Barcamp Innovatori PA ’09: ecco quello che si è detto

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Il 13 maggio a FORUM PA ’09 si è tenuto il primo Barcamp degli Innovatori PA, che ha riscosso un successo superiore ad ogni più rosea aspettativa, sia nella partecipazione, che nell’organizzazione, curata dal gruppo del FORMEZ, che nei risultati dei lavori. Per tutti coloro che non sono potuti intervenire ecco una sintesi di quello di cui si è parlato negli otto tavoli di confronto.

4 Giugno 2009

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Laura Manconi (a cura di)

Articolo FPA

Il 13 maggio a FORUM PA ’09 si è tenuto il primo Barcamp degli Innovatori PA, che ha riscosso un successo superiore ad ogni più rosea aspettativa, sia nella partecipazione, che nell’organizzazione, curata dal gruppo del FORMEZ, che nei risultati dei lavori. Per tutti coloro che non sono potuti intervenire ecco una sintesi di quello di cui si è parlato negli otto tavoli di confronto.

Un barcamp è per definizione una non-conferenza collaborativa, dove chiunque può proporre un argomento e parlarne agli altri, nessuno è spettatore e tutti contribuiscono alla riuscita dell’evento preparando una presentazione, partecipando alla discussione o aiutando nell’organizzazione. Insomma, quanto di più lontano si possa immaginare dalla classica conferenza con un tema prefissato e una rigida scaletta degli interventi e degli argomenti da trattare. 
Proponendo questo format, Formez insieme a FORUM PA, hanno promosso il 13 maggio 2009, il primo Barcamp degli innovatori della PA (50 relatori, 187 iscritti), per valorizzare il ruolo propositivo di chi opera nella Pubblica Amministrazione e favorire la circolazione di idee e la diffusione di conoscenza sui temi legati alla innovazione e al cambiamento nella PA. 

Dalle 10.30 alle 17.00 si sono svolte 3 sessioni di lavoro, ciascuna articolata in cluster tematici identificati a partire dagli argomenti proposti dagli stessi partecipanti: su otto tavoli di discussione in parallelo, funzionari e amministratori pubblici insieme ad esperti e tecnici provenienti dal mondo dell’università e dell’impresa, hanno potuto conoscersi, confrontarsi e interagire su un piano di ascolto reciproco. 

Provando a ricostruire i percorsi delle discussioni, questi i principali temi affrontati nel corso del Barcamp :

Reti sociali e identità (tavolo 1): Giacomo Mason, con l’intervento "Intranet identity: come passare dalle intranet top down ai social network interni mettendo al centro le persone" e Alessandro Nasini con "Le Tribù della PA: appartenenza, condivisione, valore" hanno offerto due prospettive operative alle dinamiche dei social network pensati come sistemi di regolazione dei nuovi rapporti all’interno delle organizzazioni pubbliche. Non a caso si è parlato di sfide. Partendo dalla ridefinizione di identità, come metterla in gioco e come gestire le relazione e quindi l’appartenenza, portando esempi di intranet e testimonianze degli altri partecipanti al tavolo. Per le persone, in particolare negli ambienti di lavoro, non è facile comprendere ed accettare di doversi auto rappresentare, valutare la propria reputazione digitale o accettare di delegare parte del controllo dei processi di produzione a meccanismi tipici della rete. Ma non si può non ripartire dalla definizione delle caratteristiche minime dell’identità da condividere sia all’interno delle organizzazioni che all’esterno. Questo limite di cultura digitale è il vero freno ad un uso non superficiale delle tecnologie digitali. Per chi ha il potere di innovare è necessario assumersi dei rischi.

Individuo e innovazione, cittadinanza digitale: innovazione dal basso, contributo dei cittadini al cambiamento delle organizzazioni pubbliche, su questi temi si è discusso sia al tavolo 2 che al tavolo 8. Il punto di partenza è il modo con cui la PA può favorire nuove forme di partecipazione attiva (ad esempio, fornendo contenuti validi, servizi utili, semplici da utilizzare) e l’affermarsi di nuovi diritti di cittadinanza digitale, iniziando con ridefinire il concetto di cittadino che la rete e le tecnologie rendono possibile. Con l’accesso e la condivisione, e fornendo a ciascuno la possibilità di dire la propria opinione e di partecipare alla conversazione si dà uno strumento di cittadinanza in più.
 “La rete è un megafono”, sostiene Michele Vianello raccontando l’esperienza del Comune di Venezia, che ha reso gratuito l’accesso alla rete Wifi per tutti i cittadini. L’accesso libero alla rete per tutti è un segno tangibile di cittadinanza digitale: il gap tecnologico viene colmato dall’alto, dallo Stato che si prende cura dell’informatizzazione, e quindi, dei diritti dei cittadini.
Il modo con cui la Pubblica Amministrazione ha operato le sue scelte in materia di digitalizzazione ha animato una sessione particolarmente partecipata al tavolo 2, dove si è svolto il “Processo alla PA digitale italiana” (trovate un resoconto qui). Nella simulazione processuale, l’accusa (Ernesto Belisario), la difesa (Flavia Marzano) e i testimoni (G.B. Gallus) sostenuti dagli interventi dei partecipanti, hanno discusso di politiche pubbliche e della percezione dei servizi della PA digitale da parte dei cittadini: senso di dispersione, divisione tra enti, allungamento e complicazione del procedimento amministrativo, questo ciò che il cittadino avverte. Quanto al Codice dell’Amministrazione Digitale, a 4 anni dall’emanazione della legge, è ancora poco conosciuto e sicuramente disatteso e la PA italiana resta saldamente legata al cartaceo, nonostante la diffusione delle tecnologie ICT. A conclusione del “processo” è stato dichiarato il fallimento delle politiche pubbliche in tema di digitalizzazione e la PA condannata a “migliorarsi”, adeguandosi ai tempi, alle tecnologie e alle aspettative di cittadini e imprese. Da questo tavolo di discussione è nato un gruppo di lavoro su www.innovatoripa.it aperto a quanti vogliono contribuire, ciascuno per le proprie competenze (giuridiche, economiche, tecnologiche…) a scrivere “dal basso” l’identikit della “Pubblica Amministrazione Digitale che vorremmo”, da presentare a Roma nel corso del DAE 2009. 

L’innovazione che passa attraverso la responsabilizzazione dei singoli individui è il tema proposto al tavolo 8: il ruolo che l’individuo può svolgere per innescare processi di cambiamento nella PA, deriva dall’affermazione di un agire “politico”, da una nuova consapevolezza di sé (l’état c’est moi) che l’individuo nella PA deve acquisire. Solo attraverso il superamento di modelli organizzativi fondati su legami forti e vincolanti, solo cogliendo appieno le potenzialità offerte dalle tecnologie web, i cittadini possono migliorare la pubblica amministrazione. Il dipendente pubblico portatore di innovazione, va visto come un catalizzatore: attraverso le opportunità offerte da internet costruisce organizzazioni decentralizzate e a legame debole, la massa critica necessaria a supporto dell’innovazione. La via, è quella della Rete come strumento di forte pressione organizzativa oltre che strumento del cambiamento[1] .

Guarda l’intervista a Tito Bianchi di Kublai 

Lo sviluppo locale nelle sue varie declinazioni è stato il filo conduttore del tavolo 3. Attraverso l’illustrazione del progetto Kublai e dei Living Lab, Alberto Cottica e Jesse Marsh hanno lanciato il tema Territori e Innovazione, per una innovazione sistemica che coinvolga tutti gli attori territoriali e che si fonda sul mettere in relazione il capitale territoriale e la ricerca e sviluppo nelle nuove tecnologie. L’esperienza di Kublai è esemplificativa del lavoro fatto dal Ministero per lo Sviluppo Economico (MISE) per avvicinare i creativi alle fonti di finanziamento. I Living Lab allo stesso modo rappresentano l’esempio di come una PA può fare ricerca con gli utenti finali in un contesto reale. In entrambe i casi, quindi, la PA passa da ente finanziatore di progetti parcellizzati sul territorio a “mecenate” dello sviluppo e dell’innovazione del territorio, capace di mettere in rete non solo le persone ma anche le istituzioni. Luigi Taccone ha proseguito sul tema delle modalità per portare l’innovazione sul territorio a prescindere dalle tecnologie, evidenziando il ruolo delle competenze professionali e della necessità di integrazione tra istruzione, formazione, lavoro sulla quale in Italia ancora c’è un bel da fare…Il tassello dell’integrazione tra PA e Imprese è stato aggiunto da Sergio Duretti e Oreste Salvaggio. Attraverso l’esperienza del catalogo CSP si è ragionato su come le piccole e medie imprese italiane per la loro dimensione necessariamente deleghino ricerca e innovazione all’esterno e quindi sul come sia necessario pensare a qualcosa di sistema, a forme di aggregazione che svolgano questo ruolo in una logica nazionale e internazionale, considerando il contesto globalizzato in cui viviamo. Compito dell’amministrazione pubblica è quindi quello di costruire gli anelli mancanti tra PA e PMI, di sollecitare e saper sollecitare ricerca e innovazione. 

Di innovazione e tecnologie nella PA si è discusso su più tavoli: al tavolo 4, affrontando due temi apparentemente molto lontani tra di loro (accessibilità dei siti web e software Open Source) ma in realtà più affini di quanto si possa pensare, perché entrambi legati al diritto di accesso da parte dei cittadini ai servizi e alle informazioni prodotte dalle Pubbliche Amministrazioni. Al tavolo 5, più orientato ad approfondire condivisione di servizi, multi canalità e riuso tecnologico nella PA. Vediamo com’è andata.
Gabriele Bartolini ha introdotto il tema accessibilità dei contenuti web: a cinque anni dall’emanazione della Legge 4/2004: molti dei siti della Pubblica Amministrazione continuano a non essere ancora a norma e completamente accessibili. Quali sono i motivi? Come si può intervenire? Nella proposta di Bartolini, l’introduzione di controlli automatici di qualità, in un’ottica di risparmio e riduzione dei costi, può esser il primo passo verso una maggiore sensibilizzazione degli addetti ai lavori e dei dirigenti della PA nei confronti di un tema così importante, che riguarda il diritto all’informazione e alla partecipazione alla vita pubblica da parte di tutti, “senza distinzione di condizioni personali e sociali”. 

Su saperi PA trovi approfondimenti sul progetto Plonegov 

Opensource nella PA: in assenza di strategie nazionali di riferimento, le singole amministrazioni sperimentano variamente soluzioni software aperte. Nelle esperienze presentate al tavolo, al progetto internazionale PloneGov illustrato da Cesare Brizio, nel quale il software gioca un ruolo fondamentale perché facilita lo scambio di esperienza tra le amministrazioni aderenti e permette di ottimizzare le risorse, con un conseguente risparmio economico e di tempo, due fattori imprescindibili per un Pubblica Amministrazione che vuole essere veloce, efficiente, si è affiancato il racconto dell’esperienza realizzata in una piccola amministrazione, che ha introdotto anni fa il software open source e ha migrato tutte le proprie applicazioni verso una soluzione tecnologica aperta.
Rachele Muscarà, la relatrice che ha analizzato questo caso di studio per la propria tesi di Laurea, ha trasmesso un grande entusiasmo e coinvolgimento nella sua esposizione. Un software chiuso sarebbe riuscito a fare altrettanto? 

Open document, open content: al tavolo 7, Italo Vignoli (OpenOffice.org) ha condotto una riflessione a tutto campo sul tema dei formati standard e della proprietà dei contenuti nelle pubbliche amministrazioni. Il problema della conservazione dei documenti elettronici, l’assenza di indicazioni da seguire nella PA per l’uso del software opensource, la scarsa informazione dei cittadini e nella PA, associate ad una cultura della legalità dei software ancora poco diffusa…questi alcuni degli aspetti affrontati.
Sulla preservazione dei contenuti e l’interoperabilità dei formati, l’open source si sta sempre più affermando come soluzione affidabile, sostenibile sia dal punto di vista tecnologico che economico. In Italia, solo la Regione Umbria ha emanato una legge regionale che vincola l’uso dello standard ODF (formato riconosciuto dall’Unione Europea) per i documenti prodotti dall’amministrazione. Molto rimane da fare, soprattutto sul versante dell’educazione e informazione sia verso i cittadini che verso la PA su questi temi. 

Università 2.0: al tavolo 6, Roberto Chibbaro, ha evidenziato come le tecnologie partecipative di rete permettono di premiare la meritocrazia nelle Università e attivare migliori sinergie con il mondo del lavoro.
Votailprof è il primo social rating italiano che permette agli studenti di valutare i propri docenti, le scuole, le università. Il sistema si basa su parametri predefiniti, (la presenza del professore ai corsi, il comportamento durante gli esami, sui metodi e gli strumenti didattici utilizzati ecc.) ma soprattutto sfrutta il principio del social rating (voto sociale) tipico del web 2.0 Si tratta quindi di una valutazione informale e non obbligatoria per il professore, ma la logica dell’evitare la valutazione certo non è premiante per l’immagine dei professori refrattari!
La seconda esperienza presentata da Imma Citarelli, ha invece messo in evidenza come strumenti partecipativi web 2.0 possono massimizzare la condivisione e la diffusione della conoscenza ed essere adeguatamente introdotte in processi di apprendimento in modalità e-learning (apprendimento collaborativo).
Le esperienze presentate (Net Learning e Knowledge Management e Sound Planning and Management) hanno consentito di analizzare l’uso di tali tecnologie in rapporto alle metodologie didattiche e al tipo di percorso formativo da realizzare. 

Tecnologie e reti territoriali per la gestione condivisa di servizi avanzati: se ne è discusso ai tavoli 7 e 5, con riferimento alla comunicazione pubblica, ai servizi online e ai nuovi metodi e strategie informatiche in grado di assicurare l’accesso diffuso alle tecnologie nelle piccole amministrazioni. I servizi per la comunicazione possono essere una leva importante per far avanzare l’innovazione nella PA, ha sostenuto Paolo Subioli, che ha presentato Amelya: un servizio di comunicazione in outsourcing dedicato ai comuni sotto i 10.000 abitanti che consente alle amministrazioni di disporre di un servizio per le relazioni con il pubblico a consumo, efficiente, ecologico e a costi contenuti.

Su Saperi pa trovi approfondimenti sul progetto puglia comunicazione 2.0

Nel racconto di Eugenio Iorio, l’esperienza realizzata nella Regione Puglia per la comunicazione pubblica e i punti di forza del modello adottato dalla Regione: interoperabilità tra gli enti, coordinamento non accentramento della comunicazione, razionalizzazione della spesa pubblica, investimento in formazione. Con il progetto comunicazione 2.0, l’amministrazione ha fatto un “passo in più” e intrapreso la strada della diffusione del proprio modello nelle altre regioni: le resistenze delle gerarchie sono forti, l’attivazione di un patto di innovazione orizzontale tra enti è l’obiettivo verso il quale puntare per rendere più efficaci gli interventi attuati dalle amministrazioni pubbliche a supporto della comunicazione e informazione rivolta ai cittadini.
Per Claudio Forghieri, l’interazione cittadino/amministrazione deve adottare un modello distributivo nell’erogazione dei servizi ai cittadini: si basa su punti di accesso diffusi sul territorio, per avvicinare i cittadini ai servizi della PA, (vedi reti amiche) e ha come possibili scenari d’uso, per una pubblica amministrazione sempre più orientata verso la multicanalità, l’integrazione tra servizi telematici e contact center.
Al tema della gestione dei processi informatici della PA attraverso una rete di risorse distribuite, accessibili a livello globale e gestite in modo diffuso da provider esterni alle amministrazioni, è dedicata la presentazione di Carlo Verdino .sul cloud computing per i piccoli comuni. Nel passaggio dalla “Rete” alla “Nuvola” l’utente PA ha accesso a servizi informatici "consumer oriented": una serie di applicativi disponibili ed altamente personalizzabili, riusabili, dei quali mantiene il pieno controllo sia sul piano della condivisione che gestione dei servizi.

Tra le esperienze di innovazione della PA attraverso le tecnologie di gestione dei contenuti, Marco Croella, che ha raccontato della diffusione dell’editoria elettronica con riferimento alle esigenze della PA di contenimento dei costi legati all’uso della carta, Marco de Rossi di Liquida.it, un aggregatore di contenuti generati dai bloggers, un portale interamente generato dagli utenti, che raccoglie e rende più fruibili i contenuti della blogosfera, Gianluca Sabena, che ha presentato l’esperienza di utilizzo di MindTouch Deki, piattaforma open source per il lavoro collaborativo, all’interno dell’Accordo di programma quadro tra Regione Piemonte e Ministero della Gioventù.

 Delle video interviste ai partecipanti al Barcamp sono state realizzate da Gianluigi Cogo insieme con TheBlogTv, uno dei media sponsor dell’evento, e sono ora online su www.innovatoripa.it


Si ringraziano per i contributi Mariarosaria Russo, Margherita Coppola, Gianluca Affinito, Michela di Bitonto, Imma Citarelli, Sergio Agostinelli, Roberta Chiappe.

[1] “ Senza leader. Da Internet ad Al Qaeda: il potere segreto delle organizzazioni a rete”, di O. Brafman, R. A. Beckstrom, edizioni EtasLab 2007 

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