Nel Decreto Rilancio un fondo per rafforzare i diritti digitali di cittadini e imprese

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In questo periodo di emergenza legata alla diffusione del Covid-19, i diritti digitali dei cittadini e delle imprese hanno assunto una centralità finora inedita. Il Governo ha risposto inserendo nel Decreto Rilancio una dotazione di 50 milioni di euro per l’anno 2020 destinati all’innovazione digitale della macchina amministrativa. Ma quali sono le principali linee d’azione su cui si concentreranno i Decreti attuativi legati al Fondo per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione previsti per le prossime settimane?

21 Maggio 2020

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Gianfranco Andriola

Learning content manager di FPA

Photo by Alina Grubnyak on Unsplash - https://unsplash.com/photos/R84Oy89aNKs

Negli ultimi mesi il Coronavirus ci ha insegnato che nuove minacce possono essere superate solo adottando nuovi strumenti. Tra questi, uno di quelli che si è dimostrato più efficace è certamente la digitalizzazione: ad esempio sono state le aziende più digitalizzate che hanno potuto continuare a lavorare in smart working sin dall’inizio della fase del lockdown; i sistemi sanitari che hanno potuto contare su telemedicina e diagnostica a distanza hanno sofferto meno di altri le difficoltà di gestione dell’emergenza; le persone più a loro agio negli ambienti digitali sono state capaci di fronteggiare questo periodo di distanziamento sociale nel migliore dei modi possibili. In un momento in cui la “distanza” assume un nuovo significato e il suo valore è misurato in centimetri, le tecnologie digitali sono l’unica strada possibile per permettere alle società di vivere in sicurezza, alle economie di continuare svilupparsi e – più in generale – di consentire a tutti di ritrovare una nuova normalità.

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La nuova domanda di diritti digitali

Ed è proprio per queste ragioni che, mai come adesso, i diritti digitali dei cittadini e delle imprese assumono – e continueranno sempre più ad avere – una centralità finora inedita. Per quanto il Codice dell’Amministrazione Digitale – testo unico che riunisce e organizza le norme riguardanti l’informatizzazione della Pubblica Amministrazione – disciplinasse i diritti digitali di cittadini e imprese sin dalla prima sua versione del 2005, è solo con le modifiche e le integrazioni introdotte dal legislatore nel 2017 che il CAD ha assunto una più marcata natura di carta della cittadinanza digitale. Eppure, sembra che finora siano stati gli stessi cittadini a non avere particolari priorità di esercitare il proprio diritto digitale di interagire con la pubblica amministrazione: l’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) dello scorso anno stimava che solo il 37% degli utenti italiani che aveva la possibilità di farlo ha scelto di usufruire dei servizi online, continuando a preferire lo sportello fisico a quello digitale. Fino a tre mesi fa sembrava che il meccanismo di domanda e offerta di accesso alle piattaforme digitali della pubblica amministrazione si fosse inceppato, e non solo a causa della mancanza di un’offerta sufficientemente attraente. Per forza di cose ora questa tendenza sembra essersi invertita.

Guardando ai dati relativi al Sistema pubblico di identità digitale del cruscotto Avanzamento trasformazione digitale dell’Agenzia per l’Italia digitale, si nota subito come negli ultimi mesi le attivazioni di SPID da parte dei cittadini siano aumentate come mai fino ad ora. Delle attuali sei milioni e mezzo di identità digitali attive in questo momento in Italia, circa un migliaio sono state richieste negli ultimi 4 mesi. Anche a causa del lockdown, la necessità di interagire con la pubblica amministrazione per via telematica, cioè di esercitare il proprio diritto all’identità digitale, sta portando i cittadini a produrre una domanda di digitalizzazione dei servizi pubblici a cui gli enti devono – e sempre più dovranno – fare fronte come mai è accaduto in passato.

Fondo per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione

Anche per queste ragioni, il Governo ha inserito nel Decreto Rilancio – intervento da 55 miliardi complessivi appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale per rilanciare l’economia italiana dopo la crisi senza precedenti innescata dal Covid19 – una dotazione di 50 milioni di euro per l’anno 2020 destinati all’innovazione digitale della macchina amministrativa. La misura è riportata nel Capo X “Misure per l’innovazione tecnologica” del Decreto, all’Articolo 239 e prevede che lo stanziamento venga gestito dal Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione. Per portata economica e per precisione dell’obiettivo che si pone, l’iniziativa è da considerarsi una novità assolutamente rilevante: era infatti dal Piano nazionale di e-government del 2000 che era assente – come si legge nella relazione illustrativa dello stesso Decreto Rilancio – in Italia un fondo dedicato alla pubblica amministrazione che fosse esclusivamente volto al rafforzamento dei diritti digitali di cittadini e imprese.

Le linee di intervento del Fondo per l’innovazione

Incrociando quanto riportato nel Decreto Rilancio con il post che commenta la costituzione del fondo sul sito istituzionale del MID è possibile iniziare a tracciare quelle che sembrano essere le principali linee d’azione su cui si concentreranno i Decreti attuativi legati al Fondo per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione previsti per le prossime settimane:

  • Semplificare la burocrazia pubblica attraverso i servizi digitali. In questo momento l’eGovernment italiano è frenato da una situazione di stallo, che vede le  piattaforme abilitanti nazionali (come SPID, pagoPA, ANPR, CIE) operative e funzionanti, ma ancora poco popolate dagli enti pubblici, che fanno faticano a salire a bordo, finendo per determinare una situazione di assenza di servizi digitali per gli utenti. Ne è l’esempio App IO, che dopo un primo periodo di sperimentazione è ora disponibile per tutti i cittadini italiani in maniera “asimmetrica”: a seconda del comune in cui si risiede gli utenti trovano alcuni servizi e non altri, proprio a causa del mancato boarding dei servizi online comunali sulla piattaforma IO da parte degli enti. Il Fondo per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione potrebbe diventare lo strumento che finora è mancato per supportare l’effettiva integrazione degli enti pubblici nelle infrastrutture digitali nazionali, dando nuovo impulso alla transizione al digitale e insieme consolidando i diritti digitali dei cittadini e delle imprese italiane.
  • Rafforzare le competenze digitali dei dipendenti pubblici. Molte delle iniziative nazionali di innovazione digitale della pubblica amministrazione intraprese in passato si sono scontrate con le difficoltà degli enti pubblici di implementare, anche a causa dell’assenza di un’adeguata preparazione tecnologica dei dipendenti pubblici. Il Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, attraverso il Fondo, dovrebbe intervenire proprio su questo aspetto; magari creando alleanze con il Dipartimento della funzione pubblica, che da un anno a questa parte  promuove la costituzione di una base condivisa di conoscenze e capacità tecnologiche tra tutti i dipendenti pubblici attraverso il progetto Competenze digitali per la PA. Riguardo invece alla modalità con cui erogare la formazione sui temi del digitale, certamente lo Smart Learning sarebbe quella più coerente con la linea tracciata del Ministro della funzione pubblica Fabiana Dadone, che prevede lo smart working come modalità ordinaria di lavoro dei dipendenti pubblici anche nella Fase 2 dell’emergenza Coronavirus.
  • Allargare l’ecosistema italiano dell’innovazione tecnologica. Secondo il Report La spesa ict nella pa italiana dell’Agenzia per l’Italia Digitale,  nel periodo 2016-2017 il mercato digitale della Pubblica Amministrazione si è attestato su una cifra poco superiore ai 5,5 miliardi di euro, in linea con quanto registrato nel corso del triennio 2013-2015. In questo scenario, lo stanziamento di un finanziamento di 50 milioni di euro da investire durante l’anno in corso rappresenta certamente un contributo considerevole, che allarga la capacità della domanda di tecnologie digitali degli enti pubblici, permettendo ad aziende ICT e startup italiane di portare innovazioni tecnologiche capaci di valorizzare le soluzioni già consolidate nella strategia nazionale di trasformazione digitale delineata dal Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione.

Ci sono tutte le premesse affinché le risorse messe a disposizione dal Decreto Rilancio attraverso il Fondo per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione possano contribuire ad affermare davvero il principio digital first previsto dal Codice dell’Amministrazione Digitale. Sarà importante comprendere come il Ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione deciderà di intervenire sulle politiche digitali avviate negli ultimi anni e ancora non pienamente operative, e – insieme – quali alleanze con i soggetti istituzionali già presenti sul territorio – uno su tutti la rete nazionale dei Responsabili per la Transizione al Digitale – sarà in grado di stringere per rafforzare l’efficacia delle prossime iniziative.

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