Corso: “Bene il Piano Nazionale della Cronicità, ma la sfida è sul digitale”

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La sfida della cronicità si vince (o si perde) con il digitale. Occorre piena consapevolezza ed un intervento deciso e coraggioso che superi le frammentazioni e le lentezze dei sistemi attuali e promuova la diffusione congiunta e coerente di nuove tecnologie, nuove competenze e nuovi modelli organizzativi

25 Luglio 2016

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Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano

Il Piano Nazionale della Cronicità arriva finalmente sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni. A pochi giorni dall’approvazione definitiva del Patto sulla Sanità digitale, è un altro tassello fondamentale per la messa a punto di una strategia per una Sanità sostenibile. Il piano va più che mai al cuore di quella che sarà la sfida per il nostro Sistema Sanitario Nazionale nei prossimi anni: in un Paese che ha al tempo stesso la popolazione più anziana d’Europa e quella con uno dei più bassi livelli di speranza di vita in buona salute, la gestione delle malattie croniche rappresenta una vera e propria emergenza!

I dati non lasciano spazio ad interpretazioni circa il potenziale impatto di questo fenomeno sulla tenuta dei conti pubblici: la spesa sanitaria per un assistito di età over 75 è 11 volte superiore a quella di una persona appartenente alla fascia 25-34 anni e il costo cresce esponenzialmente con la presenza di più patologie croniche. La stessa ricerca farmacologica, pur prospettando risultati entusiasmanti in termini di efficacia terapeutica, è destinata ad aggravare il problema trasformando molte patologie fino ad oggi ritenute acute – ad esempio quelle oncologiche – in malattie croniche affrontabili con terapie farmacologiche efficaci ma al tempo stesso lunghe e costose, destinate a interagire con altre patologie.

Dal punto di vista economico e organizzativo si tratta di una sfida impari che il nostro sistema non potrà reggere se non a fronte di un sostanziale ridisegno del modello di cura che faccia pienamente leva sulle potenzialità delle nuove tecnologie digitali. Non si tratta soltanto della tanto discussa “telemedicina”, ma di un complesso sistema di strumenti e approcci alla cura destinati a trasformare in profondità il rapporto tra gli attori del mondo sanitario e le loro stesse competenze.

Nel piano viene correttamente dato spazio al tema della Sanità digitale raccomandando la “promozione e l’impiego di modelli, tecniche e strumenti digitali per la gestione della cronicità al fine di garantire continuità e migliore qualità dell’assistenza, migliore efficacia, efficienza e appropriatezza”. Gli studi dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, tuttavia, mettono in luce come la strada da fare in questo senso sia ancora molta. In particolare sono quattro i pilastri evidenziati dal piano su cui occorre agire per una efficace gestione digitale della cronicità:

  • Integrazione dei Sistemi Informativi Sanitari: la condivisione dei dati clinici è essenziale per ottimizzare il percorso di cura, consentendo una gestione efficace e “personalizzata” dei pazienti cronici. Oggi tuttavia le soluzioni che consentono l’interscambio di informazioni tra l’azienda e gli altri attori coinvolti nel processo di cura e assistenza del paziente sono ancora poco diffuse: meno della metà delle aziende del campione scambia dati e informazioni sul paziente con altre aziende sanitarie e solo il 35% lo fa i Medici di Medicina Generale. Ancora meno diffuso l’interscambio informatizzato di dati e informazioni all’interno di PDTA (percorso diagnostico terapeutico assistenziale): solo il 15% delle aziende lo fa all’interno di una rete di patologia, l’11% con altre aziende sanitarie e il 9% con i MMG.
  • Diffusione della Telemedicina: l’erogazione delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie in Telemedicina può consentire di decentrare la cura evitando inutili ospedalizzazioni dei pazienti cronici e ottenendo una migliore continuità della cura grazie al confronto multidisciplinare tra i vari attori. Oggi tuttavia le uniche soluzioni di Telemedicina realmente diffuse nelle strutture sanitarie sono quelle di Tele-consulto con il 34% delle aziende del campione dichiara che le soluzioni sono presenti ormai a regime. Decisamente meno diffusi i servizi di Tele-salute (es. Tele-monitoraggio), presenti solo nel 14% delle strutture. Anche i Medici di Medicina Generale, uno degli attori che utilizzano soluzioni di Tele-salute, dichiarano di utilizzare queste soluzioni solo nel 4% dei casi, nonostante ci sia un forte interesse (68%) per questo tipo di servizi. L’interesse è ancora più evidente per quelle soluzioni che consentono il Tele-consulto tra MMG e medici specialisti (74%). L’assenza di tariffe per i servizi di Telemedicina rappresenta una sostanziale barriera alla diffusione di questo tipo di soluzioni.
  • Sviluppo di piattaforme di servizi per i cittadini: lo sviluppo e la promozione di piattaforme di servizi online permettono di rendere più efficiente l’accesso ai servizi sanitari, coinvolgendo in modo attivo i pazienti cronici e i loro care givers. L’utilizzo dei servizi digitali da parte dei cittadini è cresciuta moltissimo nell’ultimo anno in particolare nella popolazione di età compresa tra i 35 e i 54 anni che, da un lato ha frequente necessità di accedere ai servizi sanitari per sé e per i propri familiari e dall’altro è abituata all’utilizzo di Internet nella vita quotidiana. Al primo posto si trova la prenotazione online di esami e visite, utilizzata dal 24% dei cittadini, con un aumento dell’85% rispetto all’anno precedente. I servizi per l’accesso e la consultazione dei documenti clinici e il pagamento delle prestazioni sanitarie sono utilizzati rispettivamente dal 15% e dal 14% dei pazienti (+88% e +180% rispetto all’anno precedente).
  • Web e salute: internet può essere utilizzato come strumento per la diffusione di informazioni sulla salute e sulle patologie e per l’educazione della popolazione nelle politiche per la cronicità. Oggi un terzo dei cittadini italiani utilizza internet per ricercare informazione e opinioni su problemi di salute e malattie, mentre uno su quattro lo usa per avere maggiori informazioni su farmaci e terapie. I canali più utilizzati per informarsi sono le enciclopedie online (es. Wikipedia) e i siti istituzionali, accanto a blog e forum, sempre più diffusi. Sebbene il ricorso a Internet sia in crescita, i cittadini – soprattutto gli over 55 – dichiarano di non sentirsi sicuri nel prendere decisioni sul proprio stato di salute, basandosi sulle informazioni trovate in Rete, e preferiscono rivolgersi al medico perché non ritengono che le informazioni siano affidabili. Un’opera più efficace e sistematica di comunicazione ed educazione dei cittadini da parte del Sistema Sanitario consentirebbe di facilitare la prevenzione e la diffusione di stili di vita più sani in ottica di progressivo empowerment del cittadino paziente.

Bene il Piano Nazionale, dunque, ma la sfida della cronicità si vince (o si perde) con il digitale! Occorre piena consapevolezza ed un intervento deciso e coraggioso che superi le frammentazioni e le lentezze dei sistemi attuali e promuova la diffusione congiunta e coerente di nuove tecnologie, nuove competenze e nuovi modelli organizzativi. In questo senso l’impulso dato dal ministero con il Piano Nazionale della Cronicità è un passo va nella giusta direzione, ma la sua efficacia reale può venire solo da una forte presa di responsabilità da parte delle Regioni che devono fare propri gli obiettivi e lo spirito del piano, per declinarlo programmi concreti di azioni ed investimenti che, tenendo conto delle specificità sociali e territoriali e dei diversi punti di partenza, consenta a tutte le regioni di convergere verso modelli più efficaci e coerenti di gestione della cronicità.

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