Politiche di sistema e trasformazione digitale: il connubio necessario per una PA che crea valore

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Il ruolo del settore pubblico non è oramai più limitabile all’erogazione dei servizi tradizionali, ma si va estendendo sempre più alla capacità di essere il braccio operativo delle politiche di sistema per l’innovazione. Ecco le priorità su cui lavorare

9 Maggio 2019

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Marco Gay

Presidente Anitec-Assinform

Photo by Anders Jildén on Unsplash -

La trasformazione digitale porta con sé cambiamenti radicali nel sociale, nell’economia, nelle imprese e anche nel ruolo del settore pubblico. Un ruolo che non è oramai più limitabile all’erogazione dei servizi tradizionali e che si va estendendo sempre più alla capacità di essere il braccio operativo delle politiche di sistema per l’innovazione. Politiche che spettano al legislatore, ma che devono trovare nel digitale la capacità di cantiere per essere implementate e diffuse nei più diversi contesti sociali, economici e territoriali.  

Superare le incertezze a monte della PA

Dire che la tecnologia digitale ribalta lo status quo e crea un futuro difficile da decodificare non basta: il progresso o si gestisce o si subisce. E per gestirlo serve programmazione, soprattutto nel pubblico che ha tempi di adeguamento e reazione all’innovazione più lenti che nel privato. Inoltre il pubblico ha la capacità – e il dovere – di intervenire come investitore paziente su settori, strumenti e servizi che il mercato difficilmente svilupperebbe da solo vuoi perché i ritorni sono di carattere più sociale che finanziario vuoi perché arrivano nel lungo periodo. Altro ruolo essenziale del pubblico verso l’innovazione è quando diventa necessario mettere insieme più attori privati, magari competitor, che non collaborerebbero senza la garanzia delle istituzioni, penso ai grandi progetti strategici europei come Airbus o quello più recente sulle batterie. Il primo punto per far sì che la PA, a tutti i suoi livelli, possa creare valore pubblico in una prospettiva di sviluppo equo e sostenibile, è superare la logica degli equilibri tra blocchi sociali e di interesse, e abbracciando sfide di prospettiva che, sono certamente alla nostra portata.

I progressi del nuovo Piano Triennale

Il precedente Piano Triennale per  l’informatica  nella PA (2017-2019) ha avviato due dinamiche opposte: da un lato la promozione di soluzioni volte a stimolare la riduzione dei costi migliorando la  qualità dei  servizi e dall’altro la modernizzazione dei servizi in ottica digital first. Il nuovo Piano Triennale per la PA 2019-2021 prevede il completamento delle azioni del primo ciclo triennale nel 2019 mentre nel 2020 e 2021 si arriverà alla conclusione dei principali  progetti  di trasformazione  digitale  avviati  e  dell’integrazione  del  Piano  stesso  in  una  visione più orientata a cittadini e imprese. Ecco: un primo punto per creare più valore tangibile e sostenibile, uscendo dalla sola logica della riduzione dei costi, è proprio quello di dare completa esecuzione a quanto già avviato in tema di piattaforme abilitanti, a partire dalla Carta di Identità Elettronica e da SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale, ancora troppo poco diffuso e che potrebbe invece diventare una piattaforma universale di identificazione e autenticazione utilizzabile anche in ambito privato, quantomeno nel B2C.

Cloud, connettività, interoperabilità, basi dati integrate

Altre priorità, peraltro già condivise dagli estensori del nuovo piano Triennale, sono la spinta al cloud, alla connettività, all’interoperabilità e all’integrazione delle basi dati. Perché l’adozione massiva del cloud comporta non solo la razionalizzazione dei data center, in un’ottica di minor costo e maggior sicurezza e scalabilità di capacità, ma di creare oggettivamente le condizioni per sviluppare nuovi progetti, riducendo anche la portata dei pur necessari investimenti in connettività e interoperabilità.  Quanto poi all’interoperabilità e all’integrazione delle basi dati, c’è poco da aggiungere a quanto già dibattuto in questi ultimi anni. Un sistema di servizi pubblici che consenta davvero ai cittadini e alle imprese di fruire di un unico punto d’accesso on line user friendly per l’espletamento unificato di pratiche, dalle più semplici alle più complesse, in cui intervengono più Enti, sarebbe un passo avanti importante rispetto alla situazione attuale, con creazione di vero valore aggiunto. Questo è già implicito nelle azioni previste dal Piano Triennale, ed è importante che venga realizzato nei tempi più brevi possibili.

Avanti con la Sanità e con gli investimenti pubblici

È a dir poco strategico che proseguano gli sviluppi inerenti alla Sanità, con tutto quanto ruota attorno al Fascicolo Sanitario Elettronico. Quest’ultimo è alla base per qualsiasi sviluppo evolutivo della Sanità, anche in termini di articolazione dei servizi nel territorio e di raccolta di informazioni chiave in ambito diagnostico e terapeutico, e di programmazione dei servizi sanitari.

La qualità e velocità della spesa pubblica in questo senso è un indicatore importante dell’evoluzione concreta del sistema del digitale: rispetto alle gare Consip previste nel 2019, una percentuale rilevante è destinata al Cloud, ai servizi di supporto ai progetti di Digital Transformation, all’evoluzione dei servizi dei sistemi di backoffice della PA (SGI 2.0 Cloud), al  Data management per servizi di sviluppo, manutenzione e gestione di Data Warehouse e di Business Intelligence per la PA. Adesso è essenziale, visto che i bandi sono correlati a progetti e linee guida già esistenti, rispettare” tempi anglosassoni” dall’aggiudicazione alla somministrazione dei servizi in questione.

Competenze e motivazione del personale

Sempre in termini di priorità, non va dimenticato l’aspetto delle competenze e delle motivazioni del personale della PA: è auspicabile che il livello di skill informatiche in ambito pubblico sia ulteriormente innalzato. Non perché sia basso, ma perché la sfida lo impone – cambiano logiche, sistemi e qualsiasi sviluppo a tutti i livelli accorcia i tempi di esecuzione dei progetti, oltre che ad assumere un forte connotato motivazionale. Elemento del quale c’è assoluto bisogno in un quadro di cambiamento, tanto più se la PA deve essere motore di innovazione. Per innovare non bastano le tecnologie, servono anche risorse umane qualificate e motivate.

Più collaborazione pubblico-privato

Importante, infine, è la realizzazione dei Poli Strategici Nazionali. Già si è accennato al fatto che le Amministrazioni, oltre a far affidamento alle risorse interne, stanno interagendo con l’esterno per reperire sul mercato strumenti e competenze per realizzarli. Questa prassi deve ampliarsi e consolidare una collaborazione pubblico-privato sempre più consistente, trasparente e programmata. Perchè è la base per un interscambio virtuoso. Da un lato infatti, il mondo dell’ICT può concorrere a nuovi progetti non solo con forniture, ma anche con un know how tecnico-realizzativo importante in fase di impostazione, e con la disponibilità a sperimentazioni altrimenti non fattibili, mentre la PA potrà svolgere la funzione di promotore di nuove tecnologie ben oltre la fatturazione elettronica, a partire da Iot, Sicurezza, Intelligenza Artificiale e Blockchain.

LEGGI IL DOSSIER

“La PA crea valore se…”: tutti i contributi

Contributi, riflessioni e spunti per rispondere alla domanda: “Quali sono le iniziative prioritarie perché l’amministrazione pubblica possa creare 'valore pubblico' in una prospettiva di sviluppo equo e sostenibile?”. I risultati di questo processo di ascolto, arricchiti dai contributi che sono stati raccolti durante FORUM PA 2019, saranno raccolti in un white paper finale da sottoporre poi a consultazione pubblica

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