benessere organizzativo
  • che pur quando parliamo dei pochi enti che sono stati monitorati (Ministeri, Università, enti di ricerca e Parchi nazionali in tutto 58) quel che è successo degli adempimenti passati è a dir poco imbarazzante con un voto medio ad esempio sulla qualità dei sistemi di misurazione e valutazione delle performance (obbligatorio dal 2010) di 30/100; non esistono monitoraggi di quel che hanno fatto gli enti territoriali;
  • che non esistono sanzioni, quindi se un amministrazione non provvederà, non ci sarà altro da fare che prenderne atto, anche perché il blocco della contrattazione ha spuntato l’unica arma esistente.

Passiamo al Garante della Protezione dei Dati personali: ieri ha svolto una ricca relazione sui sette anni trascorsi, in questa relazione duramente contesta, rifacendosi a concetti odiosi, come quello di prendere i cittadini per sudditi, il troppo disinvolto incrocio dei dati che le agenzie fiscali farebbero per la lotta all’evasione.

Dice il Garante: La richiesta sempre più massiccia da parte delle strutture pubbliche, che combattono la lotta all’evasione o le illiceità nei settori della previdenza e dell’assistenza sociale, di poter accedere ai dati personali dei cittadini e la possibilità per queste strutture, stabilita per legge, di ricevere alcune informazioni indipendentemente da ogni indagine, sia pure solo preliminare, nei confronti degli interessati sono strappi forti allo Stato di diritto e al concetto di cittadino che ne è alla radice.

Certo contemperare in un saggio trade-off diritti diversi è il sogno di qualsiasi amministratore, ma possibile che il Garante non veda il mondo reale che ci circonda: l’enorme evasione fiscale che sconvolge i contribuenti onesti, il senso comune che invoca che la PA metta a frutto, appunto con incroci e approfondimenti, il patrimonio di informazioni che ha per scovare i “parassiti” (come li chiama a ragione un efficace spot); il freno che comporterebbe per ciascun incrocio ipotizzare un reato e quindi chiedere autorizzazione ad un’indagine? Appunto: universi paralleli.

Tanto più che nella stessa giornata del 13 marzo il Presidente della Corte dei Conti, mettendo nuovamente in luce il grande danno che l’evasione fiscale produce al Paese, invita non solo a continuare così, ma ad intensificare gli sforzi.

Chiudiamo con un tema di tecnologie: tra pochi giorni (ma secondo la legge in realtà il termine è scaduto) tutte le amministrazioni pubbliche (a dir poco qualche decina di migliaia) dovranno inviare tramite Posta Elettronica Certificata a DigitPA uno studio di fattibilità per il disaster recovery ex art. 50-bis del CAD. Decine di migliaia di studi saranno riversati sulla risicata struttura dell’Ente che sarà obbligato per legge a leggerli, valutarli e rispondervi con un parere scritto, motivato e obbligatorio, entro sessanta giorni. Anche qui il mondo parallelo dell’adempimento e della burocrazia, sempre ben sorretto da ragioni più che solide (chi mette in dubbio la necessità della sicurezza), si infila nel mondo reale, proponendo scadenze e obblighi del tutto irrealistici. Ben sapendo che non saranno rispettati , o lo saranno solo in parte perché le amministrazioni vivono, ahi loro, nel mondo reale!

Insomma modernizzare le amministrazioni non può voler dire farle lavorare in modo duale: da una parte la realtà, dall’altra la burocrazia, ma dar loro autonomia e responsabilità, con obiettivi certi, controlli oggettivi, ma ampia libertà su come fare le cose. Perché che un’autorità o una commissione si premuri di dettare i minimi particolari di qualsiasi documento o relazione, più di un maestro di scuola, mi pare surreale: appunto da universo parallelo. 

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