Cosa devono fare le PA per migrare al cloud

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Le amministrazioni sono chiamate ad attuare la migrazione al cloud sulla piattaforma PA digitale 2026 e il Dipartimento per la Trasformazione Digitale è pronto ad accompagnarle nel percorso di trasmissione dei piani di migrazione predisposti e nella successiva fase di monitoraggio dei risultati. Vediamo come, passo per passo

27 Aprile 2023

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Maria Pia Giovannini

Vice Presidente del CDTI di ROMA

Foto di Robynne Hu su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/HOrhCnQsxnQ

Le amministrazioni sono chiamate ad attuare la migrazione al cloud entro il 2026 e il DTD – Dipartimento per la Trasformazione Digitale ha emesso degli avvisi per l’erogazione di fondi per eseguire i piani di attuazione: ormai chiusi quelli a favore delle Scuole e dei Comuni, sono in scadenza quelli per le PAC (28 aprile) e quello per le Asl e le AO (19 maggio).

Il Dipartimento è pronto per dare assistenza alle amministrazioni nella presentazione dei piani per la migrazione e nel successivo monitoraggio per l’esecuzione degli stessi, creando anche dei presidi territoriali. L’ACN – Agenzia delle Cybersecurity Nazionale ha dettato le regole per la classificazione dei servizi da parte delle PA e per la qualificazione di quelli forniti alle PA dai provider.

La criticità più seria è la scarsità di risorse con competenze tecniche e manageriali adeguate ai programmi necessari per la migrazione, considerato anche il tempo, molto contenuto, con cui questi programmi vanno presentati per ottenere i finanziamenti previsti dagli avvisi.

Il contesto

Entro il 2026 tutte le Pubbliche Amministrazioni devono trasferire i loro servizi e dati, in alternativa:

  • Sul PSN – Polo Strategico Nazionale
  • Su CLOUD qualificati
  • Su infrastrutture che garantiscono livelli minimi di base di sicurezza, di capacità elaborativa, di risparmio energetico e di affidabilità (come definiti nell’art.7 del Regolamento adottato da AGID con la Determinazione 628/2021, e relativo Allegato A)

Si tratta di un processo non semplice che prevede quattro “macro-step”:

  1. La scelta strategica delle infrastrutture (PSN, Cloud qualificati, …) dove migrare i propri servizi. La possibilità di scegliere soluzioni diverse (purché “qualificate”) richiede che venga in via prioritaria definita una strategia all’interno dell’amministrazione che tenga conto delle indicazioni dell’ACN, ma anche delle iniziative sul territorio (ad esempio regionali o di interesse di amministrazioni della stessa categoria) piuttosto che delle indicazioni a carattere nazionale sulle caratteristiche delle diverse infrastrutture disponibili.
  2. Il censimento dei servizi erogati e dei dati gestiti e la loro classificazione come ordinari, critici o strategici, che deve essere trasmessa ad ACN.
  3. La produzione, ove non già ospitati da cloud o infrastrutture come sopra indicato, di un piano di migrazione, scegliendo le soluzioni più adeguate. Anche questo piano deve essere trasmesso ad ACN.
  4. Infine la migrazione vera e propria, sfruttando, ove possibile, i finanziamenti resi disponibili dal PNRR o da programmi analoghi.

I passi per effettuare la migrazione

Il primo passo che devono affrontare molte Amministrazioni è quella di effettuare un censimento tecnico/funzionale, strutturato e completo, dei propri dati e servizi. Infatti le informazioni a riguardo sono spesso “di alto profilo” (a carattere amministrativo-burocratico), ma non tecnico. Talvolta, a livello centrale, le informazioni su servizi gestiti autonomamente da Unità Organizzativa “decentrate” sono superficiali. Quasi sempre, poi, la conoscenza del servizio non implica quella dei dati gestiti.

Il secondo passo è quello di classificare correttamente i servizi censiti come “ordinari”, “critici” o “strategici” (come indicato nella Determina ACN n. 306 del 18 gennaio 2022), classificazione che dev’essere poi trasmessa ad ACN come prerequisito al piano di migrazione.

Per effettuare tale classificazione la gran parte delle Amministrazioni locali sono facilitate da una “classificazione standard” già predisposta da ACN (ad esempio per i Comuni, le ASL e le Aziende Ospedaliere, le Scuole). Può accadere, tuttavia, che un’Amministrazione fornisca un servizio non individuabile nella lista ACN, oppure che l’Amministrazione non concordi con la classificazione di default. Ci sono, poi, le Amministrazioni particolari, che non dispongono di una lista predisposta da ACN. Per questi casi ACN ha predisposto un “tool” online che può aiutare a definire la corretta classificazione, mediante un “rate” calcolato in base alle risposte fornite dall’amministrazione ad un questionario sul servizio.

Tutto ciò premesso, si può comunque osservare che – nell’ambito delle PAL – la grandissima maggioranza dei servizi erogati e dei dati gestiti sono ordinari, con qualche eccezione nei grandissimi Comuni, nelle Regioni e negli enti a carattere sanitario, dove diversi servizi e dati sono predefiniti critici.

Il terzo passo che si presenta all’Amministrazione è quella di predisporre – e inviare a DTD – il Piano di Migrazione dei servizi e dati precedentemente censiti e classificati.

Qui le variabili da considerare sono molteplici:

  • Le caratteristiche tecniche del servizio da migrare: l’architettura HW/SW che lo realizza, infatti, può essere già compatibile con le architetture cloud, oppure no. Nel secondo caso l’Amministrazione deve scegliere tra le soluzioni cosiddette di tipo “re-platform”, “re-purchase” o “lift & shift”.
  • Disponibilità contrattuali offerte, in particolare, dagli accordi quadro delle Stazioni Appaltanti (CONSIP, …) che siano compatibili con la soluzione tecnica scelta (v. sopra).
  • Disponibilità economiche interne all’Amministrazione o altri fondi da affiancare a quelli del PNRR per completare la migrazione che non potrà essere coperta dai soli fondi del PNRR (come le attuali misure 1.1 e 1.2) erogati dal DTD.
  • Priorità e tempi: la migrazione al cloud non avverrà quasi mai “in blocco” per tutti i servizi dell’Amministrazione, che dovrà stabilire una priorità indotta da molteplici fattori. Ad esempio si dovranno considerare la vetustà dell’applicativo, il tasso d’errore, i costi di manutenzione, … ecc.

Il quarto passo, infine, è il più concreto e complesso: condurre correttamente a termine la migrazione.

In alcuni casi un servizio di supporto alla migrazione è disponibile da parte del medesimo CSP – Cloud Service Provider che ospiterà il servizio, ma non sempre. In questo caso l’Amministrazione dovrà fare da sola o cercare un partner sul mercato, anche per poter selezionare e valutare i diversi prodotti presenti nel “Cloud Marketplace” gestito da ACN.

Si consideri che la migrazione può essere più o meno complessa. Dovrebbe essere relativamente semplice, ad esempio, se l’Amministrazione decide di fare il re-hosting del servizio attuale, così com’è, sulla nuova infrastruttura. Può diventare tecnicamente più complessa nel caso di “re-platform”, oppure organizzativamente più complessa nel caso, ad esempio, di sostituzione con un servizio SaaS qualificato.

In conclusione – soprattutto se si considera il fatto che non c’è un solo servizio da migrare, ma tutti, e plausibilmente con strategie diverse – è facile dedurre che è indispensabile un servizio di conduzione del progetto da parte di personale che sia altamente qualificato in questo campo.

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