In Piemonte si sperimenta la banda larga sullo spettro televisivo
I White spaces sono le frequenze parzialmente vuote lasciate dai broadcaster dopo il passaggio al Digitale terrestre, che diventano luoghi di sperimentazione per portare internet a banda larga in zone, come le aree montane, difficili da raggiungere con la rete.
Un ambito di applicazione su cui si è pronunciata il 20 settembre anche la Commissione Europea, fissando il 2013 come termine ultimo per la definizione di regole per l’uso efficiente delle frequenze libere, i white spaces o spazi bianchi appunto.
6 Ottobre 2010
Redazione FORUM PA
I White spaces sono le frequenze parzialmente vuote lasciate dai broadcaster dopo il passaggio al Digitale terrestre, che diventano luoghi di sperimentazione per portare internet a banda larga in zone, come le aree montane, difficili da raggiungere con la rete.
Un ambito di applicazione su cui si è pronunciata il 20 settembre anche la Commissione Europea, fissando il 2013 come termine ultimo per la definizione di regole per l’uso efficiente delle frequenze libere, i white spaces o spazi bianchi appunto.
La sperimentazione White Spaces, guidata dal Politecnico di Torino e CSP, prima in Italia, è autorizzata dal Ministero dello Sviluppo Economico grazie alla disponibilità di Rete Capri che ha concesso in uso una frequenza libera.
La Regione Piemonte, attraverso Wi-Pie, il programma regionale di diffusione della banda larga in Piemonte, sostiene l’iniziativa nell’ambito della continua attenzione riservata al problema della riduzione del digital divide, specialmente nelle aree montane.
La scelta è quindi ricaduta sulle Valli di Lanzo, e in particolare in Val di Viù, dove è stato permesso al gruppo di ricerca di utilizzare una frequenza televisiva per fini diversi, ovvero per la connettività a banda larga.
Un’applicazione importante per portare rete nelle aree marginali, se si pensa che i ripetitori televisivi sono ovunque, le frequenze già disponibili, e che l’abbinamento con la tecnologia wifi può permettere una copertura del servizio molto più estesa.
Una circostanza che garantirebbe connettività in aree mai raggiunte da servizi a larga banda qualificati, che possono essere così forniti riutilizzando parzialmente infrastrutture esistenti. Le frequenze inutilizzate vengono quindi destinate a una funzione diversa, importantissima per ridurre le distanze tra aree isolate e “centro”, con tutte le implicazioni economico-sociali che questo comporta. Interesse attivo viene manifestato anche dall’Associazione di Consumatori-utenti televisivi UTELIT Consum, e dalle emittenti locali, che hanno manifestato interesse per diventare parte della sperimentazione: tra queste Telestudio unita da tempo a CSP con un accordo di collaborazione.
Francesco Profumo, Rettore del Politecnico di Torino, presenta così l’iniziativa: “Il digital divide è oggi un ostacolo alla crescita di settori importanti in Piemonte, come in Italia e in diverse regioni Europee. E’ quindi con grande soddisfazione che il Politecnico di Torino, con il supporto tecnico di CSP, dà il via alla sperimentazione, prima in Italia, di sistemi di comunicazione a larga banda così innovativi in grado di superare i tradizionali ostacoli incontrati dalle reti cellulari e Wi-Fi, e coprire quindi aree "problematiche" dal punto di vista orografico, come quelle montane. Il Politecnico si trova quindi ad intraprendere un’attività di ricerca che lo pone decisamente all’avanguardia nel nostro Paese e in Europa, un’occasione che non potevamo perdere.
Per approfondimenti
La commissione Europea sui White Spaces
FONTE: CSP