Renato Botti: “L’integrazione delle pediatrie ospedaliere nel Gaslini: sfide e opportunità”

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Le pediatrie liguri sono state integrate nell’Istituto Gaslini di Genova all’interno del progetto ‘Gaslini diffuso’, avviato il 1° luglio 2022. È ora necessario assumerne la gestione. Il progetto si basa su un modello organizzativo complesso e unico in Italia. Il Gaslini sta anche lavorando per sviluppare un modello di telemedicina che possa essere esteso a tutto il paese. Inoltre, sta costruendo un nuovo padiglione ospedaliero, chiamato ‘padiglione zero’, per migliorare l’efficienza e la qualità dell’assistenza e questo progetto è reso possibile grazie a un partenariato pubblico-privato. Ne abbiamo parlato con Renato Botti, Direttore Generale dell’Istituto Gaslini di Genova, intervistato in vista del prossimo FORUM Sanità 2023

6 Ottobre 2023

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Patrizia Fortunato

Consultant Content Editor, FPA

Foto di Myles Tan su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/WNAO036c6FM

Le pediatrie liguri sono state integrate nel Gaslini. Siamo a poco più di un anno dall’avvio del progetto ‘Gaslini diffuso‘, nato il 1° luglio 2022. Questa prima fase presupponeva il trasferimento delle pediatrie ospedaliere delle quattro aziende sanitarie locali: Asl 1, Asl 2, Asl 4 e Asl 5, coprendo l’intero arco del territorio ligure, da Ventimiglia a La Spezia. È ora il momento di assumerne la gestione. Ma quale modello organizzativo e tecnologico presuppone lo sviluppo efficace di un ospedale diffuso? Ne abbiamo parlato con Renato Botti, Direttore Generale dell’Istituto Gaslini di Genova, intervistato in vista del prossimo FORUM Sanità 2023 e della sua partecipazione come relatore allo scenario “Gli ‘Ospedali’ del futuro”.

‘Gaslini diffuso’: un modello organizzativo flessibile e innovativo

In un’ottica di collaborazione e continuità ospedale-territorio, le finalità di progetto sono: garantire che le pediatrie ospedaliere diventino poli del Gaslini; comunicare con i pediatri di libera scelta; assicurare l’assistenza domiciliare.

Raggiunta la prima finalità di integrazione delle 4 nuove pediatrie Gaslini, la seconda sfida sta nell’affrontare il passaggio alla pediatria di libera scelta. Le attività territoriali, anche in ambito pediatrico, sono, infatti, ancora di competenza delle Asl. “Abbiamo il governo delle unità operative di Pediatria e Neonatologia – spiega il Direttore Generale Botti – non abbiamo la gestione dei punti nascita. Tutto ciò che riguarda la Ginecologia e Ostetricia è ancora in capo alle aziende sanitarie locali. E questo rende necessaria l’interazione tra l’ospedale e le Asl, su temi legati alla privacy dei dati, al consenso informato, ai servizi comuni, alla gestione alberghiera”, solo per elencarne alcuni. Si tratta di un modello di gestione complesso e unico in Italia che richiede la definizione di una serie di accordi, ma “tutto – precisa Botti – sta funzionando. Si sta affinando il modello organizzativo per completare il trasferimento delle risorse umane e della gestione dei servizi trasversali all’ospedale”, come servizi di laboratorio, mensa, pulizie e altro ancora.

Oggi si è nella fase più sfidante, quella sulla qualità del servizio. “Il Gaslini – precisa Botti – è un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), questo vuol dire che anche le unità operative dovranno perseguire finalità di ricerca scientifica. L’Istituto sta estendendo a queste unità l’accreditamento all’eccellenza della Joint Commission International (JCI), un riconoscimento ottenuto per la prima volta nel novembre 2007, avviando iniziative formative e di ricerca per renderle sempre più conformi a standard di qualità”.
Inoltre, “Il Gaslini si propone – continua Botti – di condividere dei protocolli operativi in termini di risposta e di appropriatezza organizzativa della risposta, in modo che le famiglie liguri, da Ventimiglia fino a La Spezia, possano aspirare ad avere analogo livello qualitativo di servizio in ognuna di queste unità operative”, evitando trasferimenti inutili per le famiglie e spostamenti superflui per i bambini, almeno per i casi meno critici.

Evoluzione degli assetti organizzativi

È stata rivista l’organizzazione dipartimentale all’interno dell’Istituto a partire da inizio 2022. Sottolinea Botti “abbiamo aggregato le 4 unità operative complesse del ‘Gaslini diffuso’ a uno dei Dipartimenti strutturali dell’Istituto, il Dipartimento di Scienze Pediatriche, che a sua volta partecipa a un board complessivo: un’area intradipartimentale ‘Gaslini diffuso’ nella quale con altri dipartimenti, come l’emergenza-urgenza e il materno-infantile, si collabora regolarmente per l’analisi dei processi e dei flussi”. Inoltre è stato nominato un coordinatore organizzativo del ‘Gaslini diffuso’.

È anche necessario ridefinire i modelli organizzativi dell’assistenza infermieristica e i percorsi di carriera per gli operatori, in modo tale che questa iniziativa possa essere vissuta come un’opportunità di crescita. “Il Gaslini – sottolinea Botti – ha una direzione delle professioni sanitarie che ha un ruolo fondamentale nella storia dell’istituto, pertanto è necessario promuovere la diffusione della cultura infermieristica, compreso il nursing”.

La centrale operativa di telemedicina

Come ospedale pediatrico polispecialistico, il Gaslini dispone di un’ampia gamma di discipline in ambito pediatrico, pertanto uno degli obiettivi che si pone è quello di consentire ai propri professionisti di andare sul territorio ligure, in determinati momenti, in modo che le famiglie possano trovare una risposta su alcune attività ambulatoriali specialistiche ovunque si rechino. “Stiamo – afferma il Direttore Generale Botti – cercando di spostare alcune competenze nelle pediatrie distaccate e stiamo studiando per offrire servizi specialistici nelle discipline diabetologica, genomica, oculistica e odontoiatrica. Questo richiede di implementare un modello organizzativo e funzionale, che contempli anche il progetto di telemedicina”.

Il Gaslini è forse uno degli istituti che nel paese ha già fatto il maggior numero di visite diabetologiche registrate in telemedicina, ma l’obiettivo è molto più ambizioso: prevede la creazione di una centrale operativa di telemedicina che sia al servizio non solo del territorio ligure, ma anche di altre regioni. “Il modello si basa su tre grandi livelli, anche nella logica dell’integrazione tra ospedale e servizi territoriali – spiega Botti -. Il primo livello è un sistema a rete hub and spoke, pensato per supportare tutti i professionisti sanitari, in primis il ‘Gaslini diffuso’, in modo che siano connessi con la sede centrale dell’Istituto per il consulto a distanza. Un secondo livello riguarda la pediatria di libera scelta per consentire ai pediatri del territorio di collegarsi alla centrale operativa del Gaslini e di ottenere supporto in situazioni di difficoltà o complessità, oltre che di confrontarsi con specialisti qualificati. Il terzo livello riguarda l’assistenza pediatrica a domicilio, grazie all’utilizzo di device oggi disponibili”.

Quello di poter estendere il modello di telemedicina in tutto il paese è un punto molto qualificante dell’intervento. “Oltre il 40% dei pazienti proviene da altre regioni, in particolare dal Sud, come la Calabria, la Sicilia e la Puglia”. Ciò che diventa fondamentale è stabilire le regole del gioco e definire come gestire efficacemente queste nuove funzioni e servizi. “Queste nuove dinamiche richiedono più un adattamento organizzativo e regolatorio, che un intervento tecnologico“, specifica Botti.
“La pandemia da Covid-19 ha quantomeno sdoganato la televisita in Italia, però – continua Botti – ci siamo limitati alla sola adozione della televisita. È necessario lavorare per costruire un sistema di regole, standard uniformi, che favoriscano il teleconsulto, la teleassistenza e tutte le attività a distanza, nel rispetto dei requisiti di accreditamento, di sicurezza, di qualità, di assistenza, di determinazione delle tariffe”. È necessario garantire uno scambio efficace di informazioni, dati e valori economici, quando si offrono servizi ai cittadini, “e questo è un framework ancora da costruire. Affinché si realizzi è necessario un corretto approccio all’innovazione che non sempre si trova, e questo – dichiara Botti – riguarda tutti noi, in primis chi fa il mio mestiere, ma anche gli ambiti regolatori e professionali”.

Un ospedale rinnovato per una sanità moderna e efficiente: il padiglione zero

Il Gaslini ha una storia molto bella che ha inizio negli anni ’30, ma la parte strutturale non era adeguata per rispondere alle esigenze di una sanità moderna. Le concezioni più moderne di ospedale prevedono strutture organizzate per intensità di cura, basate quindi sul presupposto che le risorse siano comuni, dal blocco operatorio ai laboratori, ai reparti ad alta, media e bassa intensità. Risulta difficile realizzare questo in un ospedale progettato nel 1930 e composto da 20 padiglioni, tenuto conto anche delle richieste in materia di sicurezza e di adeguamento ai requisiti.

La soluzione è stata costruire ex novo un padiglione ospedaliero moderno, dentro il contesto storico degli anni ’30. “Abbiamo trovato – afferma Botti – una soluzione interna, abbattendo due dei padiglioni e costruendo nella parte alta della collina il nuovo padiglione, chiamato ‘padiglione zero’ proprio per indicare un nuovo inizio. Unito agli attuali padiglioni centrali, costituirà l’ambito ospedaliero per acuti”. Una volta costruito consentirà di sviluppare modelli e percorsi assistenziali più avanzati, servizi per le famiglie (come case alloggio per favorire la dimissione per bambini), servizi per gli operatori, attività di integrazione socio-sanitaria.

Un progetto di innovazione tecnologica, organizzativa e funzionale complesso, che è stato possibile grazie al partenariato pubblico-privato. È stata indetta una gara pubblica europea e il Gaslini ha scelto la proposta del Raggruppamento temporaneo di imprese (RTI) CMB – Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi, che opera da più di un secolo in ambito di edilizia sanitaria e ha alle spalle una discreta esperienza nazionale e internazionale sulle operazioni di partenariato.

L’operazione di partenariato richiede competenze da entrambe le parti, e non sempre è facile trovarle.  Non è sufficiente un singolo soggetto per gestire operazioni complesse come quelle ospedaliere, che prevede servizi energetici, progettazione, costruzione. Afferma Botti: “In 18 mesi siamo passati dall’idea all’aggiudicazione dei lavori e adesso sta partendo la fase esecutiva. Il ‘padiglione zero’, che rappresenta il cuore dell’intervento, dovrebbe essere completato entro giugno 2026, in linea con le scadenze previste dal PNRR (che finanzia una quota del progetto del valore di 10 milioni di euro su un’operazione totale di 180 milioni di euro). L’operazione col partenariato è molto interessante, se ben gestita dovrebbe garantire tempi certi e richiede da parte del committente pubblico un salto di qualità non banale”. Anche la controparte privata deve costituire una rete di professionisti in grado di presentarsi come unico soggetto interlocutore dell’Istituto Gaslini.

Tutta l’operazione da un punto di vista immobiliare e strutturale si completerà in sei anni e mezzo: tre anni per la realizzazione del ‘padiglione zero’, tre anni e mezzo per la ristrutturazione degli altri padiglioni. Come nella logica dei partenariati, è prevista la gestione dei servizi di facility management, compresa la fornitura energetica, per 19 anni dalla costruzione del ‘padiglione zero’. Oltre la gestione di questi servizi, il privato conferisce all’operazione circa 130 milioni. Il vantaggio del partenariato sta nella sostenibilità economico-finanziaria. “Il partenariato consente di partire senza dover avere l’intero ammontare delle somme già in bilancio, che è quello che invece si deve fare con un normale appalto, un normale capitolato di lavori. In questo caso l’investimento è di circa 180 milioni di euro e noi – dichiara Botti – siamo partiti con un capitale, tra fonti finanziarie pubbliche e fonti della Fondazione Gaslini, che non arriva a 50 milioni”.

L’operazione è interessante ma complessa. Spiega Botti: “All’interno di un unico contratto sono presenti tre grandi fasi: la progettazione, la costruzione e realizzazione, e infine la gestione“. Il partenariato pubblico-privato garantisce l’acquisizione di capacità e competenze. La gestione dell’intera parte dei servizi energetici, l’obiettivo di realizzare un ospedale green, di migliorare la gestione degli spazi, dell’ambiente e del verde, richiede la ricerca di un partner in grado di fornire competenze che non si possiedono. “È importante però – conclude Botti –  fornire anche formazione al personale interno, poiché diventa fondamentale essere un committente adeguato per gestire una relazione di questa complessità”.

Prenota il tuo posto all’appuntamento “Gli ‘Ospedali’ del futuro” (THE HUB LVenture GROUP – Via Marsala 29 H, Roma, il 25 ottobre).

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