e-Inclusion 2008: le tecnologie non siano barriere

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L’Unione Europea arriva al 2008 con differenze strutturali e regionali rilevanti. Altrettanto rilevanti sono le tendenze socio-demografiche comuni e assolutamente prioritari gli obiettivi condivisi a Lisbona. Aspettativa di vita media, tassi di immigrazione, domanda di welfare in crescita. Obiettivi al 2010: fare dell’UE l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, basata su sostenibilità, occupazione e inclusione sociale.

23 Gennaio 2008

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Chiara Buongiovanni

Articolo FPA

L’Unione Europea arriva al 2008 con differenze strutturali e regionali rilevanti. Altrettanto rilevanti sono le tendenze socio-demografiche comuni e assolutamente prioritari gli obiettivi condivisi a Lisbona. Aspettativa di vita media, tassi di immigrazione, domanda di welfare in crescita. Obiettivi al 2010: fare dell’UE l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, basata su sostenibilità, occupazione e inclusione sociale.

In questo quadro l’e-inclusion è destinata a divenire una dimensione costitutiva delle politiche UE. Questione di mainstreaming, come dicono a Bruxelles, al lancio dell’iniziativa e-Inclusion 2008. Vediamo perché.

e-Inclusion 2008
L’iniziativa e-Inclusion per il 2008 era stata annunciata nell’ambito del piano i2010 – La società dell’informazione e i media al servizio della crescita e dell’occupazione per poi essere ripresa nella Dichiarazione Ministeriale di Riga del giugno 2006, sottoscritta da più di 30 Stati impegnati ad aumentare gli sforzi a favore dell’inclusione digitale. Con la COM(2007) 694 della Commissione Europea (novembre 2007) l’impegno di Riga viene strategicamente delineato mentre si propone una campagna di sensibilizzazione dal titolo "e-Inclusion, be part of it", al fine di migliorare la consapevolezza delle opportunità in campo, aumentare la visibilità di buone e innovative pratiche e promuovere il networking tra società civile, imprese e autorità pubbliche, fissando la Conferenza ministeriale di verifica e rilancio degli obiettivi a fine anno. Sei le priorità mutuate da Riga: divide territoriali, anziani, accessibilità, IT skills and competences, diversità culturale, e-government inclusivo.

Gli impegni
Sulla base degli impegni di Riga e degli studi di supporto, l’iniziativa e-Inclusion chiama gli Stati, le Regioni e le parti interessate a trasformare le parole in azione, identificando tre ambiti e fornendo indicazioni di massima a ciascun soggetto, in ciascun ambito secondo le proprie competenze, in una strategia paneuropea coordinata e sinergica. 

  • Offrire a tutti la possibilità di partecipare alla società dell’informazione: Colmare il divario in materia di banda larga grazie al supporto economico dei fondi UE e l’impegno delle autorità regionali e locali; Colmare il divario in materia di e-accessibilità con l’impegno del settore ICT ad adottare entro il 2010 soluzioni rispettose della privacy per soggetti disabili, con un’accelerazione dei processi di standardizzazione da parte di imprese e utilizzatori e un impegno maggiore in termini di follow up e monitoraggio da parte degli Stati, insieme all’impegno della Commissione in materia di ricerca, sperimentazione, valutazione/benchmarking e azioni legislative partecipate; Affrontare il divario delle competenze digitali, per cui si indica la responsabilità delle autorità a tutti i livelli, delle imprese e degli organismi sociali, seguendo gli orientamenti che saranno forniti dalla Commissione per le politiche in materia di competenze digitali dei gruppi vulnerabili.
  • Accelerare la partecipazione effettiva dei gruppi a rischio di esclusione, migliorandone la qualità della vita: Integrare le categorie socialmente svantaggiate grazie a servizi elettronici moderni, soprattutto servizi sociali di e-gov potenziati con il sostegno della Commissione attraverso l’ICT-PSP, progetti pilota e scambio di best practice; Affrontare i problemi dell’invecchiamento, delle condizioni di salute e della disabilità nella società dell’informazione, attraverso l’attuazione condivisa del piano d’azione "Invecchiare bene nella società dell’informazione" da parte di industria, associazioni di utilizzatori, Stati e Commissione, che supporta la ricerca, la diffusione di soluzioni innovative e si impegna a elaborare una Raccomandazione sull’interoperabilità dei servizi di e-health e una iniziativa sulla telemedicina; Studiare le possibilità offerte dalle ICT per i giovani emarginati e i migranti a rischio di esclusione, con una responsabilità primaria per imprese e autorità pubbliche per l’istituzione di servizi innovativi con contenuti multilingue e adattati, con il sostegno della Commissione nell’ambito del 7° PQ e dell’ICT-PSP.
  • Integrare le azioni a favore dell’e-inclusion, ottimizzandone l’impatto a lungo termine: Rafforzare e sostenere l’impatto mediante la razionalizzazione e il coordinamento, attraverso la costituzione di una partnership aperta tra imprese, organizzazioni sociali e autorità pubbliche, l’impegno politico a tutti i livelli a integrare l’e-inclusion in tutte le politiche pertinenti, il chiarimento di diritti e obblighi dei consumatori in ambiente digitale da parte della Commissione, che valuterà l’impatto delle misure per l’e-inclusion alla luce dell’art. 13 Trattato UE (non discriminazione), in piena attuazione della Convenzione ONU sui diritti dei disabili; Comprendere meglio l’e-inclusion e confrontare i progressi compiuti, attraverso attività di analisi, monitoraggio e follow up in relazione alla tabella di marcia definita a Riga.


Fatti e questioni

Come ci spiega Benedetta Rivetti – della PCM e referente per l’Italia sull’iniziativa e-Inclusion – dalle riunioni tenutesi a Bruxelles per la definizione delle aree di intervento, è risultato che mentre politiche come la copertura territoriale erano già da tempo sull’agenda degli Stati, meno attenzione è stata data, in particolare da alcuni Stati, alle politiche di e-inclusion per categorie particolari, svantaggiate e/o disabili. Del resto dagli studi di riferimento della Commissione risulta che circa il 40% della società europea non gode appieno delle opportunità della società dell’informazione. In particolare, sono circa 200 milioni gli europei che non utilizzano internet, dato in stretta relazione con dimensioni quali: istruzione (25% tra i lower educated sono utenti di internet contro 77% tra gli higer educated), età (10% tra gli over64, contro 73% del gruppo 16-24) impiego (38% tra i disoccupati e 17% tra le persone economicamente inattive contro 60% tra gli occupati e 84% tra studenti). Chiaramente – riporta la Rivetti – queste disparità vanno affrontate in termini di urgenza sociale, avendo una connessione di lungo termine con le disuguaglianze e il benessere delle persone nella nostra società. Dagli studi che la Commissione ha analizzato nella preparazione dei lavori – continua – è stato evidenziato che l’Europa è un continente ad alto tasso di anzianità e che dunque, in prospettiva, gli investimenti in e-inclusion per gli anziani rappresentano una questione sociale strettamente connessa agli obiettivi di crescita economica e innovazione di Lisbona, non tralasciando l’esistenza di un rilevante e crescente "mercato degli anziani" con annesse conseguenze e sviluppi. Annunciando a breve un’indagine su approcci e iniziative intraprese in Italia in risposta all’appello europeo, ci piace chiudere sollevando un’ultima questione, sollevata a Bruxelles come a Riga e (assicura la Rivetti) molto presente nei contesti nazionali: attenzione a che, in nome dell’e-inclusion, le tecnologie non diventino paradossalmente una barriera alla fruizione del servizio o all’esercizio del diritto. Sembra un principio ovvio…ma, se ci sforzassimo, forse qualche esempio del contrario ci verrebbe alla mente. Approfondiremo a breve.

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