Perego: “Grandi progetti digitali, è il momento dell’attuazione pubblico-privata”
20 Dicembre 2016
Alessandro Perego, Politecnico di Milano
A che punto siamo?
Durante il 2016 si è lavorato su tre fronti: favorire accessi univoci da parte dei cittadini ai servizi online offerti da PA e imprese (SPID), digitalizzare i processi di pagamento alla PA (PagoPA) e centralizzare l’anagrafe dei cittadini (ANPR). I risultati cominciano a vedersi ma sono ancora modesti. Sono circa 700.000 le identità digitali erogate grazie a SPID ma ancora troppo pochi i servizi online – sia pubblici che privati – accessibili con questa soluzione. Meglio PagoPA, grazie a cui oltre 740.000 transazioni sono state gestite digitalmente. Ancora molto indietro ANPR, sperimentata solo in 26 comuni per un totale di 6,5 milioni di cittadini coinvolti.
Questo Governo ha prodotto molte riforme e introdotto molte innovazioni: cosa è già “usabile” tra quanto approvato? Cosa ci portiamo a casa?
SPID e PagoPA sono utilizzabili da tutti i cittadini italiani, che oggi possono accedere in modo sicuro e univoco a oltre 4.200 servizi pubblici online e pagare digitalmente le prestazioni di oltre 10.000 PA. Le due piattaforme evitano alle PA di dedicare energie allo sviluppo, alla gestione operativa e all’ammodernamento dei sistemi di autenticazione e pagamento digitale. Tali soluzioni, chiave ma di difficile implementazione, sono ora disponibili “a scaffale” e le PA vi si possono agganciare senza preoccuparsi dei relativi processi. Liberate da diverse incombenze, le PA possono focalizzarsi sul cercare di comprendere meglio le esigenze dei cittadini e sul produrre e offrire in modo più veloce e semplice servizi digitali che rispondano ai loro bisogni.
Molti provvedimenti sono ancora in sospeso. Cosa pensa che sarà impossibile raggiungere degli obiettivi che erano posti? A cosa dovremo rinunciare, almeno per ora?
Al lancio di SPID il Governo aveva ipotizzato di erogare 6 milioni di identità digitali entro il 2016. Questo obiettivo non è chiaramente raggiungibile. Le 700.00 identità erogate a oggi non sono ancora sufficienti a rendere la soluzione interessante agli occhi dei privati. Entro la fine del 2016 tutte le PA devono aderire a PagoPA. Al 10 dicembre circa il 65% degli enti censiti sull’IPA ha aderito alla soluzione ma sono solo 10.000 le PA che offrono almeno un servizio pagabile online. Il risultato è che siamo ancora costretti a pagare fisicamente molti servizi pubblici che potremmo pagare a distanza. Secondo il piano Crescita Digitale entro la fine del 2018 tutte le anagrafi comunali dovranno confluire nell’ANPR. Fino ad allora continuerà ad esserci un’inefficiente proliferazione di dati non aggiornati sui cittadini.
Cosa si può fare ora nel campo dell’innovazione digitale che non ha bisogno della politica, ma solo dell’azione fattiva dell’amministrazione?
Le PA devono sfruttare l’adesione obbligatoria a SPID, PagoPA e ANPR per focalizzarsi progressivamente sull’integrazione delle banche dati in loro possesso e sul rivedere e digitalizzare i servizi da loro offerti. Potrebbe essere opportuno offrire alcuni servizi digitali in modo aggregato tra più PA, valorizzando sinergie territoriali e diffondendo le migliori pratiche. È auspicabile intensificare il coinvolgimento attivo di università, centri di ricerca e start-up nei progetti di digitalizzazione del pubblico. È infine necessario che la PA collabori in modo più maturo e fattivo con il mondo privato, come suggerito dai percorsi dei Paesi che prima del nostro si sono impegnati in trasformazioni digitali.