L’ISTAT presenta l’edizione 2012 di noi-Italia. Tutti i numeri del nostro Paese

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Giunto alla quarta edizione, “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” offre un quadro d’insieme dei diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali che lo caratterizzano.

23 Gennaio 2012

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Redazione FORUM PA

Articolo FPA

Giunto alla quarta edizione, “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” offre un quadro d’insieme dei diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali che lo caratterizzano.

Il prodotto disponibile on line http://noi-italia.istat.it arricchisce l’ampia e articolata produzione dell’Istat attraverso la proposta di indicatori, aggiornati e puntuali, che spaziano dall’economia alla cultura, al mercato del lavoro, alle condizioni economiche delle famiglie, alle infrastrutture, alla finanza pubblica, all’ambiente, alle tecnologie e all’innovazione.

Gli indicatori, raccolti in 119 schede e distribuiti su 19 settori di interesse, si possono consultare in modo interattivo per settori e per singole schede, scaricare su un foglio elettronico, approfondire con i link presenti in ogni pagina.

Territorio
Con una densità media di circa 200 abitanti per km2 l’Italia è tra i paesi più densamente popolati dell’Unione (media Ue27 circa 114 abitanti per km2). I territori montani coprono una superficie pari al 54,3% del territorio, ma si tratta di aree poco densamente abitate e in passato interessate da importanti fenomeni di spopolamento. Vi risiede soltanto il 18,2% della popolazione. Al 1° gennaio 2010 le Comunità montane sono 266.
Le aree protette considerate nella “Rete Natura 2000” coprono più del 20% della superficie nazionale, con una concentrazione relativa nel Mezzogiorno, dove sfiorano un quarto della superficie totale (anno 2011). Nella graduatoria europea l’Italia si colloca al di sopra della media, pari al 17,5%.
In Italia ogni mille famiglie sono stati autorizzati progetti per la costruzione di 5,7 nuove abitazioni e di circa 430 m2 di superficie utile abitabile in nuovi fabbricati residenziali. Il rapporto tra il numero di nuove abitazioni e le famiglie residenti è in forte riduzione (era di 11,8 nuove abitazioni nel 2005). Questo andamento è comune al complesso dei paesi dell’Unione europea, dove il numero di nuove abitazioni autorizzate si è dimezzato tra il 2006 e il 2009.

Ambiente
Le amministrazioni regionali spendono per la tutela ambientale, in media, oltre 85 euro per abitante (anno 2009), il 5% in più dell’anno precedente.
I rifiuti urbani raccolti sono pari a 533,5 kg per ogni abitante (anno 2009), oltre 9 kg in meno per abitante rispetto all’anno precedente. Pur registrando una riduzione dei rifiuti urbani smaltiti in discarica, l’Italia si colloca ancora significativamente al di sopra della media europea, con 262 kg di rifiuti per abitante. Si tratta del 49,1% del totale dei rifiuti urbani raccolti su tutto il territorio nazionale. Il 33,6% dei rifiuti urbani raccolti viene avviato a raccolta differenziata, con un incremento di tre punti percentuali rispetto al 2008. Il Nord-est detiene il primato con il 51,4%.
Nel 2009 le emissioni di gas serra dell’Italia risultano diminuite rispetto all’anno precedente (da 541 milioni di tonnellate di C02 equivalente a 491,1), avvicinando l’Italia all’obiettivo di emissione massima fissato dal protocollo di Kyoto.
Il 36,8% delle famiglie italiane segnala problemi relativi all’inquinamento dell’aria nella zona di residenza e il 19% lamenta la presenza di odori sgradevoli (anno 2011).
Nel complesso dei comuni capoluogo di provincia, la popolazione dispone di 106,4 m2 per abitante di aree verdi o di particolare interesse naturalistico (anno 2010), con un incremento del 3% rispetto al 2000.
 

Popolazione
Con il 12% degli oltre 500 milioni di abitanti dell’Unione europea, l’Italia è il quarto paese per dimensione demografica. Dopo anni di stagnazione, a partire dal 2001 la popolazione ha ripreso a crescere a un tasso di poco inferiore all’1% annuo, per effetto della crescita delle nascite e, soprattutto, dell’immigrazione.
Al 1° gennaio 2011 ci sono 144,5 anziani ogni 100 giovani; in Europa solo la Germania presenta un indice di vecchiaia più accentuato. La regione più anziana è la Liguria, la più giovane la Campania.
Il rapporto tra popolazione giovane e anziana e popolazione in età attiva (indice di dipendenza) supera il 52% (2010). L’Italia è ai primi posti nella graduatoria europea, mostrando una situazione di maggiore squilibrio generazionale.
Nel contesto europeo, l’Italia fa registrare valori di crescita naturale più vicini ai paesi di nuova adesione all’Unione. Per quanto riguarda invece la crescita migratoria, il nostro Paese si colloca ai primi posti della graduatoria come forza attrattiva.
La vita media degli italiani è di oltre 84 anni per le donne e di poco più di 79 anni per gli uomini, ai primi posti nell’Unione europea.
L’Italia si colloca tra i paesi a bassa fecondità, con 1,41 figli per donna secondo le stime del 2010. L’età media al parto continua a crescere, attestandosi a 31,3 anni.
Nel 2009 sono stati celebrati 3,8 matrimoni ogni mille abitanti, più nel Mezzogiorno che nelle regioni settentrionali. Nel Centro-Nord oltre la metà delle unioni è celebrata con rito civile. L’Italia e l’Irlanda sono i paesi Ue con la più bassa incidenza dei divorzi (circa 0,9 e 0,7 ogni mille abitanti). In Italia il numero di separazioni è aumentato del 19,4% fra il 2000 e il 2009, quello dei divorzi del 44,9%.

Stranieri
Sono circa 4,6 milioni i cittadini stranieri iscritti nelle anagrafi dei comuni italiani all’inizio del 2011, il 7,5% del totale dei residenti. Rispetto al 2001 sono più che triplicati ma, nel 2010, il ritmo di crescita è meno sostenuto rispetto agli anni precedenti (+7,9%).
La struttura per cittadinanza della popolazione straniera residente in Italia è piuttosto variegata. Tuttavia, le prime cinque collettività per consistenza al 1° gennaio 2011 (rumeni, albanesi, marocchini, cinesi, ucraini) rappresentano da sole più del 50% del totale. Tra le comunità più presenti, nel corso del 2010 sono cresciute maggiormente quelle dell’Europa dell’Est e del subcontinente indiano.
Al 1° gennaio 2010 i cittadini stranieri non comunitari regolarmente presenti in Italia sono 3 milioni e 400 mila, in crescita rispetto all’anno precedente. Nel tempo sono cambiati i motivi per i quali gli stranieri con permesso di soggiorno scelgono di vivere nel nostro Paese; ad esempio, risulta in crescita la quota di coloro che sono in Italia per motivi familiari: erano il 13% circa nel 1992, sono il 34% nel 2010. Gli stranieri in età 15-64 anni residenti in Italia presentano livelli di istruzione simili a quelli della popolazione nazionale. Circa la metà degli stranieri è in possesso al più della licenza media (il 49,7%, a fronte del 46,3% degli italiani), il 40,3% ha un diploma di scuola superiore e il 10% una laurea.
Le forze di lavoro straniere rappresentano il 9,4% del totale. Il tasso di occupazione degli stranieri è più elevato di quello degli italiani (67% a fronte del 60,6%), così come il tasso di disoccupazione (11,6% e 8,1%, rispettivamente). Il tasso di inattività della popolazione straniera è, invece, inferiore di dieci punti percentuali a quello della popolazione italiana (28,6% contro 38,6%).

Istruzione
In Italia l’incidenza sul Pil della spesa in istruzione e formazione è pari al 4,8% (2009), valore inferiore a quello dell’Ue27 (5,6%).
Circa il 45% della popolazione tra i 25 e i 64 anni ha conseguito la licenza di scuola media inferiore come titolo di studio più elevato, un valore distante dalla media Ue27 (27,3% nel 2010).
La quota dei più giovani (18-24enni) che ha abbandonato gli studi senza conseguire un titolo di scuola media superiore è pari al 18,8% (la media Ue è pari al 14,1%).
I dati più recenti sul livello delle competenze (indagine Pisa dell’Ocse) mettono in luce un recupero rispetto al passato dello svantaggio degli studenti 15enni italiani in tutti gli ambiti considerati (lettura, matematica, ecc.).
La partecipazione dei giovani al sistema di formazione al termine del periodo di istruzione obbligatoria è pari all’81,8% tra i 15-19enni e al 21,3% tra i 20-29enni. I valori europei (Ue19) sono più elevati e pari rispettivamente a 86,2% e 26,6% (anno 2009).
Il 19,8% dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario (o equivalente). Nonostante l’incremento che si osserva nel periodo 2004-2010 (+4,2 punti percentuali) la quota è ancora molto contenuta rispetto all’obiettivo del 40% fissato dalla Strategia “Europa 2020”.
I giovani non inseriti in un percorso scolastico/formativo né impegnati in un’attività lavorativa sono più di due milioni, il 22,1% tra i 15-29enni (2010), valore tra i più elevati a livello europeo. Il 6,2% degli adulti è impegnato in attività formative (2010), valore ancora ben al di sotto del livello obiettivo stabilito nella Strategia di Lisbona (12,5%).

Sanità
La spesa sanitaria pubblica è di circa 115 miliardi di euro, pari al 7,4% del Pil, e supera i 1.900 euro annui per abitante (2010), in aumento rispetto all’anno precedente sia in valore assoluto che in percentuale del Pil. Nel nostro Paese la spesa sanitaria pubblica per abitante è molto inferiore a quella di altri importanti paesi europei (Germania, Francia e Regno Unito).
Le famiglie contribuiscono con proprie risorse alla spesa sanitaria complessiva per una quota pari a poco più del 21%. La spesa sanitaria delle famiglie, che rappresenta l’1,8% del Pil nazionale, ammonta a 955 euro per famiglia nel Mezzogiorno e a 1.265 euro nel Centro-Nord.
In quasi tutte le regioni, tra il 2002 e il 2008 si è verificata una convergenza verso la media nazionale del numero di posti letto ospedalieri per mille abitanti, scesa da 4,3 a 3,6. Nel complesso, sono stati circa 610 mila i ricoveri ospedalieri (o dimissioni) di pazienti non residenti nella regione dove si è verificato il ricovero.
I tumori e le malattie del sistema circolatorio rappresentano le principali cause di ricovero sia in Italia sia nel resto dell’Europa.
In Italia, il tasso di mortalità infantile è di 3,3 decessi per mille nati vivi. Negli ultimi dieci anni, il valore di questo indicatore ha continuato a diminuire su tutto il territorio italiano, raggiungendo valori tra i più bassi in Europa.
Le malattie del sistema circolatorio sono la principale causa di morte in quasi tutti i paesi dell’Ue. In Italia, il tasso standardizzato di mortalità per queste cause è pari a 32,1 decessi ogni diecimila abitanti, quello relativo ai tumori è 26,2, con valori maggiori negli uomini (36,1) rispetto alle donne (19,4). I tumori rappresentano in Italia e in Europa la seconda causa di morte (2008). I fumatori e i consumatori di alcol rappresentano il 22,8% e il 16,4% della popolazione di 14 anni e più; le persone obese sono il 10,3% della popolazione over 18 (2010).

Cultura e tempo libero
Le famiglie italiane destinano ai consumi culturali (spese per ricreazione e cultura) il 7,0% della spesa complessiva per consumi finali (2010).
Sono circa 372 mila le unità di lavoro (1,5% del totale) impiegate in attività di produzione di beni e servizi per la ricreazione e la cultura, al netto del settore editoriale (2010).
In Italia ogni anno vengono stampate in media 3,5 copie di opere librarie per ogni abitante, ma nell’arco di un anno poco più del 45% degli italiani legge almeno un libro nel tempo libero (2011).
Poco più di un italiano su due (54%) legge un quotidiano almeno una volta a settimana; il 39% almeno cinque giorni su sette, mentre poco più di una persona su quattro utilizza Internet per leggere giornali, news o riviste.
La propensione a svolgere attività culturali fuori casa è, in generale, più bassa nelle regioni meridionali rispetto a quelle del Centro-Nord: il divario più elevato si osserva per le visite a musei e mostre, frequentate da oltre un terzo degli abitanti del Centro-Nord e da meno di un quinto di quelli del Mezzogiorno (2010).
Le persone di tre anni e più che praticano sport sono 18 milioni e 800 mila (circa un italiano su tre) con rilevanti divari territoriali: oltre il 40% nel Nord-est e meno del 23% nel Mezzogiorno si dedicano a tale attività.

Turismo
Nel 2010, in Italia si contano oltre 116 mila esercizi extra-alberghieri e circa 34 mila alberghi; rispetto all’anno precedente, entrambe le tipologie sono aumentate, in modo più sostenuto gli esercizi extra-alberghieri (+4,2%).
Nel complesso degli esercizi ricettivi operanti sul territorio italiano si sono registrati quasi 99 milioni di arrivi con oltre 375 milioni di presenze (2010). Il periodo medio di permanenza nelle strutture ricettive è di 3,8 notti, valore lievemente inferiore rispetto all’anno precedente sia per gli italiani sia per gli stranieri.
Sono circa 100 milioni i viaggi con pernottamento effettuati dai residenti per motivi di vacanza e di lavoro in Italia e all’estero, per un totale di circa 627 milioni di notti (2010). La durata media del soggiorno per vacanza è di 6,5 notti, quella per lavoro 2,6 notti.

Criminalità e sicurezza
Con circa un omicidio volontario ogni centomila abitanti, l’Italia si colloca nel 2009 al di sotto della media dell’Unione (1,2 omicidi). Il trend è decrescente dal 1991.
Nel 2009 le rapine denunciate alle autorità sono quasi 36 mila, pari a 59,5 ogni centomila abitanti, in forte calo rispetto all’anno precedente. Nel confronto europeo, l’Italia si posiziona per la prima volta nel 2009 al di sotto della media dei 27 paesi dell’Unione. Nel dettaglio regionale, il livello più alto di rapine si registra in Campania (176,6 per centomila abitanti nel 2009), quello più basso in Basilicata (7,8 rapine per centomila abitanti).
Nel 2009, i furti denunciati sono stati poco più di un milione e 300 mila, 2.189,8 per centomila abitanti, in calo (come nel 2008) dopo una crescita ininterrotta tra il 2003 e il 2007. Per il complesso dei furti il Mezzogiorno è caratterizzato da valori costantemente più bassi rispetto alla media nazionale.
Nel 2009 i condannati per delitto sono 257.282, cioè 426,4 persone ogni centomila abitanti, in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente (-1,5%). I reati per cui si è registrato il maggior numero di condannati sono il furto (48,9 condannati per centomila abitanti – in netta diminuzione rispetto al 2008), la violazione delle leggi in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope (47,6), il riciclaggio e ricettazione (33,1) e la violazione delle norme in materia di immigrazione (30,4). Alla fine del 2010 si contano quasi 68 mila detenuti, circa 112 persone ogni centomila abitanti, in crescita rispetto all’anno precedente.
Nel 2011 più di una famiglia su quattro (26,6%) segnala la presenza di rischio di criminalità nella zona in cui vive, ma la percezione di questo rischio risulta in calo.

Strutture produttive
In Italia operano circa 64 imprese ogni mille abitanti, un valore nettamente superiore alla media europea. Tra il 2008 e il 2009 l’indicatore segnala una lieve riduzione, in conseguenza della distruzione netta di attività determinata dalla crisi.
Nel 2009 in Italia il tasso di imprenditorialità – calcolato come rapporto tra numero di lavoratori indipendenti e totale dei lavoratori delle imprese – è di poco inferiore al 32%. La propensione all’imprenditorialità risulta elevata in tutte le ripartizioni geografiche, con valori nettamente superiori alla media europea.
Con circa quattro addetti, l’Italia si colloca, insieme al Portogallo, al penultimo posto nella graduatoria Ue27 per dimensione media di impresa. In ambito nazionale, la dimensione media delle imprese è più bassa nel Mezzogiorno.
Il turnover lordo delle imprese, che fornisce una misura del grado di dinamicità di un sistema economico, in Italia è pari al 14,9%. I valori sono molto diversificati a livello regionale: una maggiore instabilità si riscontra nel Mezzogiorno, mentre il Nord-est si caratterizza per una minore nati-mortalità delle imprese.
Nel 2009 il livello di competitività delle imprese italiane si attesta a 112,5 euro di valore aggiunto ogni 100 euro di costo del lavoro, in calo rispetto all’anno precedente. La diminuzione è maggiore nel Nord-est e più contenuta per le imprese del Centro. Nel confronto europeo, l’Italia, si posiziona nella parte bassa della graduatoria.
La struttura produttiva dell’economia italiana appare altamente diversificata a livello di macro aree regionali. Nel Mezzogiorno prevalgono le micro imprese, sia di servizi, sia dell’industria; nel Nord-ovest predomina la grande industria; nel Nord-est le piccole e medie imprese dell’industria; nel Centro le grandi imprese dei servizi.

Agricoltura
In Italia si contano oltre 1,6 milioni di aziende agricole, con una superficie totale di 17,3 milioni di ettari (2010). Meno aziende ma più grandi, è quanto si registra rispetto al 2000. Il numero delle aziende, infatti, è in netto calo (-32,2%, pari a 775 mila unità), ma contestualmente è molto aumentata la loro dimensione media (2,4 ettari in più).
Nel 2009 il valore aggiunto per addetto del settore è di circa 93 euro ogni 100 euro di costo unitario del lavoro. Si tratta del valore più basso dal 2002. La performance migliore attiene al Nord-ovest, grazie alle aziende di maggiori dimensioni; risultati superiori a quelli medi nazionali si segnalano anche nelle regioni meridionali.
Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse dei consumatori europei per la qualità dei prodotti agroalimentari. In questo ambito l’Italia occupa una posizione di rilievo e registra il numero di certificazioni più elevato a livello comunitario. Al 31 dicembre 2010 le specialità agroalimentari italiane con marchi di qualità sono 219.
In Italia, nel 2010 è stato distribuito in agricoltura circa un quintale di fertilizzanti semplici per ciascun ettaro di superficie agricola utilizzata (Sau), con una intensità più elevata nelle regioni settentrionali. Dal 2005, l’impiego di fertilizzanti ha segnato una riduzione in tutte le ripartizioni; il processo si è intensificato dal 2007 a causa dei rincari dei prodotti che ne hanno ridotto l’utilizzo. Il confronto all’interno dei paesi Ue27 colloca l’Italia al sesto posto nei consumi di fertilizzanti, dopo le principali economie dell’area.
Nel 2010 in Italia sono state distribuite 143,9 mila tonnellate di prodotti fitosanitari e 71,6 mila tonnellate di principi attivi.
Nel 2010 le aziende agrituristiche sono circa 20 mila, più di un terzo delle quali gestite da donne. Negli ultimi anni si registra un notevole incremento di questo tipo di offerta turistica, con una crescita superiore al 40% sia delle strutture sia dei posti letto.

Energia
In Italia il consumo pro capite di energia elettrica risulta inferiore alla media europea e a quello degli altri paesi di grandi dimensioni. Nel 2010 i consumi elettrici sono circa 5.055 kWh per abitante. Rispetto al 2009 si registra un aumento dei consumi di elettricità in tutti i principali settori, con l’eccezione dell’agricoltura.
Nel 2010 la produzione lorda di energia elettrica è pari a 49,9 GWh per diecimila abitanti, in aumento rispetto al 2009. Negli ultimi dieci anni il trend della produzione è decrescente nel Nord-est e nel Centro mentre risulta in aumento nel Mezzogiorno e nel Nord-ovest.
Continua ad aumentare la quota del consumo interno lordo di energia elettrica coperta da fonti rinnovabili, che raggiunge nel 2010 il 22,2%, con un aumento di 1,7 punti percentuali rispetto al 2009. A livello territoriale, è da segnalare la prevalenza dell’apporto idrico nelle regioni montuose e della fonte eolica nel Mezzogiorno, mentre lo sviluppo della produzione elettrica con biomasse risulta uniforme in tutta Italia.
Infrastrutture e trasporti
La rete autostradale italiana si estende per 6.661 km e rappresenta circa il 10% di quella europea. La densità media è pari a 22,1 km per mille km² di superficie territoriale, superiore a quella europea.
Nel 2009 il trasporto di merci su strada ha sviluppato un traffico di circa 156 miliardi di tonnellate-km, il 5,5% in meno rispetto al 2008. In rapporto alla popolazione, il volume di traffico italiano, pari a 27,8 milioni di Tkm per diecimila abitanti, è inferiore a quello dei principali partner dell’area dell’euro.
In Italia sono presenti 5,5 km di rete ferroviaria ogni cento km² di superficie territoriale. A livello regionale, si conferma una diseguale dotazione di infrastrutture ferroviarie, con Sardegna, Provincia autonoma di Trento e Valle d’Aosta maggiormente carenti.
Nel 2010 in Italia circolavano 606 autovetture ogni mille abitanti, in aumento rispetto al 2009. Nel confronto europeo, il nostro Paese si colloca al secondo posto dietro il Lussemburgo, mentre Germania, Francia, Spagna e Regno Unito presentano valori del tasso di motorizzazione notevolmente inferiori.
Il numero dei decessi per incidenti stradali è sceso in Italia a 68 persone per milione di abitanti, circa il 4% in meno rispetto al 2009. Negli ultimi dieci anni la diminuzione dei casi mortali è stata di quasi il 43% (2010).
Con oltre 92 milioni di passeggeri l’Italia è nel 2009 il primo paese europeo per trasporto di passeggeri via mare, mentre si conferma al sesto posto per volume del traffico container (7,2 milioni di Teu).
L’Italia è il quinto paese europeo per traffico aereo di passeggeri, con una quota del 10% circa sul totale. Nel 2010 si è registrata una ripresa generalizzata del movimento passeggeri a livello europeo, con l’eccezione rilevante dell’Irlanda.

Scienza, tecnologia e innovazione
Nel nostro Paese la spesa per ricerca e sviluppo incide per l’1,26% del Pil (anno 2009); tale valore è distante dai paesi europei più avanzati, ma non lontano dall’obiettivo fissato a livello nazionale per il 2020 (1,53%).
Nel 2007 l’Italia ha presentato all’Epo (European patent office) oltre 4.800 richieste di brevetto. L’indice di intensità brevettuale, pur in crescita negli anni 2000, rimane tra i più bassi dell’Ue15.
La quota di imprese italiane con almeno 10 addetti che si connette a Internet tramite la banda larga è all’incirca l’83%, valore in linea con la media europea (anno 2010).
Gli addetti alla ricerca e sviluppo (in unità equivalenti a tempo pieno) – 3,8 ogni mille abitanti – sono al di sotto della media europea (5,1) e presentano forti disparità territoriali.
Nel triennio 2006-2008, rispetto a quello precedente, la quota di imprese innovatrici passa da 27,1% a 30,7%. In ambito europeo, l’Italia si posiziona poco al di sopra del valore medio dell’Unione. Il fenomeno dell’innovazione è concentrato nelle grandi imprese del settore industriale, considerando sia il numero di innovazioni introdotte sia la spesa sostenuta.
Il numero di laureati in discipline tecnico-scientifiche è ancora piuttosto basso (12,2 ogni mille abitanti tra i 20-29enni) e comunque inferiore a quello medio europeo (14,3 nel 2009). Tuttavia, le disparità di genere sono in Italia meno accentuate rispetto a molti paesi del vecchio continente.
In Italia il 51,5% della popolazione di 6 anni e più utilizza Internet, ma solo il 28,3% lo fa quotidianamente (2011). Nel confronto internazionale, il numero di utenti di Internet è decisamente inferiore alla media europea.
La quota di famiglie italiane che si connette a Internet tramite la banda larga è pari al 45,8%, con rilevanti disparità regionali (2011).

Macroeconomia
Nel 2010 in Italia il Pil pro capite ai prezzi di mercato è aumentato dell’1,1% in termini reali. Rimane tuttavia ampio il divario fra Nord e Sud, mentre in ambito europeo è in atto una tendenza alla convergenza dell’indicatore tra paesi.
L’Italia è tra i paesi europei che presentano una domanda interna – consumi e investimenti – superiore alle risorse annualmente prodotte: nel 2010 la quota dei consumi sul Pil raggiunge l’82,3%, mentre l’incidenza degli investimenti è pari a poco meno del 20%.
Negli ultimi dieci anni, l’andamento della produttività del lavoro nel nostro Paese non è stato favorevole né è migliorata la posizione relativa italiana in ambito europeo. In particolare, fra il 2007 e il 2010 l’indicatore ha registrato una variazione negativa (-0,2% in media d’anno), nonostante la contestuale, forte contrazione del monte ore lavorato.
Nel Mezzogiorno, la progressiva erosione del reddito delle famiglie ha accentuato il ricorso al credito bancario per finanziare i consumi. La quota di credito al consumo della ripartizione è di poco inferiore al 21%, un valore più che doppio rispetto al dato del Centro-Nord e oltre una volta e mezzo più elevato della media nazionale.
Fra il 1999 e il 2010 la quota di mercato delle esportazioni italiane sul commercio mondiale è diminuita, passando dal 4,2% al 3,0%, come del resto è accaduto in molte economie avanzate. All’interno dei paesi dell’Ue27, l’Italia presenta una maggiore apertura agli scambi verso i paesi esterni all’Unione: nel 2010 detiene il 10,7% delle esportazioni dei paesi Ue verso il resto del mondo e il 7,6% dei flussi intra-Ue.

Mercato del lavoro
Nel 2010, in Italia risultano occupate sei persone su dieci nella fascia di età 20-64 anni (61,1%). Le donne occupate sono il 49,5%, gli uomini il 72,8. Il tasso di occupazione dei 20-64enni è diminuito nel 2010 di sei decimi di punto rispetto al 2009, confermando l’inversione di tendenza rispetto al periodo precedente.
Il tasso di occupazione della popolazione in età 55-64 anni è pari al 36,6%; al contrario di quanto avvenuto per l’occupazione nel suo complesso, esso risulta in aumento rispetto al 2009.
Il 12,8% dei dipendenti ha un contratto a termine, valore di poco inferiore alla media europea. La quota di occupati a tempo parziale è invece pari al 15,0%. Entrambe le tipologie contrattuali sono più diffuse tra le donne.
In Italia il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni è al 37,8%, valore tra i più elevati d’Europa; raggiunge il 48,9% fra le donne.
Per il terzo anno consecutivo cresce nel 2010 il tasso di disoccupazione, raggiungendo l’8,4%, valore comunque inferiore a quello dell’Ue27 (9,6%). Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è invece al 27,8%, contro il 21,1% registrato per l’Ue27.
La disoccupazione di lunga durata, che perdura cioè da oltre 12 mesi, riguarda il 48,5% dei disoccupati nazionali.
La quota di unità di lavoro irregolari è pari al 12,3% (2010). Nel Mezzogiorno può essere considerato irregolare quasi un lavoratore su cinque; nell’agricoltura circa uno su quattro.

Condizioni economiche delle famiglie
Nel 2010, le famiglie in condizioni di povertà relativa sono l’11% delle famiglie residenti; si tratta di 8,3 milioni di individui poveri, il 13,8% della popolazione residente. La povertà assoluta coinvolge il 4,6% delle famiglie, per un totale di 3,1 milioni di individui.
Nel 2009, circa il 58% delle famiglie residenti in Italia ha conseguito un reddito netto inferiore all’importo medio annuo (29.766 euro, circa 2.480 euro al mese). È in Sicilia che si osserva la più elevata diseguaglianza nella distribuzione del reddito e il reddito medio annuo più basso (oltre il 25% in meno del dato medio italiano); sempre in questa regione, in base al reddito mediano, il 50% delle famiglie si colloca al di sotto di 18.302 euro annui (circa 1.525 euro al mese).
Nel 2010, il 15,7% delle famiglie residenti in Italia presenta almeno tre delle difficoltà considerate nel calcolo dell’indice sintetico di deprivazione. Il panorama regionale mette in evidenza il forte svantaggio dell’Italia meridionale e insulare, dove la quota di famiglie che presenta almeno tre situazioni di difficoltà sale a 25,8%.
Nei primi mesi del 2011, circa la metà (48,5%) delle persone di 14 anni e più si dichiara molto o abbastanza soddisfatta della propria situazione economica. Il livello di soddisfazione per la situazione economica decresce dal Nord al Sud del Paese, presentando una forte variabilità regionale.

Protezione sociale
Nel 2010 in Italia l’incidenza della spesa per la protezione sociale sul Pil è vicina al 30%, con un ammontare pro capite pari a circa 7.700 euro. All’interno dei paesi dell’Unione europea, l’Italia presenta valori superiori alla media dell’Unione, sia in termini pro capite, sia di quota sul Pil.
Negli ultimi cinque anni la spesa per l’assistenza sociale gestita dai Comuni in rapporto al Pil è leggermente aumentata. In termini assoluti nel 2008 ammonta a 6,7 miliardi di euro, con un valore medio pro capite pari a 111,4 euro.
Nel 2009 la spesa per prestazioni sociali si attesta quasi al 19% del Pil, con un importo pro capite pari a 4.737 euro. A livello territoriale permangono ampie differenze, con prestazioni pro capite più elevate nelle regioni centro-settentrionali.
Le pensioni erogate nel 2009 sono state 23,8 milioni, con una spesa complessiva di circa 253,5 miliardi di euro. L’incidenza rispetto al Pil è pari al 16,7%; a livello territoriale il valore più contenuto si registra nel Nord-est (15%).
Continua a crescere, raggiungendo il 56,2% nel 2009, la quota di Comuni italiani che hanno attivato almeno un servizio tra asili nido, micronidi o altri servizi integrativi/innovativi per l’infanzia. Nonostante i significativi miglioramenti degli ultimi cinque anni, a livello territoriale rimane una ampia disparità dell’offerta pubblica di servizi per la prima infanzia tra i Comuni del Centro-nord e molti del Mezzogiorno.
Nel 2009 la percentuale di bambini in età 0-2 anni che fruisce di servizi pubblici per l’infanzia è pari al 13,6%, in aumento di oltre due punti percentuali rispetto al 2004. La distribuzione dell’offerta pubblica di servizi sul territorio nazionale rimane molto disomogenea, con ampi divari fra Centro-nord (18,1%) e Mezzogiorno (5,1%).

Finanza pubblica
Nel 2010, l’Italia è il paese dell’area dell’euro con il disavanzo primario in rapporto al Pil più basso, malgrado il generalizzato peggioramento dei saldi e delle dinamiche dei conti pubblici causato dalla crisi economica, mentre si colloca al settimo posto relativamente all’incidenza dell’indebitamento netto.
L’Italia si conferma tra i paesi dell’Ue con un elevato rapporto debito/Pil. Nel 2010 questo rapporto si è attestato al 118,4%, valore inferiore solamente a quello della Grecia. L’aumento rispetto al 2009 è di quasi tre punti percentuali, più contenuto in confronto a quanto sperimentato in media dagli altri paesi europei.
In Italia, la pressione fiscale complessiva, dopo la crescita registrata a fine anni Novanta, è diminuita fino al 2005, risultando in linea con la media degli altri paesi europei. Successivamente ha ripreso ad aumentare, toccando nel 2009 il 42,8%, il valore più elevato dal 1997, per poi scendere al 42,3% nel 2010.
Nel 2010, la pubblica amministrazione italiana ha speso poco meno di 13 mila euro per abitante, collocandosi al dodicesimo posto della graduatoria Ue27. La spesa italiana risulta appena superiore alla media europea, ma inferiore a quella delle principali economie dell’Unione, con l’eccezione della Spagna. La spesa statale regionalizzata del Centro-Nord si conferma sistematicamente superiore a quella del Mezzogiorno, pur con un divario minore negli anni più recenti.

FONTE: Istat

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