Sanità digitale “senza particolari aggettivi”. Questo è l’argomento

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“Noi, Ulss Asolo,  possiamo permetterci di parlare, di ragionare e di investire sulla sanità 2.0. Però vorrei sottolineare che per ragionare sul 2.0  bisogna avere qualcosa di concreto. In Italia, all’interno del sistema SSN, non esiste la sanità digitale. E’ questo, dunque, il vero argomento”. Così Mario Po, Direttore amministrativo della Ulss n.8 Asolo apre la riflessione sulla incompleta evoluzione della sanità digitale italiana. Questione di organizzazione, alleanze e idee coerenti, prima che di soldi e tecnologia. Con la sua analisi apriamo idealmente i lavori dello Zoom Sanità digitale, che prenderà corpo a FORUM PA ’09, attraverso seminari, convegni ed espositori in rete.

4 Marzo 2009

Articolo FPA

Foto di Teo

“Noi, Ulss Asolo,  possiamo permetterci di parlare, di ragionare e di investire sulla sanità 2.0. Però vorrei sottolineare che per ragionare sul 2.0  bisogna avere qualcosa di concreto. In Italia, all’interno del sistema SSN, non esiste la sanità digitale. E’ questo, dunque, il vero argomento”. Così Mario Po, Direttore amministrativo della Ulss n.8 Asolo apre la riflessione sulla incompleta evoluzione della sanità digitale italiana. Questione di organizzazione, alleanze e idee coerenti, prima che di soldi e tecnologia. Con la sua analisi apriamo idealmente i lavori dello Zoom Sanità digitale, che prenderà corpo a FORUM PA ’09, attraverso seminari, convegni ed espositori in rete.

Nell’era della filosofia 2.0, l’amministrazione pubblica ne sperimenta le evoluzioni innovative.
In parallelo, possiamo parlare di sanità 2.0?

Risponde Mario Po: “Quando parliamo di sanità 2.0 parliamo di qualcosa di maturo, di avanzato. Io direi che la domanda potrebbe anche essere semplicemente cosa c’è in Italia di sanità digitale, senza particolari aggettivi”.

La domanda viene da sé: cosa c’è in Italia di sanità digitale? “Poco o pochissimo” è la risposta.  
"Eppure – continua Po – i cittadini italiani hanno dal 2006 tra i loro diritti riconosciuti giuridicamente anche il diritto ai servizi digitali della PA.  Da questa norma, che è una norma di grande prospettiva, drammaticamente poco è venuto in termini di investimenti nella sanità digitale".
Come a dire: da qui ai prossimi anni avremo un bel da fare.

Po ammette che la sua è una provocazione, che vuole portare a riflettere su un dato spesso non considerato, ma direttamente verificato attraverso l’esperienza della sua Azienda.
“Dal punto di vista economico, non è necessario avere a disposizione risorse ingenti, mentre dal punto di vista tecnologico oggi possiamo disporre degli strumenti giusti. Quello di cui c’è invece un bisogno assoluto è un grande impegno nell’organizzazione, nella continuità delle decisioni e nei sistemi di controllo per la realizzazione dei progetti. A questo va sommato un grande impegno nella comunicazione verso i cittadini così come nella realizzazione della rete di lavoro tra tutti i soggetti che stanno all’interno di una azienda sanitaria".  "Questa è la grande battaglia", sintetizza Po. "La madre di tutte le battaglie per la sanità digitale non è sulla tecnologia, neppure sugli investimenti, ma è sulla organizzazione dei nostri sistemi sanitari che, seppur difficili e frantumati, devono essere capaci di dare una risposta unitaria e integrata".

A FORUM PA ’09 un’intera sezione espositiva e congressuale sarà dedicata ai temi dell’innovazione tecnologica in sanità. Vai allo Zoom Sanità digitale

Dunque, quale è la direzione di lavoro per il nostro SSN?
Per Po bisogna partire dall’azienda sanitaria. Sono tre gli elementi irrinunciabili per far decollare finalmente la sanità digitale in Italia: il commitment del vertice, le “alleanze” interne, la coerenza del sistema.

“Innanzitutto è necessario che il vertice della Asl sia convinto che questo è un settore di impegno non occasionale, ma costante e continuo”.  
Quella della sanità digitale, in altri termini, è una prospettiva permanente.
A partire dalla sua diretta esperienza Po spiega meglio: “E’ una prospettiva che nel mio lavoro devo avere sempre in mente: quando faccio le negoziazioni di budget o le trattative con i medici di famiglia o quando programmo un investimento. Ad esempio, quando acquisto una TAC devo considerare che l’attività di quella macchina dovrà entrare nel data repository aziendale. Dunque, è chiaro che è un tema assolutamente trasversale”.
Il secondo elemento è quello delle alleanze interne. "Mi riferisco – continua Po – alle alleanze con i quadri intermedi, che all’inizio possono risultare difficili, ma che poi devantano elemento trainante dell’innovazione digitale.  Ciascuno nell’azienda deve convertire i propri comportamenti minuti, quotidiani, disseminati in miriadi di operazioni, in comportamenti digitali. Perché questo avvenga è necessario che l’azienda possa contare sulla sua organizzazione, sulla sua struttura, su centinaia, se non migliaia di operatori che cambiano "pelle" nella loro operatività. Questa complicità si raggiunge in tanti modi. Ad esempio, con qualche valorizzazione economica, con un sistema premiante ben finalizzato, con una formazione che gratifichi le persone rispetto a un obiettivo verificabile".
Il terzo elemento necessario per far decollare la sanità digitale è una idea coerente del sistema da realizzare. "Non è possibile – sintetizza Po – affrontare tutte queste cose in un colpo solo. Le scelte vengono fatte nel tempo e debbono inserirsi coerentemente dentro un affresco di carattere generale che deve avere una validità pluriennale. E’ necessario che ci sia grande chiarezza nel disegno programmatico che copre un periodo non inferiore ai 3 -5 anni”.

La "ricetta" di Mario Po, nasce da una esperienza concreta di innovazione: la sua azienda è forse l’unica italiana e una delle poche in Europa a rendere possibile al cittadino la consultazione della propria cartella clinica sul web, attraverso il sistema PIC.
"La nostra esperienza – assicura Po – è replicabile. E’ stata una scelta dal basso investimento economico e tecnologico. Personalmente sono convinto che spesso c’è un rapporto inversamente proporzionale tra l’impegno economico per la tecnologia impiegata e i risultati che si ottengono. Il vero primato spetta all’organizzazione, perché se nei servizi si adottano criteri giusti per la diffusione e l’accessibilità si possono ottenere ottimi risultati con soluzioni molto semplici".

In questo quadro, conclude Po "La collaborazione tra direttori generali è fondamentale. Soggetti come FORUM PA o iniziative specifiche (ad esempio il neo costituito Tavolo permanente sull’innovazione in sanità, ndr) possono essere una buona occasione di benchmarking e confronto tra soggetti innovatori impegnati in un particolare ambito. Ma purtroppo in Italia è difficile fare benchmarking su determinati ambiti di azione, perché sono poche le realtà che lavorano sulla frontiera dell’innovazione.
Da qui la necessità di interagire, condividere esperienze e progettualità per spingere la sanità digitale in Italia a partire dalle esperienze di eccellenza".

Questo è l’obiettivo dello Zoom Sanità digitale a FORUM PA, a cui gli attori della Sanità sono invitati a partecipare. 

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