PSN e Strategia Cloud Italia: a che punto siamo e come supportare la PA in questo percorso

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La PA sarà impegnata, da oggi al 2026, in una faticosa ma necessaria attività di migrazione verso il cloud per migliorare sia la gestione interna sia i servizi ai cittadini. In questa transizione, durante la quale dovrà essere garantita anche l’operatività corrente, come supportare le amministrazioni nella gestione efficace, semplice e flessibile dei dati? Come favorire il superamento dei silos tuttora presenti in direzione dell’interoperabilità? Un focus realizzato in collaborazione con Pure Storage

30 Agosto 2022

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Redazione FPA

Photo by Anastasia Petrova on Unsplash - https://unsplash.com/photos/xu2WYJek5AI

L’aggiudicazione del Polo Strategico Nazionale (PSN) lo scorso 22 giugno, ha rappresentato un passo in avanti nella realizzazione della missione del PNRR che punta all’accelerazione della trasformazione digitale della PA. La creazione del PSN rappresenta, infatti, uno dei tre obiettivi della Strategia Cloud Italia. Gli altri due punti sono la classificazione dei dati e dei servizi pubblici e la migrazione verso il cloud di dati e servizi digitali della Pubblica Amministrazione.

La Strategia prevede un percorso guidato per accompagnare le PA italiane nella migrazione dei dati e degli applicativi informatici verso il cloud, in coerenza con gli obiettivi del PNRR, e portare il 75% delle amministrazioni italiane ad utilizzare il cloud entro il 2026.

Per raggiungere questo obiettivo le amministrazioni centrali, le aziende sanitarie locali e le principali amministrazioni locali potranno attingere alle risorse economiche previste dalla Missione 1 – Componente 1 – del PNRR per effettuare la migrazione verso il PSN (investimento 1.1) di dati e servizi classificati come “critici” o “strategici” secondo quanto previsto dalla Strategia Cloud. A queste si aggiungono poi le risorse previste per il supporto alla migrazione di dati e servizi di tipo “ordinario” in ambienti cloud certificati (investimento 1.2).

Nel complesso, le risorse previste dal PNRR dedicate alla digitalizzazione della PA ammontano a oltre 6 miliardi di euro che si vanno a sommare a una cifra analoga stanziata per le reti ultraveloci indispensabili per operare in cloud. Una quota di finanziamenti per la trasformazione digitale della PA (circa un terzo) è significativamente dedicata al miglioramento dei servizi delle amministrazioni ai cittadini che potranno trarre vantaggio dal miglioramento infrastrutturale, dalla maggior flessibilità applicativa, dai minori tempi di sviluppo, dalla migliore condivisione dei dati che l’evoluzione al cloud renderà possibile. Vanno in questa direzione le linee indicate nel Piano Triennale e in Italia digitale 2026, condivisi nel PNRR e che accompagnano il principio cloud first, come inclusione e accessibilità dei servizi, user-centric, fin dalla progettazione, once only, sicurezza e privacy by design, data driven e agile.

Quale percorso verso il cloud

La formulazione degli obiettivi è chiara e la maggior parte delle PA è consapevole dei vantaggi che il cloud offre per accedere in modo agile ai dati, per valorizzarli e condividerli. Tuttavia sono ancora molti i passaggi e gli ostacoli da superare, come la mancanza di competenze interne e la gestione dei processi legacy che ostacola la transizione digitale ma non può essere abbandonata da un giorno all’altro.

Il piano Italia Digitale 2026 prevede che, entro il primo trimestre del 2023, gli enti pubblici coinvolti (oltre 12mila) si siano dotati di un piano di migrazione da completare entro il 2026. Per farlo sarà necessario definire un approccio flessibile e un percorso di cambiamento fluido, in cui convergono diversi ambienti che devono comunicare efficacemente, reagire rapidamente ai cambiamenti e garantire sostenibilità economica nel lungo periodo.

L’esperienza internazionale e quella delle imprese che già hanno sperimentato il percorso di migrazione al cloud indica quattro principali strategie:

  • Lift & Shift che si basa sulla migrazione di un’applicazione verso un nuovo ambiente Cloud infrastrutturale (IaaS), senza variazioni sostanziali del software;
  • Replatforming che consiste nella migrazione dell’applicazione in un nuovo ambiente di esecuzione nel Cloud (PaaS), dopo un processo di adattamento a livello di framework di sviluppo e di codice;
  • Refactoring che prevede la riprogettazione e la riscrittura (parziale o totale) dell’applicazione per renderla cloud-ready prima della migrazione (IaaS o PaaS);
  • Repurchasing che prevede la sostituzione della vecchia applicazione con un servizio Cloud (SaaS).

Secondo l’indagine realizzata da AgID, “La Spesa ICT 2021 nella PA italiana”, le PA che stanno adottando il cloud nella modalità journey to cloud prevedono più fasi: tutte le nuove applicazioni vengono gestite in cloud, mentre quelle legacy, se non possono essere sostituite, vengono riscritte in modalità cloud-ready. Per l’opzione cloud first, il cloud è sempre preferito all’on premise, se le componenti applicative o infrastrutturali possono essere gestite as a service. Infine, anche in vista della migrazione al PSN, è prevalente l’impiego di servizi di tipo IaaS.

La sfida del cloud ibrido

Sia nel mondo privato sia nella PA il modello prevalente è l’Hybrid Cloud, ambiente che utilizza Cloud pubblico, Cloud privato e soluzioni on-premise, con l’obiettivo di trarre il meglio dalle diverse modalità e di rispondere alla necessità di far comunicare il patrimonio IT esistente (generalmente in locale) con quanto via via trasferito o realizzato in cloud.

La sfida è far parlare in modo efficace sistemi sempre più distribuiti e complessi, supportando rapidamente i cambiamenti e garantendo la sostenibilità economica. L’orchestrazione dell’Hybrid Cloud necessita di un nuovo approccio capace di trovare l’equilibrio ottimale tra costi e funzionalità, mettendo al centro i servizi per superare i silos. Condizione questa necessaria anche per far sì che dati e applicazioni delle diverse amministrazioni si parlino senza costringere il cittadino, come ancora accade, a svolgere il ruolo di integratore.

La proposta di Pure Storage

Per accompagnare le pubbliche amministrazioni nel percorso di migrazione serve un approccio moderno ai dati, come quello proposto da Pure Storage, sia on-premise sia in-the-cloud, rendendoli veloci, condivisi e on-demand, affidabili e sicuri. La Modern Data Experience offerta dalle soluzioni di Pure si basa su tre caratteristiche chiave fondamentali per le PA a tutti i livelli:

  • è semplice, grazie a servizi di archiviazione definiti da API, strumenti di gestione comuni e actionable analytics;
  • è senza soluzione di continuità, grazie a servizi di archiviazione in grado di gestire più protocolli, livelli e cloud in un unico ambiente:
  • è sostenibile, consentendo alle amministrazioni di acquistare solo ciò di cui hanno bisogno, quando ne hanno bisogno, eseguire l’aggiornamento all’ultima versione senza problemi o costi aggiuntivi.

Le PA possono sfruttare questi prodotti e servizi per favorire il consolidamento dei data center, costruire architetture multi-cloud e creare servizi ad alta disponibilità.

Grazie a questa strategia le PA possono estrarre il massimo valore dai dati, riducendo la complessità e le spese di gestione dell’infrastruttura. Particolarmente utile, per la creazione di nuove applicazioni cloud native o per l’adattamento di vecchie applicazioni, risulta la possibilità che Pure offre di alimentare gli sviluppatori con dati on-demand, rendendo lo sviluppo delle applicazioni più veloce e abilitando l’agilità necessaria per DevOps e la pipeline continuous-integration-continuous-delivery. L’approccio flessibile facilita un’adozione graduale del cloud, favorita dalla modalità as-a-Service, valida sia per l’infrastruttura di storage nel Data Center locale sia in cloud, come pure per il modello ibrido.

L’offerta as-a-service di Pure, Evergreen//One (in precedenza Pure as-a-Service™), offre l’agilità e la flessibilità dello storage su public cloud con la sicurezza e le performance di un’infrastruttura all-flash e consente di allineare i progetti di trasformazione digitale ai risultati aziendali in base agli SLA, senza dipendere dall’hardware. Questa proposta fa di Pure Storage l’unica azienda sul mercato a offrire un abbonamento unificato per garantire la completa flessibilità tra le soluzioni on-premise e nel cloud.

Grazie alle soluzioni fin qui sintetizzate e a ulteriori soluzioni di storage (hardware e software sempre aggiornate in automatico grazie al modello Evergreen che consente alla tua infrastruttura di essere sempre al passo con i tempi), Pure Storage offre alle amministrazioni pubbliche una piattaforma che le supporta in modo facile e flessibile nella transizione al cloud aiutandole a rispettare i tempi previsti.

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