Dati, cloud, IA per il benessere economico e sociale

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Fondamentali anche sovranità digitale, interoperabilità e sostenibilità, come emerso a FORUM PA 2025 durante la tavola rotonda “L’innovazione per il benessere economico e sociale”, con le testimonianze di Istat, Ministero del Lavoro, Ministero della Salute e Ministero dell’Ambiente. Al successo della trasformazione digitale, anche in ottica di welfare e inclusione, contribuiscono il rapporto tra PA e fornitori, “che deve essere una vera partnership”, ha affermato Massimo Nappi, Cloud Tech Public Sector Italy Lead di Oracle, “e la capacità delle PA, da un lato, di rompere i silos applicativi e dei vendor, dall’altro, di essere flessibili e non generare lock-in”

2 Luglio 2025

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Patrizia Licata

Giornalista

FORUM PA 2025. Palazzo dei Congressi - Roma | Foto Rina Ciampolillo

La digitalizzazione nella pubblica amministrazione rappresenta una leva fondamentale per attuare le politiche di benessere economico e sociale: l’adozione di strumenti come il cloud, l’intelligenza artificiale e le piattaforme interoperabili favoriscono l’integrazione dei dati e la personalizzazione degli interventi e ciò permette a sua volta di migliorare l’efficienza dei servizi. Se ne è discusso a FORUM PA 2025 durante la tavola rotonda “L’innovazione per il benessere economico e sociale”, organizzata in partnership con Oracle.

“La prima leva della trasformazione digitale è il cloud, che abilita lo sviluppo di servizi essenziali fruibili a tutti in modo inclusivo”, ha affermato Massimo Nappi, Cloud Tech Public Sector Italy Lead di Oracle. “Per Oracle, infatti, il modello di cloud da adottare è un fattore critico per il successo. Accanto a questo, però, ce n’è un altro: la metodologia di lavoro da implementare, soprattutto nel rapporto tra PA e fornitori, che deve essere una vera partnership. Noi puntiamo sul concetto dell’ “Internet of clouds”, che significa far interagire cloud diversi, sia pubblici, come quello di Oracle, sia privati, come quelli delle in-house regionali. Queste piattaforme devono essere interoperabili con un modello incentrato su sovranità e diffusione territoriale”.

Il digitale come leva strategica per le politiche sul benessere

Un chiaro esempio di come il digitale sia una leva strategica anche per le politiche sul welfare è stato portato alla tavola rotonda da Istat. La digitalizzazione dei processi di rilevazione statistica ha migliorato la qualità dei dati, riducendo l’impatto sui cittadini e aumentando l’efficienza delle indagini, ha riferito Massimo Fedeli, Direttore del Dipartimento per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell’informazione statistica di Istat. Il censimento, infatti, è diventato annuale e a campione, digitalizzato attraverso l’uso di tablet e strumenti di supporto all’indagine: si ottengono così informazioni più accurate e tempestive, utili per politiche basate su evidenze solide, con un minore disturbo per il cittadino.

Un altro esempio è quello del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. “La trasformazione digitale è essenziale per affrontare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, che oggi ha raggiunto un tasso del 50%”, ha riferito Vincenzo Caridi, Capo Dipartimento per le politiche del lavoro, previdenziali, assicurative e per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro del Ministero. Strumenti come il SISL (Sistema Informativo Sociale Lavorativo) e il Fascicolo Sociale Lavorativo integrano dati su formazione, esperienze e aspirazioni dei cittadini e aiutano ad allineare domanda e offerta e a attuare una politica di accompagnamento.

Queste soluzioni, inoltre, fanno leva sull’IA per erogare un orientamento e una formazione più mirati, anticipando i fabbisogni professionali.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale

Anche per Istat l’impiego dell’intelligenza artificiale è una naturale evoluzione. In indagini come quelle condotte dall’ente statistico, usare i big data, inclusi quelli detenuti dai privati, è essenziale per rafforzare le analisi pubbliche. A tal fine, ha affermato Fedeli, è necessario “superare la frammentazione dei dati e migliorare la loro qualità attraverso investimenti e metodologie innovative”, tra cui l’intelligenza artificiale. “La sfida dello sfruttamento di queste quantità di dati passa per l’impiego di soluzioni di IA”, ha ribadito il dirigente.

Diverse PA stanno usando l’intelligenza artificiale per potenziare gli strumenti digitali. Giovanni Leonardi, Capo Dipartimento della salute umana, della salute animale e dell’ecosistema (One Health) e dei rapporti internazionali del Ministero della Salute, ha citato il sistema Classifarm, che raccoglie dati sugli allevamenti, il benessere animale e la biosicurezza, e la piattaforma congiunta, attualmente in costruzione, per l’integrazione dei dati ambientali e sanitari. Entrambi gli strumenti sono supportati dall’IA, permettendo interventi più efficaci e trasparenti.

Integrazione dei dati e data center: questioni strategiche

Un approccio infrastrutturale all’innovazione è quello del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che sta investendo nella digitalizzazione della raccolta differenziata, nella tracciabilità dei rifiuti tramite il sistema Rentri(Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti) e nel sistema integrato di monitoraggio ambientale (grazie a fondi del PNRR), con il coinvolgimento di tutte le amministrazioni centrali e istituti di ricerca.

Il successo di questi progetti e, in generale, delle politiche per affrontare il cambiamento climatico (che ha un forte impatto sul benessere economico e sociale) dipende strettamente dalla disponibilità di dati aggiornati e interoperabili, ha indicato Laura D’Aprile, Capo Dipartimento sviluppo sostenibile, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Correlato e strategico il tema dei data center: “Dobbiamo garantire che vengano realizzati minimizzando gli impatti ambientali, economici e sociali”, ha affermato D’Aprile.

La sovranità digitale

Da questo punto di vista, Oracle ha la gestione dei dati nel suo DNA. E ora i dati diventano la base delle implementazioni IA. “L’intelligenza artificiale è il motore della rivoluzione digitale e questo motore ha bisogno di carburante di qualità – appunto i dati”, ha affermato Nappi. “Fornitori e PA sono chiamati a uno sforzo congiunto per rendere i dati sempre più aperti e interoperabili: le PA, da un lato, devono rompere i silos applicativi, e noi vendor, dall’altro, dobbiamo realizzare soluzioni e piattaforme che non creino lock-in”.

La sovranità, a sua volta, implica che i fornitori siano flessibili, perché i loro prodotti sono sì standardizzati, ma devono anche adeguarsi alle normative di ciascun Paese.

“Oracle lavora in questa direzione: abbiamo realizzato con il Polo Strategico Nazionale, all’interno dei data center del nostro Partner Tim, un modello di gestione condiviso che ci rende uno dei pochi, se non forse l’unico cloud hyperscaler candidabile alla qualificazione QC3 per la sovranità dei dati”, ha evidenziato Nappi.

Inoltre, se l’IA è un motore di digitalizzazione, questo motore deve anche consumare poco e non inquinare. “Il modello migliore è l’IA sovrana e distribuita, ma anche sostenibile, e qui, di nuovo, è necessario l’impegno dei fornitori”, ha indicato Nappi.

La sostenibilità e la collaborazione pubblico-privato

Sulla sostenibilità Oracle sta lavorando lungo tre direttrici: cerca di utilizzare fonti energetiche alternative e autonome per i data center, che non incidano sul fabbisogno comune (NdR già in Europa tutte le cloud region di Oracle sono alimentate a energia rinnovabile), lavora sulle infrastrutture che erogano servizi di piattaforma basati sulle GPU, per avere il miglior rapporto costo-performance, e sostiene le aziende che sviluppano piattaforme IA finalizzate all’utilizzo ottimale delle risorse.

Ma al di là degli strumenti tecnologici e della gestione delle risorse ambientali, un altro elemento è emerso dal dibattito come fondamentale per il successo delle politiche di welfare: la collaborazione tra istituzioni pubbliche e mondo privato. Si tratta di un vero salto di qualità per realizzare l’inclusione, che richiede sia l’impegno dei fornitori a realizzare soluzioni interoperabili e sovrane per la PA, sia l’impegno culturale della PA ad abbracciare l’innovazione come semplificazione e modernizzazione di applicativi e metodologie.

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