Monithon, dai dati aperti al monitoraggio civico il passo breve delle comunità intelligenti

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La nostra riflessione sugli open data ha più volte sposato il concetto del monitoraggio civico, della partecipazione dei cittadini alle politiche pubbliche in un’ottica di co progettazione di servizi, più che di denuncia o mera segnalazione. Questa è cittadinanza attiva. Per questo motivo abbiamo voluto incontrare Luigi Reggi, tra i fondatori di un interessante progetto da poco on line: Monithon. Un’iniziativa indipendente di monitoraggio civico dei progetti finanziati dalle politiche europee a cui tutti possono partecipare. Si parte dai dati presenti sul portale OpenCoesione e si cerca di dare evidenza di come le risorse pubbliche vengono spese. E’ compito dei cittadini.

20 Febbraio 2014

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Eleonora Bove

La nostra riflessione sugli open data ha più volte sposato il concetto del monitoraggio civico, della partecipazione dei cittadini alle politiche pubbliche in un’ottica di co progettazione di servizi, più che di denuncia o mera segnalazione. Questa è cittadinanza attiva. Per questo motivo abbiamo voluto incontrare Luigi Reggi, tra i fondatori di un interessante progetto da poco on line: Monithon. Un’iniziativa indipendente di monitoraggio civico dei progetti finanziati dalle politiche europee a cui tutti possono partecipare. Si parte dai dati presenti sul portale OpenCoesione e si cerca di dare evidenza di come le risorse pubbliche vengono spese. E’ compito dei cittadini.

Il Castello Mediceo, nel comune di Ottaviano (NA), è un palazzo di oltre 160 stanze, con scuderie, foresterie e un grande cortile. Il Castello della legalità, così ora lo chiamano, è un bene confiscato alla famiglia Cutolo e oggi è la sede dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio. Un bene che è ritornato alla comunità grazie a una riqualificazione resa possibile dai fondi strutturali e che rientra in un progetto più ampio che prevede aree verdi, un "percorso del silenzio" in memoria delle vittime della criminalità, un "museo all’aperto" e orti che presto potrebbero diventare orti sociali. Nello stesso progetto anche la ristrutturazione di un altro spazio, detto “bene Prisco” dal nome della famiglia che lo possedeva, che sarà destinato a vari usi. L’obiettivo è coniugare, grazie alla collaborazione tra l’Ente Parco e Legambiente, la cultura dell’ambiente con quella della legalità.

Parliamo invece di sostenibilità ambientale, riqualificazione territoriale e inclusione sociale quando ci avviciniamo ai progetti che si stanno realizzando a Taranto e che, in qualche modo, sono riconducibili alla complessa vicenda dell’ILVA. Partendo dai dati aperti disponibili su Open Coesione è possibile oggi “adottarne” uno, seguirne l’andamento e valutare l’impatto reale sul territorio, attraverso l’osservazione diretta sul campo. Come? Aderendo a Monithon, un’iniziativa indipendente di monitoraggio civico dei progetti finanziati dalle politiche europee. Si occupa in particolare dalle politiche di coesione in Italia, ed è basata sulla disponibilità di dati aperti.

"Moni-thon" significa "maratona di monitoraggio", cioè un hackaton per i non tecnici o, volendo, una data expedition.

L’idea, nata in occasione del il primo raduno degli iscritti alla mailing list "Spaghetti Open Data" ma on line da settembre 2013, è che un cittadino curioso, un giornalista o un ricercatore possa essere incoraggiato a raccogliere informazioni sullo stato di avanzamento dei progetti e sui risultati prodotti, tramite visite in loco, interviste o analisi e raccolta di dati sul web.

Chiunque sia dotato di curiosità e buona volontà può mostrare come vengano spese le risorse pubbliche. Si parte dai dati aperti e ci si avvicina alle politiche pubbliche per verificare che queste rispondano alle esigenze della comunità. Ma l’intento è anche un altro: quello di collaborare con le amministrazioni per far sì che non vi siano sprechi, che l’utilizzo avvenga in maniera efficiente e rispettosa dell’ambiente e dei bisogni dei cittadini. Partecipazione, non semplice denuncia.

Ma da dove partire? Tutte le risorse sono tracciate dal portale nazionale OpenCoesione, che pubblica in modalità interattiva le informazioni disponibili nella Banca Dati Unitaria di monitoraggio. Si tratta del luogo dove le amministrazioni responsabili dei programmi comunitari inviano dati sui soggetti (pubblici o privati) che hanno ricevuto fondi. Essa contiene anche informazioni su tempistiche, dotazione finanziaria, pagamenti effettuati, luoghi dove gli interventi vengono realizzati. Su OpenCoesione sono anche disponibili dati relativi alle assegnazioni di risorse del Fondo nazionale per lo Sviluppo e la Coesione effettuate dal CIPE.

Abbiamo incontrato Luigi Reggi, del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica e tra i fondatori di questo progetto di monitoraggio civico.

Prima di tutto: ma cosa ci facciamo con gli open data?

Gli open data utilizzati sulle politiche pubbliche, supportano da una parte un’attività che può essere di analisi, valutazione e ricerca svolta da professionisti come giornalisti, ricercatori o anche dalle amministrazioni stesse per una migliore veicolazione dell’informazione. Dall’altra c’è la grande potenzialità che hanno per l’utilizzo da parte dei singoli o associati per specifiche tematiche o politiche di controllo, per verificare se determinati progetti vanno verso gli obiettivi che quella amministrazione si pone. E’ da qui che nasce la nostra idea del monitoraggio civico. 

Il progetto evidenzia le finalità civiche di un utilizzo dei dati sulle politiche pubbliche. Questa la vera novità?

Il monitoraggio civico è qualcosa di completamente diverso rispetto a quello istituzionale. Il Dipartimento per le Politiche di Coesione, per cui lavoro, fa delle visite e degli audit ufficiali, ma qui parliamo di qualcosa di diverso. Sono i cittadini stessi che controllano. Una volta che hai le coordinate, i tempi e la descrizione dei progetti, che trovi su OpenCoesione, poi è semplice andare sul posto a verificare.

A quel punto c’è una raccolta di ulteriori informazioni che arriva dagli utenti e questo ha anche l’effetto di responsabilizzare non solo le amministrazioni, ma anche i cittadini. Significa investire sul capitale sociale e spesso l’effetto è quello della nascita di vere e proprie comunità civiche.

Un bene soprattutto per il nostro Mezzogiorno, non credi?

Esatto, li vanno gli investimenti europei maggiori rispetto alle politiche di coesione e c’è allo stesso tempo un minor investimento sociale, quindi è sicuramente d’aiuto, ma la cosa più importante è il poter intervenire sulle politiche pubbliche, aiutare l’amministrazione a fare delle politiche migliori.

Questa partecipazione civica, che per certi versi è attivismo, è ciò che contraddistingue il vostro progetto rispetto agli altri, esatto?

In generale le piattaforme che ci sono di crowdsourcing o di raccolta segnalazioni hanno delle funzioni di base. Ci si limita a segnalare un servizio che non funziona, una buca sulla strada, segnalazioni legate al decoro urbano. Il Monitoraggio civico alla Monithon va oltre la denuncia, ma spinge alla ricerca, all’analisi e riconosco che non è semplice. Parliamo comunque nella maggior parte dei casi di progetti complessi, con più fonti di finanziamento. Ma noi proponiamo un metodo.

Un metodo? Spiegati meglio

Quello di proporre suggerimenti, influenzare l’attuazione delle politiche in un rapporto di collaborazione con le amministrazione. Le idee del cittadino possono essere di aiuto all’amministrazione nella progettazione, in un’ottica di coprogettazione dei servizi. 

Sono già nate delle collaborazioni?

Fin dall’inizio abbiamo pensato che dovessero essere soprattutto le associazioni a partecipare, più dei singoli. Questo perché le associazioni hanno un peso maggiore, rispetto al singolo cittadino, che determina un feedback diverso dalle amministrazioni. Ad esempio insieme a Libera, abbiamo già mappato i beni confiscati alle mafie e in particolare i progetti di riqualificazione finanziati dalle politiche di coesione, ma tracceremo anche tutti quei beni già riqualificati e riconsegnati alla comunità. Anche in questo caso l’obiettivo è andare a verificare l’effettivo restauro e utilizzo di questi beni, spesso sono sotto utilizzati perché manca una progettualità e i cittadini di Monithon andranno a verificare.

Un’altra collaborazione è con ActionAid che sta utilizzando Monithon per mappare i progetti di ricostruzione in Emilia Romagna finanziati dai fondi europei.

Come nasce l’idea?

Nasce qui al DPS, abbiamo pensato ad un hackathon in cui non partecipassero solo sviluppatori, ma fosse un momento di monitoraggio civico. L’idea è poi maturata al primo raduno di Spaghetti Open Data, lì è stato chiamato per la prima volta Monithon. La piattaforma si è poi sviluppata dal basso, iniziando con i contributi raccolti al Festival del Giornalismo di Perugia.

Che risposte avete avuto dalle amministrazioni?

Le amministrazioni sono ancora molto spaventate dalla partecipazione dei cittadini; c’è la paura di non riuscire a stare dietro alle richieste dei cittadini e in effetti è un impegno. Ma ci sono anche dirigenti come Fabrizio Cobis, autorità di gestione del programma nazionale ricerca e competitività 2007-13, ad esempio, che invece invitano Monithon a monitorare i loro progetti, ad andare a vedere cosa hanno fatto, ma sono ancora delle mosche bianche. Ma questa è la strada.

Ma avete anche una visita pre-cantiere in programma a Palermo, o sbaglio?

E’ un nuovo modo di fare Monithon, sulla carta diciamo…si parte dalle interviste agli amministratori e ai tecnici che hanno progettato, in questo caso, il nuovo anello ferroviario e poi si svolge un lavoro di ricerca e analisi per capire se quel progetto è corretto, se può essere ripensato e migliorato con l’aiuto dei cittadini.

Monithon è un buon esempio tutto italiano e… unico?

Direi proprio di sì! Al momento in Europa non ci sono iniziative simili che partano dal basso e che abbiamo come obiettivo la verifica degli effetti attraverso il monitoraggio civico. Il nostro è un investimento nelle comunità locali e una piccola rivoluzione.

 

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