Creare valore è possibile solo attraverso un cambio culturale.

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E’ necessario superare una politica di rigore di bilancio basata su tagli lineari automatici della spesa.

Così Renato Brunetta su Il Sole 24 Ore di Venerdì scorso.

Parto da questa affermazione del Ministro per ricollegarmi a quanto avevo scritto due settimane fa (link al primo post) e quanto poi ha aggiunto la settimana successiva (link al secondo post) Carlo Mochi Sismondi, insieme ai numerosi commenti dei lettori più interessati integrando il tutto anche con l’inevitabile impatto dei convulsi avvenimenti economici, sociali e politici di questi ultimi tempi.

11 Maggio 2010

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Toni Muzi Falconi*

Articolo FPA

E’ necessario superare una politica di rigore di bilancio basata su tagli lineari automatici della spesa.

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Così Renato Brunetta su Il Sole 24 Ore di Venerdì scorso.

Parto da questa affermazione del Ministro per ricollegarmi a quanto avevo scritto due settimane fa e quanto poi ha aggiunto la settimana successiva Carlo Mochi Sismondi, insieme ai numerosi commenti dei lettori più interessati integrando il tutto anche con l’inevitabile impatto dei convulsi avvenimenti economici, sociali e politici di questi ultimi tempi.

Applicare alla cieca le forbici dei tagli come si va facendo da tempo denota che ci troviamo ancora in una fase di ricerca dell’efficienza (diminuzione dello spreco) che si è dimostrata, nei fatti, controproducente… e che appare lontana da una qualsiasi politica di efficacia (raggiungere l’obiettivo).

Ci proponiamo di argomentare al FORUM PA 2010, portando casi concreti e testimonianze dirette, come l’accelerazione del cambiamento indotto dalla interconnettività globale e dalla società a rete induca la creazione di valore di una qualsiasi organizzazione per i suoi pubblici soltanto in presenza di un cambiamento culturale delle persone.

Consulta il programma dei 4 eventi dedicati a "produrre valore e ridurre gli sprechi" a FORUM PA 2010 ed iscriviti

Quel Ci (proponiamo) è un plurale che sta per Methodos, la società di consulenza di cui faccio parte (www.methodos.com) che, non casualmente, si occupa proprio di accompagnamento delle organizzazioni nei loro processi di cambiamento culturale, e che ha sviluppato una partnership con FORUM PA per tematizzare questa questione alla edizione che si apre Lunedì alla Fiera di Roma, cogliendo lo spunto da un eccellente pamphlet di Mauro Bonaretti, direttore generale del Comune di Reggio Emilia, e dedicato allo SPRECO.

Ma quel plurale sta anche per tanti altri… esperti e studiosi di organizzazione, di formazione, di comunicazione, di leadership…. preoccupati per lo stato di rassegnazione generale (nel mio primo articolo parlavo di spleen, ma forse è più realistico usare il termine di rassegnazione…) che da qualche tempo investe le persone di molte organizzazioni, e non solo pubbliche….

Quasi che la discontinuità (che molti si ostinano a chiamare crisi) non imponga una decisa e consapevole riparametrazione delle aspettative.

Forse non tutti se ne accorgono, ma più o meno consapevolmente e nei cosiddetti Paesi avanzati dell’Occidente, le persone comuni hanno già riparametrato le proprie aspettative, anche se le nostre leadership continuano ad agitare irresponsabilmente fumose prospettive di un ritorno al passato (ma era poi così appetibile?). 

Come dirigenti, consulenti e dipendenti di organizzazioni, chiamati a produrre valore con e per gli altri- dobbiamo partire da questa constatazione per individuare e condividere valori, finalità, obiettivi, modelli di leadership e processi operativi conseguenti -nella pur necessaria riduzione delle spese- capaci di far crescere gli investimenti utili per i nostri pubblici (sempre più liquidi, non dimentichiamolo..) ascoltandone con attenzione le aspettative e integrando nelle nostre responsabili decisioni quelle che valutiamo essere le più sensate e capaci di accorciarne gli interminabili tempi di attuazione.

Il tempo di attuazione delle nostre decisioni, nella situazione in cui ci troviamo, non è più una variabile quantitativa, ma essenzialmente qualitativa.

Non so se gli argomenti e i casi che presenteremo a Roma la prossima settimana sapranno ispirare associazioni e stimoli tali da motivare i partecipanti a questa riflessione.

Quello che so è che la stessa riparametrazione delle aspettative è di per sé un processo di cambiamento culturale, e che su ciascuno di noi spetta la responsabilità di agire per contribuire a sedimentarla nella nostra società, partendo innanzitutto da noi stessi per equilibrare le indesiderate, ma inevitabili conseguenze collaterali lungo un imperativo di equità e giustizia, riducendo in tal modo le pulsioni al disordine sociale, cui sicuramente andremo incontro.

Il mio auspicio è che osservando come sia possibile modificare i connotati identitari di una organizzazione con una consapevole e determinata azione dei suoi dirigenti, potremo raccogliere associazioni e stimoli affinché anche le amministrazioni pubbliche avviino una stagione di riparametrazione delle loro aspettative, tenendo ben saldi il paradigma della creazione di valore con e per i loro pubblici attraverso un processo di cambiamento culturale.

 


 *Toni Muzi Falconi è director di Methodos e Connexia, docente a contratto alla NYU, alla Lumsa, alla Sapienza e alla Luiss

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