L’Europa bacchetta l’Italia: il rifiuto ambiguo? Dal 2008 non più!

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Ne parliamo con Valerio Angelelli – Presidente del Comitato Controllo e Vigilanza RAEE del Ministero dell’Ambiente

A quasi tre anni dall’emanazione del decreto e dopo varie proroghe a gennaio dovrebbe entrare in vigore la legge che regolamenta la raccolta e il riciclo delle Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Quali sono le ragioni di questo ritardo? Pensa ci sarà un altro rinvio?

5 Dicembre 2007

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Tommaso Del Lungo

Articolo FPA

Ne parliamo con Valerio Angelelli – Presidente del Comitato Controllo e Vigilanza RAEE del Ministero dell’Ambiente

A quasi tre anni dall’emanazione del decreto e dopo varie proroghe a gennaio dovrebbe entrare in vigore la legge che regolamenta la raccolta e il riciclo delle Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Quali sono le ragioni di questo ritardo? Pensa ci sarà un altro rinvio?

Innanzitutto è doverosa una segnalazione il decreto di recepimento risale a luglio 2005, ma la data di avvio del sistema, come stabilito dalla direttiva europea era prevista per agosto 2006.
Ulteriori rinvii non sono previsti, voluti e possibili visto che sono stati pubblicati i primi decreti attuativi che istituiscono il Registro, il Comitato di Controllo e Vigilanza, il Centro di coordinamento e il Comitato di indirizzo.
Attualmente in Italia, in base ai primi dati forniti dal settore della produzione si stima che ogni abitante produce più di 14 Kg di RAEE l’anno per un totale nazionale di circa 850 mila tonnellate. Secondo i dati forniti dal rapporto rifiuti dell’APAT 2006 attualmente in Italia vengono gestiti e recuperati circa 67.000 mila tonnellate di RAEE l’anno circa 1,15 kg l’anno per abitante.
Ci aspettiamo quindi una vera rivoluzione per il mondo dei rifiuti, l’obbiettivo sarà infatti garantire, entro il 31 dicembre 2008, la raccolta media pro-capite di 4 Kg l’anno per abitante (circa 240 mila tonnellate) e di raggiungere le percentuali d’obbligo di recupero (che vanno dal 70 all’80% in base alla categoria di rifiuto) e di reimpiego e riciclaggio (che vanno dal 50 all’80%)

Cosa accadrà per produttori e consumatori quando la legge entrerà in vigore?

Entrambi i soggetti avranno un ruolo fondamentale. I produttori sono individuati come soggetti responsabili della gestione del sistema, questi dovranno infatti, riuniti in Sistemi collettivi, garantire il raggiungimento dell’ obbiettivi stabiliti per legge che fissano la soglia di raccolta a 4 kg procapite all’anno.
I consumatori sono anch’essi soggetti assolutamente prioritari, sono infatti loro che dovranno avviare il sistema conferendo questi rifiuti direttamente alle ecopiazzole comunali oppure al momento dell’acquisto di una nuova apparecchiatura presso il negozio.

Quando i prodotti RAEE saranno depositati nelle piazzole ecologiche o consegnati ai rivenditori al momento di un nuovo acquisto che fine faranno?

Il passaggio attraverso le eco-piazzole è una tappa fondamentale, dopo la responsabilità passa ai produttori che dovranno trasportare questi rifiuti ai centri di trattamento convenzionati al fine di garantire il raggiungimento degli obbiettivi cui accennavo e cioè una percentuale compresa tra 50 e l’80% di rifiuti da recuperare e reimpiegare.

I consorzi RAEE avranno in carico la gestione del "ciclo di vita" dei rifiuti… In che modo il Comitato di vigilanza ne monitorerà il processo?

Il Comitato avrà vari compiti: predisporre ed aggiornare il registro AEE; raccogliere, esclusivamente in formato elettronico, i dati relativi ai prodotti immessi sul mercato e alle garanzie finanziarie che i produttori sono tenuti a comunicare al Registro; calcolare, sulla base dei dati sui prodotti sul mercato, le effettive quote di ogni produttore; programmare e disporre, sulla base di un apposito piano, ispezioni nei confronti dei produttori che non effettuano le comunicazioni; elaborare i dati relativi agli obiettivi di recupero.

Il processo di riciclo sarà gestito dai produttori AEE ma nei fatti saranno i cittadini a pagare con un eco-contributo per l’acquisto di un nuovo prodotto. Non ritiene che questa misura "sgravi" le aziende produttrici da una responsabilità sociale e vada invece ad incidere sui cittadini che già pagano tasse sui rifiuti?

Il coinvolgimento diretto delle aziende, attraverso l’applicazione del principio comunitario "Chi inquina paga", attribuisce loro una responsabilità per la quale sono inoltre previste sanzioni elevate. Ritengo quindi che se si debba parlare di responsabilità sociale in questo modo si stabilisce il coinvolgimento pieno e diretto di questi soggetti.
A prescindere dall’utilizzo che noi facciamo di apparecchiature elettriche ed elettroniche tutti i cittadini pagano una tassa dei rifiuti che contempla anche questa voce, e quindi attraverso l’attuale gestione dei rifiuti questi costi sono spalmati su tutta la collettività. La novità è che non pagheremo più come cittadini ma come consumatori, per cui quando acquistiamo un’apparecchiatura nuova sarà una scelta del produttore applicare o meno questo eco-contributo.

Quindi un produttore può decidere liberamente che tipo di eco-contributo richiedere?

Sì, ma è la legge di mercato che credo impedirà a questo eco-contributo di essere troppo alto poiché in quel caso potrebbe disincentivare la vendita: se a parità di qualità c’è un produttore che applica un eco-contributo, per esempio, di 10 e un altro di 20 io consumatore sceglierò la soluzione economica più vantaggiosa.
Ci potranno anche essere dei casi in cui il produttore può usare l’eco-contributo come uno strumento di concorrenza sul prezzo decidendo, ad esempio, di sostenere il costo direttamente in una strategia di green marketing.
Per quel che riguarda i costi bisogna innanzitutto fare una considerazione: tali costi si spostano dal cittadino che fino ad oggi li ha sostenuti nella tariffa/tassa rifiuti al consumatore che pagherà in proporzione all’utilizzo che fa di queste apparecchiature.
Il contributo che il sistema produttivo applica, stabilito dalla direttiva UE (Visible Fee) non rientra assolutamente tra le competenze pubbliche e viene determinato dal mercato.

Quali procedimenti o sanzioni ha finora intrapreso l’Europa nei confronti dell’Italia?

Non c’è procedura di infrazione per il mancato avvio del sistema perché abbiamo inviato alla Commissione tutti gli elementi per rendere evidente l’impegno del paese ad avviare il sistema. Abbiamo l’intenzione di modificare questa definizione, grazie anche alla delega.
Nei confronti del nostro paese esiste un messa in mora, cioè l’inizio di un’eventuale procedura di infrazione, in relazione ad un aspetto specifico che è la definizione di apparecchiatura usata dall’Italia nel d.lgs 151 del 2005 che recepisce la direttiva comunitaria.
L’iter delle procedure di infrazione prevede un primo step, la messa in mora del Paese, per cui la Commissione Europea invia una segnalazione all’organismo competente, in questo caso il Ministero dell’Ambiente, in cui indica quali possono essere i mancati recepimenti, o quelli incompleti, delle varie direttive.
Nel caso dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche il decreto in questione non offre una definizione precisa per distinguere il rifiuto dall’apparecchiatura usata, e lascia al negoziante una sorta di discrezionalità e può decidere se si tratta di un rifiuto o di un’apparecchiatura usata. Il paradosso che potrebbe originarsi dalla discrezionalità nella definizione di apparecchiatura usata contenuta nel decreto è che non ci sono rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche ma solo apparecchiature usate.
L’apparecchiatura usata, infatti, la posso tenere nel negozio senza nessun tipo di autorizzazione, la posso trasportare senza nessun formulario, nel momento in cui diventa rifiuto invece è sottoposta ad un regime di gestione specifico.
Noi abbiamo dato una prima una risposta alla commissione europea in cui abbiamo argomentato la definizione e ci siamo resi disponibili ad una modifica della definizione alla quale provvederemo entro i primi mesi del 2008.

E quindi come agirete?

Abbiamo dato una prima una risposta alla Commissione Europea in cui abbiamo argomentato i motivi che ci hanno portato a dare quella definizione e ci siamo resi disponibili a modificarla entro i primi mesi del 2008.

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