L’economia circolare e l’uso efficiente delle piattaforme per la sharing economy

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Progredire verso un’economia circolare costituisce uno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, lanciati dall’ONU nel 2015. Un ampio slancio a questa economia è dato dal ruolo svolto dalla PA nell’adozione di atti autoritativi, nelle attività di programmazione, negli impegni di regolazione del mercato delle imprese, nel creare nuove opportunità e pratiche di condivisione. Un focus a FORUM PA 2018

13 Giugno 2018

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Paola Musollino

Dopo tre anni di trattative, il Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo lo scorso aprile, ha dato il via libera al pacchetto, costituito da quattro direttive, pensato per combinare ambientalismo e crescita economica. L’Europa entra così nell’era dell’economia circolare.

Progredire verso un’economia circolare costituisce, infatti, uno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, lanciati dall’ONU nel 2015. Un ampio slancio a questa economia è dato dal ruolo svolto dalla Pubblica Amministrazione nell’adozione di atti autoritativi, nelle attività di programmazione, negli impegni di regolazione del mercato delle imprese (target 12.6), nel creare nuove opportunità e pratiche di condivisione.

L’economia circolare, afferma Emanuele Bompan, giornalista Ambientale autore di “Economia Circolare” e chairperson del convegno “L’economia circolare e l’uso efficiente delle piattaforme per la sharing economy” a FORUM PA 2018, “è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera”. La sua realizzazione si basa su 3 principi:

1. riciclare (scarti non riutilizzabili -quindi gestirli), cercando di reintrodurre nella materia quanto più organico possibile;

2. ridurre (sprechi di materie prime), ovvero massimizzare il valore d’uso per ritardarne la dismissione;

3. riutilizzare (estendendo il ciclo di vita dei prodotti), ritardando, dunque, il più possibile la dismissione.

In sostanza, si tratta di ripensare la “gestione del fine vita” di un prodotto.

La sinergia tra territorio e PA
Come si declina, dunque, a livello territoriale l’Economia Circolare? E in particolare nelle pubbliche amministrazioni?
Un importante tema è costituito dal green public procurement, come sottolinea Simona Faccioli, Direttore ReMade in Italy. “Acquistare verde” significa acquistare un bene/servizio tenendo conto degli impatti ambientali che questo può avere nel corso del suo ciclo di vita, dall’estrazione della materia prima, allo smaltimento del rifiuto. L’inserimento dei CAM (Criteri ambientali minimi) nei documenti di gara è divenuto obbligatorio in seguito all’emanazione del nuovo codice appalti, D.Lgs n. 50 del 18 aprile 2016, che all’art.34 prevede l’applicazione dei CAM nelle gare pubbliche. Approvati dal Ministero dell’Ambiente, che fissa gli obiettivi nazionali, identificano le categorie di beni e servizi, gli impatti ambientali e i volumi di spesa sui quali definire tali criteri. Riconoscere i materiali di cui un oggetto è composto risulta fondamentale per gestire il suo fine vita, aumentando la tracciabilità dei flussi.

Limiti e possibili soluzioni di economia circolare
Non esiste, però ad oggi, una misurazione né uno standard ISO né alcun certificato di circolarità. Che fare, dunque? Innanzitutto occorre dare chiarezza al quadro normativo per una scelta chiara verso la green economy, correggendo e rimuovendo le incongruità. Inoltre, formare, qualificare e rafforzare le strutture della PA per affrontare adeguatamente le sfide innovative, economiche e culturali, connesse al GPP. Infine, promuovere misure di fiscalità ecologica e sussidi favorevoli per l’ambiente, per rendere effettivo il quadro normativo ridisegnato con il Codice degli appalti e concretizzate gli indirizzi europei in materia di economia circolare. Nuove policy, dunque (meglio linee guida per Piero Pelizzaro, Project Manager Sharing Cities del Comune di Milano), e nuovi strumenti per aiutare le regioni verso l’economia circolare, secondo Chiara Battistoni del Politecnico di Torino.

Alcune possibili soluzioni per creare una vera economia circolare su scala nazionale.

  • presidiare in maniera costante il nuovo frame 2021-2027 sui fondi strutturali;
  • avere la capacità di rendere norme più flessibili;
  • orientare le proprie pratiche di acquisto verso la sostenibilità, favorendo e premiando le aziende che già operano, attraverso certificazioni, in ottica in un contesto di economia;
  • favorire la possibilità di fare rete nei progetti multidisciplinare;
  • superare la normativa europea e un “caro” governo più interessato.

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