“Innovazione in sanità significa anche trasparenza ed etica” di Giovanni Monchiero

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Per uscire dalla crisi della sanità le forbici non bastano, ci vogliono innovazione e nuovi paradigmi. In questo contesto che ruolo svolge l’attività formativa della Scuola di Umanizzazione della Medicina onlus? Ce lo racconta l’Onorevole Giovanni Monchiero, Presidente della Scuola, evidenziando l’importanza della formazione e della crescita culturale del personale sanitario sui temi etici e relazionali.

11 Settembre 2013

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Redazione FORUM PA

Articolo FPA

Per uscire dalla crisi della sanità le forbici non bastano, ci vogliono innovazione e nuovi paradigmi. In questo contesto che ruolo svolge l’attività formativa della Scuola di Umanizzazione della Medicina onlus? Ce lo racconta l’Onorevole Giovanni Monchiero, Presidente della Scuola, evidenziando l’importanza della formazione e della crescita culturale del personale sanitario sui temi etici e relazionali.

Come è cambiato il contesto culturale e il mondo sanitario dalla fondazione della Scuola di Umanizzazione della Medicina?

Direi che si sono aggravate le criticità già evidenti allora: la specializzazione e conseguente parcellizzazione del sapere medico, una visione meccanicistica e miracolistica della medicina che ha elevato le aspettative degli utenti, la rimozione del concetto di morte, un crescente contenzioso alimentato dall’aggressività dei media e anche da un quadro normativo irrazionale. La somma di questi elementi negativi porta ad una crisi nei rapporti medico-paziente e a una crescente insoddisfazione di tutti coloro che operano in sanità.  

Per uscire dalla crisi della sanità le forbici non bastano, ci vogliono innovazione e nuovi paradigmi, in questo contesto può l’attività formativa della Scuola di Umanizzazione avere un ruolo? 

Certamente, logiche gestionali più appropriate passano attraverso il coinvolgimento attivo degli operatori. La nostra Scuola si prefigge di concorrere alla crescita culturale del personale sanitario il cui percorso formativo trascura questi temi. Parlare di Etica della Gestione non è un discorso da ragionieri.

La formazione può avere un impatto positivo sugli aspetti organizzativi di ASL e ASO?

Si tratta di temi pressoché sconosciuti che il personale sanitario tende a sottovalutare, costruendo le proprie motivazioni prevalentemente sulla volontà di rispondere ai bisogni dell’utente. Atteggiamento necessario ma non sufficiente.

Perché si è scelto, con il filone formativo "Etica della Notizia", di promuovere la cultura della trasparenza e della comunicazione?

Per aiutare gli operatori a vincere il complesso della cittadella assediata. Di fronte all’ostilità dei media – spesso percepita come preconcetta – forte è la tendenza a chiudersi in sé. Errore gravissimo che alimenta le reciproche diffidenze. Bisogna che tutti noi ci rendiamo conto che la trasparenza è etica ed è anche utile .

Perché la Scuola di Umanizzazione ha scelto di collaborare con la Scuola di Medicina dellUniversità di Torino per la formazione dei medici di domani? 

La Facoltà di Medicina riconosce, da tempo, la necessità di colmare le lacune nel percorso formativo dei medici sui temi etici e relazionali. Questa offerta di collaborazione è stata per noi un riconoscimento esaltante e una grande occasione di crescita.

Qual è l’incidenza della cosiddetta "medicina difensiva" sui costi della sanità pubblica? Su questi costi una modalità formativa come quella scelta dalla Scuola di Umanizzazione, può avere un’incidenza positiva? 

Coloro che amano misurare il non misurabile parlano di decine di miliardi. Al di là delle cifre, ballerine, è evidente che la medicina difensiva rappresenta la risposta sbagliata ad un problema mal posto. Bisogna far crescere gli operatori ma occorrerebbe correggere la mentalità corrente. Incidere sull’opinione pubblica è molto più difficile e richiede la costruzione di un clima di collaborazione con i media.

E’ ancora significativo al giorno d’oggi promuovere presso i cittadini una cultura dell’umanizzazione della medicina?

E’ indispensabile. Bisogna tornare a coltivare una visione umanistica della vita che ci aiuti ad accettare che la morte è parte ineliminabile della condizione umana. Religioni e filosofie hanno costruito, nei millenni, varie risposte all’angoscioso problema della morte. Nasconderci il tema, come accade oggi, è la via più stupida. La Scuola ha sempre dato ampio rilievo a questi temi. Ogni iniziativa che cerchi di parlarne con i cittadini è opportuna. 

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