La via di Pesaro verso open data e cloud per il benessere dei cittadini

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Un comune a disposizione dei cittadini H24, con i servizi disponibili su Pc, smartphone e tablet, e accessibili tramite SPID. Dati disponibili in formato open e riutilizzabili per aiutare le imprese nella ripresa economica. Una particolare attenzione anche alla tecnologia cloud. Tutto questo è il comune 3.0

2 Dicembre 2016

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Matteo Ricci, Sindaco di Pesaro

Articolo FPA

Per la prima volta, quest’anno, il Bes (Benessere equo e sostenibile) sarà un indicatore di riferimento per leggere la legge di bilancio. La misurazione del benessere e della smartness, introdotta dall’Istat integra l’indicatore dell’attività economica, il Pil, con misure delle fondamentali dimensioni sociali e ambientali del benessere, e con misure di diseguaglianza e sostenibilità economica, sociale e ambientale.

Si tratta di una grande innovazione la cui introduzione è stata alimentata dalla consapevolezza che non possano essere esclusivamente di carattere economico i parametri sui quali valutare il progresso di una società.

Ma allo stesso tempo si tratta di una grande sfida, soprattutto nel contesto delle smart city, perché la crescita della città non sarà più misurata sulla quantità ma sulla qualità.

Per fare di una città, una città smart, sono tre i pilastri su cui insistere: ripensamento della pubblica amministrazione; nuovi assetti che prevedano il rafforzamento dei comuni e più investimenti.

Per quanto riguarda il primo punto, per il successo di una smart city, non si può non sottolineare la necessità di ripensare la pubblica amministrazione. Svecchiandola, favorendo il turnover. Ma tenendo presente che il costo del personale, nei bilanci comunali, non potrà salire, se non aumentando le tasse o tagliando i servizi. Anche per questo, l’unica strada obbligata, è aggregare i Comuni. Perseguendo contestualmente l’innovazione tecnologica. L’aggregazione è particolarmente necessaria per i Sistemi Informatici, troppi, troppo piccoli e spesso non in grado di essere i motori dell’innovazione digitale necessaria.

Su questo fronte la strategia digitale di Pesaro è chiara: Comune 3.0. Significa un Ente aperto 24 ore su 24. Con un portale nuovo nella grafica e di estrema semplicità, requisito essenziale per un uso diffuso da parte di tutti i cittadini. Anche e soprattutto mediante l’uso di cellulari e tablet. Con tali dispositivi essi potranno usufruire di servizi per ottenere certificazioni, pagare, consultare la loro situazione tributaria, presentare qualsiasi tipo di istanza. Tutto ciò in estrema comodità a qualsiasi ora del giorno da qualsiasi posto essi si trovino. Servizi che hanno l’obiettivo di semplificare, velocizzare, dare risposte ai cittadini. Molti servizi sono già online, altri lo saranno presto. Tutti accessibili con lo SPID, un’unica password per accedere ai servizi comunali, a quelli regionali e anche a quelli statali. Dovranno essere resi disponibili anche i dati in formato open e riutilizzabili per aiutare le imprese nella ripresa economica. Una particolare attenzione anche alla tecnologia cloud sia per i risparmi che si possono conseguire, ma anche per la sicurezza dei dati, in particolare per la loro protezione in caso di eventi calamitosi.

Arrivando al secondo pilastro propedeutico al benessere e alla smartness di una città, occorre sottolineare che dentro la trasformazione istituzionale, è necessaria la riforma della governance territoriale. Con lo svuotamento delle Province, non si può infatti non prevedere un rafforzamento contestuale dei Comuni. Come Anci abbiamo proposto a parlamento e governo un meccanismo di autoriforma: al di là del campanile, 8mila Comuni così come li abbiamo conosciuti finora non reggono più. Il nostro criterio di aggregazione per la gestione associata dei servizi è il bacino omogeneo. No alle unioni secondo modalità demografiche: il rischio è mettere insieme debolezze. La legge Delrio va, insomma, rivista. E, ancora, i comuni non sono d’accordo sulla prospettiva di un nuovo centralismo regionale: le Regioni devono fare le leggi e la pianificazione. Ma questo disaccordo verrà espresso dopo il referendum del prossimo 4 dicembre.

Risposte però devono arrivare anche dal fronte degli investimenti. Per questo ci preme ricordare come lo scorso anno, con lo sblocco del fondo pluriennale vincolato, si sono messi in moto due miliardi di cantieri. Con la conferma della misura nella legge di stabilità, i Comuni virtuosi potranno continuare a prevedere interventi su edifici pubblici, impianti sportivi, illuminazione anche in futuro.

Bene anche le spese per l’edilizia scolastica fuori dal saldo di competenza, così come i 2 miliardi nel biennio 2016-2017 per la riqualificazione delle periferie. Necessario mantenere l’inversione di tendenza sugli investimenti: la manovra ha dato, in questo senso, segnali sicuramente positivi.

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