Cittadinanza digitale: come vincere la partita in cinque mosse

Home PA Digitale Servizi Digitali Cittadinanza digitale: come vincere la partita in cinque mosse

#forumpa2016 si apre su cinque raccomandazioni chiave che rivolge sia alla politica sia alle amministrazioni. Cinque mosse per far diventare realtà quella cittadinanzadigitale che è pure il primo degli articoli della Riforma Madia. Vediamole nel dettaglio

13 Maggio 2016

C

Carlo Mochi Sismondi, presidente Fpa

Alla vigilia dell’apertura del 27° FORUM PA (24-26 maggio al Palazzo dei Congressi di Roma) la tentazione di dire che non è cambiato nulla rispetto allo scorso anno è forte: molte leggi sono passate, molti annunci sono stati fatti, ma non molto sembra cambiato nei comportamenti degli uffici e nella vita dei cittadini e delle imprese che ancora non hanno sperimentato molte delle novità annunciate.

La manifestazione romana si apre quindi su cinque raccomandazioni chiave che rivolge sia alla politica sia alle amministrazioni. Cinque mosse per far diventare realtà quella cittadinanza digitale che è pure il primo degli articoli della Riforma Madia.

  1. Cambiare la PA non vuol dire comprare informatica: siamo di fronte ad un cambiamento epocale, ma il rischio di digitalizzare l’esistente senza cambiare i processi, i ruoli e le relazioni tra le amministrazioni è forte. Ma un adempimento stupido e inutile, come ad esempio la richiesta di un certificato che certifica dati che la PA nel suo complesso già possiede, non diventa più intelligente se lo facciamo con il PC da casa. Forse sarà un po’ più comodo, ma stupido rimane. Il cambiamento però va gestito e richiede una precisa individuazione della catena di comando e di obiettivi , indicatori, misure per ciascuna delle fasi che lo contrassegneranno. Inoltre questi elementi non possono cambiare ad ogni giro di Governo. Di questo parleremo a FORUM PA nel convegno sul piano triennale dell’AgID con Samaritani e i protagonisti pubblici e privati
  2. La PA digitale costa e l’innovazione a costo zero è una bufala: uno studio del Politecnico di Milano ci dice che abbiamo a disposizione più di 1,6 miliardi l’anno per l’Agenda digitale solo dalla programmazione europea che era 2014-2020 che non abbiamo ancora cominciato a spendere. Nonostante questo il nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale è pieno di raccomandazioni perché le innovazioni siano “senza aggravio di costi per la finanza pubblica”. Eppure anche il Consiglio di Stato, non certo uno spendaccione, nel dare il suo parere al nuovo CAD sottolinea che l’importanza della riforma (…) può giustificare il ricorso ad un ponderato incremento di spesa, atteso che l’eventuale erogazione di denaro pubblico potrà essere compensata dai risparmi di spesa derivanti dalla concreta e tempestiva applicazione della riforma stessa. Insomma, come per tutte le innovazioni, prima si spende poi si risparmia e si recupera, con vantaggio, quel che si è investito. Elementare.
  3. Non tutte le amministrazioni sono uguali: per la PA digitale dobbiamo studiare ambiti ottimali di costruzione e di erogazione dei servizi. I comuni devono mettersi insieme in aree vaste in grado di fornire servizi condivisi; la PA deve essere garante dei dati e delle regole e lasciare fare i servizi al mercato, ma secondo requisiti definiti e validi per tutti; va definito un modello di business che sia sostenibile per tutte le amministrazioni, anche per le più piccole. Del modello di business che deve sostenere il sistema delle infrastrutture immateriali, a cominciare da SPID, parleremo a FORUM PA in un convegno dedicato a cura di AgID
  4. Comprare bene non vuol dire fare come si è sempre fatto : la PA spende oltre 6 miliardi l’anno per l’ICT, ma ha comprato sino ad ora malissimo sia informatica sia innovazione. Le amministrazioni, spesso approfittando della confusione delle norme, hanno privilegiato le grandi gare assegnate sempre agli stessi piuttosto che strade innovative. Ora il nuovo codice degli appalti non offre più alibi: è possibile usare il dialogo competitivo per definire meglio cosa veramente serve, è possibile creare partenariati d’innovazione per realizzare prototipi e soluzioni pilota. Basta avere più coraggio ed essere accompagnati da linee guida chiare che abbattano la propensione dei funzionari alla “burocrazia difensiva”, ossia a non fare nulla che no si sia già fatto.
    Il procurement pubblico è al centro di un importante convegno di FORUM PA dove faremo il punto sul nuovo codice dei contratti.
  5. Infine non reinventiamo ogni volta la ruota: l’hanno già inventata! Troppo spesso le amministrazioni lavorano come monadi e non conoscono quello che fanno amministrazioni omologhe, magari sugli stessi temi. E’ necessario un intelligente e pervasivo trasferimento delle buone pratiche, delle esperienze tratte anche degli errori, delle competenze. E’ quindi il momento di: favorire comunità di pratica, che mettano in comune esperienze, ma anche prodotti sulla base di una volontà di standardizzare le soluzioni piuttosto che personalizzare ciascuno la sua. E’ per questo che nasce l’iniziativa Cantieri della PA digitale.

> Cinque dei dieci tavoli di lavoro previsti dal progetto I Cantieri della PA digitale, hanno avviato le attività. A #forumpa2016 sicurezza, cittadinanza, sanità, scuola e procurement apriranno il confronto ad una community allargata per definire le raccomandazioni per una PA digitale, che ci proponiamo di portare all’attenzione del decisore politico. Chi fosse interessato a partecipare troverà qui maggiori informazioni.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!