Ecco la sanità che diventa digitale

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Il quadro strategico disegnato dal Patto per la Sanità Digitale può consentire di superare la frammentazione attuale. Prima della pausa estiva facciamo il punto su quanto emerso dal dibattito aperto su queste pagine. Da settembre torneremo, seguendo l’attuazione dei programmi in corso e le esperienze concrete che diventano evidenza di quanto è già possibile

29 Luglio 2016

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redazione

È come cominciata questa estate la marcia dell’Italia per superare la frammentazione che da sempre minaccia lo sviluppo della Sanità digitale (e quindi anche quello della Sanità stessa grazie alla leva del digitale). Il recente Patto per la Sanità Digitale può essere la svolta che tutti cercavano e quindi certo ne seguiremo gli sviluppi da settembre sul nostro sito, ma anche con gli incontri del Cantiere per Sanità Digitale.

Il punto emerge bene dalle analisi e dalla Ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, qui illustrate in un intervento di Mariano Corso , che ha evidenziato alcuni punti chiave per far sì che le ambizioni attuali possano diventare realtà. Da leggere anche l’analisi del Patto per la Sanità Digitale, descritto da Paolo Colli Franzone , che ha sottolineato come l’idea del Patto sia semplice: le ICT rappresentano un formidabile driver per la reingegnerizzazione dei processi dei servizi socio-sanitari e per l’efficientamento del sistema. Tutto parte dal Master Plan e dalla capacità della componente pubblica di coinvolgere la componente privata. Con la consapevolezza, come qui indica Lino Del Favero , che occorre progettare contemporaneamente il modello organizzativo e le soluzioni tecnologiche, come previsto nel Patto per la Sanità Digitale, in un percorso di lungo periodo verso l’Integrazione dell’assistenza tra i vari setting (Integrated Care), sia in senso orizzontale (sanitario-sociale), sia in senso verticale (ospedale-territorio), sulla base di tre fattori chiave: la collaborazione tra i professionisti, l’attivazione del cittadino e dei caregiver, una governance più tempestiva e integrata.

Sapendo che il tema della spesa sanitaria, come approfondito da Enrico Zampedri , può essere affrontato soltanto avviando, insieme e parallelamente, i processi di innovazione e di riorganizzazione, partendo da un’attenzione analitica agli sprechi, da un fondato sistema di valutazione, da un piano strategico, per spendere meno e meglio.

Su questo fronte il tema dei dati e delle informazioni diventa cruciale, sotto diversi aspetti che abbiamo affrontato su queste pagine. Solo per citare alcune riflessioni, rispetto:

  • al Fascicolo Sanitario Elettronico e al Dossier Sanitario Ospedaliero, tema affrontato da Mauro Moruzzi , che sono, per molti aspetti, citizen centered, modello chiave dell’innovazione, con una potenziale contraddizione tra la spinta della Rete a condividere informazioni e la tendenza delle legislazioni ad accentuare la tutela del dato personale di salute
  • all’utilizzo dei big data, come presentato da Massimo Casciello , direttore generale del Ministero della Sanità, secondo il quale con i big data è possibile accedere alla ingente mole d’informazioni esistente per conoscere i fenomeni e predirne l’evoluzione;
  • all’informazione sanitaria, in generale, che come affermato da Gaetana Cognetti , può essere determinante per la salute umana e le biblioteche scientifiche costituiscono ancora l’unico baluardo che garantisce l’accesso a risorse informative molto costose. E quindi con un tema di apertura delle informazioni e dei dati che diventa sempre più chiave.

Allo stesso tempo, è importante sottolineare come diverse esperienze ci mostrino come la sanità digitale sia già una realtà concreta in alcune aree. Ne abbiamo analizzato diverse, e tra queste certamente un’area dalle più alte potenzialità strategiche e allo stesso tempo ancora trascurata è quella della telemedicina. Come mostrato da Sergio Pillon , in Italia esistono percorsi di assistenza che utilizzano le tecnologie ICT per migliorare il servizio erogato ai pazienti e che sono ormai “embedded”, incluse, nei servizi del sistema sanitario nazionale .

Siamo, anche qui, a punto di svolta. Con il Patto per la Sanità Digitale il quadro strategico sembra completarsi, ma bisogna attuarlo superando la frammentazione che oggi è uno dei principali ostacoli alla sanità digitale. Ma dall’altra parte la consapevolezza degli operatori e la necessità del sistema muovono spinte sempre più forti verso il cambiamento. I prossimi mesi saranno determinanti.

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