Migliorare le competenze digitali della pubblica amministrazione attraverso le comunità di pratiche

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Creare una piattaforma online per il censimento volontario delle competenze digitali del personale della PA, basate su conoscenze e abilità acquisite attraverso il lavoro negli specifici ambiti del Piano triennale. Una proposta che va nella direzione di una vera e propria “piattaforma di comunità” e punta a far emergere anche le competenze digitali “nascoste” nella PA

13 Febbraio 2019

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Morena Ragone

Giurista, studiosa di diritto di Internet e PA Digitale

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Ciro Spataro

Comune di Palermo, Community Open Data Sicilia

Photo by Dil on Unsplash - https://unsplash.com/photos/8OECtq8rrNg

In un periodo storico di transizione digitale della pubblica amministrazione – che sembra finalmente partita, dopo vent’anni di annunci e polemiche – risulta fondamentale comprendere il livello di competenze digitali dei dipendenti pubblici, funzionari e dirigenti. Aspetto trasversale a tutte le pubbliche amministrazioni, che negli ultimi anni hanno subito forti vincoli di bilancio, e visto invecchiare la propria forza lavoro senza poter contare, quasi sempre, sull’inserimento di competenze, conoscenze e abilità specifiche.

Nel solco tracciato dal più volte rimaneggiato Codice dell’Amministrazione Digitale, il Piano triennale dell’informatica per la pubblica amministrazione 2017-2019 fissa obiettivi temporali precisi, sia in termini di servizi digitali da rendere all’utenza, che di processi amministrativi da gestire con gli strumenti dell’ICT: oggi la tecnologia mette a disposizione tantissimi strumenti per gestire il lavoro in modalità digitale, e non è certo la possibilità di dotarsi di tali strumenti a costituire la principale difficoltà. Ciò che invece sembra mancare, sia nella società civile che nelle migliaia di stanze della PA, sono le competenze digitali dei singoli, necessarie per comprendere e gestire le tecnologie disponibili sul mercato.

La tecnologia è un’arma bifronte: porta con sé grandi opportunità e vantaggi, ma senza un’adeguata formazione e la conoscenza dei suoi aspetti trasversali può diventare impossibile da utilizzare, e chi la deve usare non è in grado di attuare quella che il CAD chiama, appunto transizione al digitale – tanto importante e complessa, da avervi preposto uno specifico dirigente (art. 17, D. Lgs. 82/2005). Questa transizione, fino ad oggi quasi solo auspicata, dovrebbe consistere in un passaggio netto dalla gestione cartacea dei processi e servizi della PA alla gestione digitale, dove l’intero ciclo di vita del servizio/processo amministrativo viene trattato in modalità digitale, eliminando ogni trattamento nella modalità cartacea, ed evitando il pericolo della modalità “mista”, o del temporaneo che diventa, con il tempo, definitivo.

Il livello individuale delle competenze digitali

Comprendere quale sia il livello di competenze digitali nelle PA è il passaggio fondamentale per consentire lo scambio di conoscenze tra le stesse amministrazioni. Un’esperienza maturata – ad esempio da una PA sul processo di adesione a SPID, o a PagoPA, o nella strutturazione di un Piano di Sicurezza informatica – può essere un valido supporto ad altre PA che hanno lacune di esperienza in questi ambiti. Se le due amministrazioni (chi ha la competenza/esperienza e chi non) sono messe in contatto diretto, è possibile avviare attività di supporto, riducendo i tempi di attuazione dell’agenda digitale nelle singole PA e il rischio di ritardi nell’attuazione dei progetti.

Comunità di pratiche

In questo contesto, risulta essere di grande utilità, soprattutto nello scambio esperienziale sopra immaginato, una piattaforma online pubblica con la funzione di censire chi è in grado di offrire supporto concreto nella realizzazione della transizione; una piattaforma che possa accogliere spontaneamente chi, nelle PA, vuole censire le proprie esperienze, abilità, competenze e conoscenze, essendo, così, d’aiuto ad altri referenti di altre PA. Una vera e propria “piattaforma di comunità”. Una comunità fatta da dipendenti e dirigenti pubblici, e dei soggetti che nel corso degli anni hanno lavorato con e per loro, nata con lo scopo di aiutare e aiutarsi a rendere la transizione al digitale quanto più rapida e indolore per tutti. Una grande comunità di pratiche digitali.

Forum Italia

Il Forum Italia – spazio di discussione sui servizi pubblici digitali – è stato, in questo senso, un importante tassello online di unione e contatto tra le varie PA ed esperti nel campo dello sviluppo, creato dal Team Trasformazione Digitale. Esso ha idealmente raccolto le istanze nate nei contesti più informali – newsgroup, wiki, etc – e contribuito a creare la cultura della condivisione della conoscenza tra diverse PA, rappresentando uno spazio comune di incontro in cui porre domande e trovare risposte sul mondo dei servizi digitali pubblici.

Censimento delle esperienze sul digitale nella PA

A valle della consultazione pubblica, predisposta da AgID, sulle Linee guida di armonizzazione delle competenze digitali, sarebbe utile parallelamente la predisposizione di una piattaforma online per il censimento volontario delle competenze digitali del personale della PA, competenze basate esclusivamente su conoscenze e abilità acquisite attraverso il lavoro negli specifici ambiti del Piano triennale per l’informatica nella PA:

  • analisi dei processi amministrativi;
  • progettazione e sviluppo di API in applicativi gestionali;
  • iniziative data-driven già effettuate;
  • interoperabilità di banche dati all’interno della stessa PA o tra PA diverse;
  • creazione di portali open data conformi al profilo DCAT_AP_IT;
  • censimento dei database della PA;
  • pubblicazione di dataset nel Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali;
  • utilizzo di vocabolari controllati e ontologie nella gestione di database;
  • censimento degli applicativi e rilascio in un repository del relativo codice, disponibile al riuso per altre PA;
  • cybersecurity, disaster recovery e business continuity;
  • cloud per l’erogazione di servizi e/o per la gestione dei processi, relative ai modelli IaaS, PaaS e SaaS;
  • gestione di data center;
  • adesione al Servizio Pubblico di Connettività;
  • esperienza di attività nei Poli Strategici Nazionali, come identificati da AGID;
  • adesione al sistema SPID;
  • subentro ad ANPR e attività per il rilascio della Carta d’Identità Elettronica;
  • avvio al sistema dei pagamenti elettronici PagoPA;
  • attività in qualità di Responsabile di Transizione al Digitale (art. 17 CAD);
  • esperienza in qualità di Responsabile della Conservazione e Gestione documentale in formato digitale;
  • altro.

Considerato che il Piano triennale dell’informatica prevede, come qualsiasi progetto serio, obiettivi precisi e tempi certi, i suoi ambiti risultano i concreti e primari interessi sui quali censire esperienze e attività.

Dati del censimento: pubblici e aperti

Il censimento dovrebbe basarsi sull’adesione volontaria delle persone che condividono lo spirito dell’iniziativa e dovrebbe produrre dati pubblici e aperti (dati e informazioni relativi esclusivamente allo status pubblico, come nome, cognome, email e telefono di lavoro – ente di appartenenza, escludendo ogni sorta di dato privato), prevedendo in ogni specifico ambito un’autovalutazione basata su un criterio a punteggio da 1 a 5 per indicare il livello di esperienza. Ogni persona censita andrebbe così ad alimentare un database pubblico in cui effettuare ricerche per ambito del Piano triennale per l’informatica (SPID, PagoPA, ANPR), e per area geografica dell’ente pubblico.

Sorprese positive

Riteniamo che questa iniziativa potrebbe contribuire a far emergere anche le competenze digitali “nascoste” nella PA o non valorizzate: spesso, infatti, le stesse sono presenti, anche se sotto – o niente affatto – utilizzate. Le modalità di “ingaggio” della PA sono tali da non consentire, il più delle volte, una reale applicazione delle competenze maturate all’esterno, in contesti lavorativi propri del privato o delle professioni.

Conoscenza, esperienza e competenza per la vera rivoluzione

La diffusione e la condivisione della cultura e dei saperi dei singoli non potrà che portare grandi benefici alle nostre PA: il digitale è, prima ancora che tecnologia, una vera rivoluzione culturale! E per produrla, è fondamentale ridurre ad unità i tanti saperi parziali, le esperienze, i fallimenti, le conoscenze e le competenze delle donne e degli uomini che le animano, e che ogni giorno prestano gambe, braccia e cervelli alla macchina amministrativa e burocratica del nostro Paese. Se continuiamo a far finta di non capirlo, continueremo a commettere gli stessi sbagli, senza fare un verbo delle “lezioni apprese”. Spesso la cura è nelle piccole cose, quelle che tutte insieme, esempio dopo esempio, possono produrre l’atteso cambiamento.

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