Ma quale ricetta dematerializzata, “si è soltanto scolorita”

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La consegna del promemoria da parte del medico, potrebbe far sembrare al cittadino che sia cambiato poco o niente. In realtà non è così, facciamo chiarezza e vediamo quali sono i tre fattori ostativi all’eliminazione del promemoria cartaceo

17 Marzo 2016

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Lorenzo Sornaga, responsabile Sanità, Sistemi centrali di accesso, LazioCrea

Giornali, televisioni, internet e tutti i canali social, hanno dato forte rilievo al fatto che dal 1 marzo è operativa la ricetta dematerializzata. Ma effettivamente che cosa è cambiato?

Agli occhi di un cittadino potrebbe sembrare che è cambiato poco o niente. Intanto perché già in molte regioni era attiva da diversi mesi la ricetta dematerializzata, almeno quella farmaceutica, in alcuni casi addirittura da anni, inoltre, osservazione banale, ma che fanno in molti, “se è dematerializzata perché mi danno comunque il promemoria su carta?”

La comunicazione, quando è “sbagliata”, crea più danni che vantaggi. D’altronde, qualche mese fa, in un convegno in Veneto, un medico, nel raccontare con entusiasmo l’avvio del processo diceva: “ …. e alla fine si invia la ricetta dematerializzata alla stampante ….”, un ossimoro che tiene dentro di sé molte delle contraddizioni che hanno accompagnato questo percorso. Proviamo quindi a fare un poco di ordine.

Dal 1 marzo 2016 è a regime la normativa sulla circolarità della ricetta dematerializzata farmaceutica. Infatti, dal 1 gennaio era già stata attivata la circolarità nazionale della ricetta farmaceutica, adesso la circolarità avviene alle condizioni di “assistenza” del cittadino. Questo vuole dire, per esempio, che se anche la ricetta è della Toscana (medico della Toscana) e la farmacia di erogazione è sempre della Toscana, ma l’assistito è del Lazio, il cittadino pagherà il ticket come se fosse nel Lazio, alla farmacia di erogazione. La compensazione economica avverrà poi direttamente a livello nazionale fra regioni.

Relativamente all’aspetto del promemoria, è vero che ad oggi siamo più ad un livello di “scolorimento” della ricetta (che per esempio nel Lazio può voler dire comunque, a regime, oltre 1.8 mln euro di risparmio), piuttosto che ad una sua effettiva dematerializzazione; è pur vero, però, che la titolarità dell’erogazione sta nel dato informatico presente sul sistema informatico e non più sulla carta, quindi questa può essere vista, effettivamente, come una fase di transizione. Inoltre, i dati contenuti nella ricetta sono tutti certi, certificati, e questo, in un modello che ha visto nel corso degli anni molte frodi, non è un risultato banale.

Quali sono gli effettivi fattori ostativi all’eliminazione del promemoria cartaceo? Io ne identifico sostanzialmente tre:

  1. lettura e “bruciatura” della fustella del farmaco;
  2. modello che garantisca effettivamente la riservatezza e la scelta consapevole del cittadino in termine di sicurezza e privacy;
  3. digital divide.

Sul primo punto mi sembra evidente che il grado di innovazione che ha portato la ricetta dematerializzata, stride con il fatto che, poi, debba essere obbligatoriamente staccato un pezzo di carta adesivo, con dei dati stampati sopra, dalla confezione del farmaco. Per poi prenderlo, archiviarlo e in qualche modo inviarlo in un luogo dove, prima di essere stoccato, dovrà essere acquisito come immagine e valorizzato. Fino a quando questo processo non potrà essere gestito in maniera digitale, tutte le soluzioni saranno parziali e poco efficaci. È vero, anziché applicare la fustella, una volta staccata, sul promemoria, è possibile istituire il registro delle fustelle (come hanno fatto già altre regioni), ma il registro apre oggettivamente molti problemi alla riconciliazione dei dati da parte dei farmacisti. Certo, se questa soluzione può servire per avviare un percorso che porti da subito all’eliminazione del promemoria e poi all’eliminazione della fustella, allora dovremmo chiedere a tutte le organizzazioni di lavorare in questa direzione e di fare uno sforzo collettivo per dare ai cittadini da subito un servizio più efficace. Chi deve però agire sul tema della dematerializzazione della fustella agisca al più presto!

In relazione al secondo punto, vorrei fare una premessa, che può apparire forte ma che a mio avviso è determinate: la privacy deve essere elemento di progetto dei sistemi e non deve essere “appiccicata posticciamente”. Il concetto di “privacy by design” è imprescindibile per la progettazione dei nuovi sistemi in sanità. Detto ciò, è evidente che, per poter gestire l’eliminazione del promemoria (salvo esplicita e specifica indicazione contraria da parte del paziente), vi è forte la necessità di una “infrastruttura” centrale per la gestione dei consensi da parte del cittadino. Ipotizzare una costituzione “ad hoc” di questa infrastruttura rischierebbe di allungare i tempi, di essere costosa o poco efficace. La piattaforma abilitante non può che essere il Fascicolo Sanitario Elettronico regionale (FSE). Li sono già state definite, dal legislatore, tutte le necessità per gestire nella maniera corretta l’eliminazione del promemoria. È quindi il FSE la soluzione tecnologica ed organizzativa per l’eliminazione definitiva della carta dal processo di prescrizione.

Il digital divide è invece la componente infrastrutturale del problema, potrebbero infatti esserci zone nelle nostre regioni in cui la rete non sia adeguata a soddisfare i bisogni dei medici (per inviare la prescrizione) e delle farmacie e delle strutture (per l’erogazione). Questa è una grande sfida che hanno di fronte le regioni italiane. La costruzione di una rete a grande capacità (ultra banda) è la componente infrastrutturale per realizzare la sanità del futuro, promemoria della ricetta compreso. Anche qui però è necessario eliminare gli alibi a tutti: nel Lazio, nei mesi di gennaio e febbraio 2016, solo 8 farmacie (su 1.507 totali) non hanno erogato ricette dematerializzate verosimilmente per questo motivo.

La risoluzione di questi tre fattori ostativi consentirebbe un immediato salto in avanti nel percorso di eliminazione della carta dal processo di prescrizione ed erogazione in sanità. Concludendo, possiamo quindi affermare che la prescrizione in sanità non è forse ancora completamente dematerializzata, sicuramente però non è solo scolorita.

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