L’azienda ospedaliera davanti all’emergenza da “influenza A”. Parla il DG del Cotugno di Napoli

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 E’ di ieri la notizia della morte di una paziente colpita da influenza A a Cesena.
Nei giorni scorsi l’ospedale Cotugno di Napoli era balzato alla cronaca per quella che i media avevano riportato come la prima morte causata, seppur indirettamente, dal virus A/N1H. Proprio al direttore generale dell’ Azienda Ospedaliera "Domenico Cotugno", Antonio Giordano abbiamo chiesto una riflessione sui temi portati alla ribalta da questa ultima emergenza in sanità, dall’appeal decisamente mediatico. 

23 Settembre 2009

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Chiara Buongiovanni

Articolo FPA

 E’ di ieri la notizia della morte di una paziente colpita da influenza A a Cesena.
Nei giorni scorsi l’ospedale Cotugno di Napoli era balzato alla cronaca per quella che i media avevano riportato come la prima morte causata, seppur indirettamente, dal virus A/N1H. Proprio al direttore generale dell’ Azienda Ospedaliera "Domenico Cotugno", Antonio Giordano abbiamo chiesto una riflessione sui temi portati alla ribalta da questa ultima emergenza in sanità, dall’appeal decisamente mediatico. 


Partiamo dalle strategie di comunicazione dell’emergenza.
Come giudica l’atteggiamento dei media nazionali di fronte agli ultimi avvenimenti
?
Sostanzialmente corretto nella sostanza delle informazioni erogate. Ridondante nella quantità e largamente enfatico nel tono. Ad esempio, nel caso che ci riguarda come struttura ospedaliera, considerando le comorbilità del paziente , comorbilità talmente importanti ed impegnative, sarebbe stata opportuna una maggiore cautela.

Quale sarebbe a suo avviso una strategia di contenimento dell’emergenza adeguata? Quale dovrebbe essere il ruolo del Ministero e degli attori del territorio?
Premesso che è nota la difficoltà di fermare le infezioni aereotrasmissibili e che allo stato non vi sono prove certe di una maggiore pericolosità di questo ceppo influenzale rispetto ad altri ceppi, è evidente che l’allarme è giustificato solo dalla mancanza di memoria immunologia per questo ultimo istotipo e dal rischio di eventuali ulteriori viraggi del virus che potrebbe portare a coinfezioni o ad un ulteriore aumento di pericolosità.
Ciò detto mi pare che tutte le misure, vaccinazioni incluse, tese a ridurre i rischi di contagio debbano essere messe in atto e che il Ministero e le Regioni stiano facendo quanto è in loro potere.

Dal punto di vista organizzativo e gestionale, a partire dall’esperienza del Cotugno, come si prepara un’azienda ospedaliera a fronteggiare l’emergenza?
Stiamo tentando di differenziare gli accessi ed i percorsi, tra le patologie aereodiffusibili e le infettive non contagiose; stiamo potenziando l’accettazione e costruendo una rete di rapporti con le altre strutture ospedaliere tese da un lato ad ottenere rapidamente le informazioni significative sui casi certi e dall’altro a fornire le opportune consulenze sulle azioni da mettere in campo per i casi dubbi. Siamo preoccupati di uno scatenarsi della situazione e per questo siamo pronti ad aumentare la recettività specifica, qualora fosse necessario, aumentando i letti dedicati a questa patologia.
Siamo certi, però che un approccio corretto dell’informazione , sanitaria e mediatica, aiuterà a ridurre i rischi di collasso della struttura.

E’ soddisfatto del risultato finora conseguito? 
Sicuramente si. Fondamentale è stato e continua ad essere il ruolo delle risorse umane. Il nostro è un personale rodato sulle emergenze, motivato, disponibile e competente e pertanto attento alle informazioni interne ed anche a quelle utili da fornire alla popolazione.

In una riflessione più ampia, quale è la lezione appresa per il SSN? Quali si sono rivelati i punti di forza e di debolezza?
La lezione che scaturisce da questa esperienza è che il sistema è vivo, pronto e reattivo. Utilissimo l’allarme che attiva meccanismi e persone, maggiore attenzione a governare l’allarme quando il sistema è operativo per evitare inquietudini e rischi di inutile ingolfamento delle strutture, specialmente se, come sembra, la pericolosità dell’evento non è significativa.

Per concludere, come giudica la strategia massiccia di prevenzione adottata per la prossima stagione autunno-inverno?
In una sola parola: positiva! Pur con luci e ombre e con la confusione di dover affrontare una cosa nuova, il sistema si è dimostrato pronto e funzionante ed ha messo in campo tutte le azioni possibili che al momento sembrano anche sufficienti.

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