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La scuola innovativa: opportunità del PNRR e nuovi orizzonti della didattica digitale

La scuola innovativa: le opportunità del PNRR e i nuovi orizzonti della didattica digitale
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L’investimento del PNRR dedicato a “Scuola 4.0” con uno stanziamento di 2,1 miliardi mira a trasformare circa 100mila classi tradizionali in ambienti di apprendimento “adattabili, flessibili e digitali”. L’obiettivo è superare definitivamente l’associazione tra digitale ed emergenza per affermare la visione di una scuola davvero innovativa, a partire dall’ampliamento delle competenze, dalla costruzione di nuovi ambienti di apprendimento in cui fisico e virtuale si fondono, dall’innovazione dei modelli e dei contenuti. In un Digital Talk, organizzato in collaborazione con Samsung, abbiamo fatto il punto sulle nuove opportunità aperte dal PNRR, e ci siamo confrontati con dirigenti scolastici che sono riusciti in questi anni a progettare e realizzare esperienze di innovazione didattica che potrebbero essere utilmente riprese e replicate

27 Maggio 2022

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Michela Stentella

Direttrice testata www.forumpa.it

La scuola innovativa: le opportunità del PNRR e i nuovi orizzonti della didattica digitale

L’Ocse ha definito le scuole “crocevia dell’innovazione”, perché avere su un territorio una scuola innovativa significa offrire a quel territorio possibilità di sviluppo straordinarie. Ecco perché l’innovazione non è più un’opzione, ma una scelta necessaria, e possibile grazie alle ingenti risorse che abbiamo a disposizione. Lo ha ricordato Andrea Bollini, Dirigente Ufficio di coordinamento della gestione dell’Unità di missione del PNRR del Ministero dell’Istruzione durante il Digital Talk organizzato il 18 maggio da FPA in collaborazione con Samsung Electronics Italia. Un confronto che ha permesso di fare il punto il punto sulle nuove opportunità aperte dal PNRR, e di ascoltare la visione di dirigenti scolastici che, pur tra mille difficoltà, sono riusciti in questi anni a progettare e realizzare esperienze di innovazione didattica abilitata da tecnologie digitali, che potrebbero essere utilmente riprese e replicate.

Il contesto: dal PNSD al “Piano Scuola 4.0”

A che punto siamo quindi con le misure per la transizione digitale delle scuole, a partire dal Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), per arrivare alle Misure più recenti introdotte dopo la pandemia?

Andrea Bollini ci ha restituito un quadro completo delle misure attivate sulle diverse linee di azione: connettività, ambienti e strumenti, competenze e formazione e accompagnamento. Le fondamenta sono costituite dal PNSD partito nel 2015, strumento unitario di programmazione, unito ai fondi europei PON.  

“Abbiamo quasi 6mila istituzioni scolastiche cablate e raggiungeremo in banda ultra larga tutti gli edifici scolastici entro il 2025 – ha evidenziato Bollini – una misura che è l’ossatura di tutto ciò che andremo a realizzare. Poi anche grazie ai fondi strutturali europei sono stati realizzati oltre 40mila ambienti per la didattica innovativa e ricordiamo anche gli oltre 200 milioni integrati durante la pandemia per i dispositivi digitali individuali. Sulle competenze digitali, sono aumentate le iniziative per studenti e docenti. Ricordiamo l’importante iniziativa degli animatori digitali all’interno di ogni scuola. Con il PNRR si vorrebbe completare il quadro, ma anche rilanciare una serie di misure che sono state già attuate o sono in corso di attuazione, come quelle relative ai finanziamenti del REACT UE per reti cablate e wireless, con 445 milioni di euro e interventi che si concluderanno alla fine di quest’anno”, queste alcune delle misure citate da Bollini, oltre alla «Digital board», uno schermo in ogni classe sempre finanziato dal REACT EU.

E poi naturalmente il Piano “Scuole 4.0” che ha come obiettivo di superare il confine tra ambiente di apprendimento fisico e virtuale e stanzia 2,1 miliardi di euro per trasformare 100mila aule in ambienti di apprendimento innovativi. “Oggi la digitalizzazione deve pervadere la didattica curricolare che si svolge in aula – sottolinea Bollini -. Dobbiamo trasformare gli spazi e accompagnare le scuole affinché li utilizzino. Un’altra misura è dedicata alle scuole del secondo ciclo per creare o adeguare spazi e laboratori dedicati a sviluppare le professioni digitali del futuro, intelligenza artificiale, stampa in 3D o 4D, comunicazione digitale, cybersecurity, ambiti tecnologici trasversali ai diversi settori economici”.

Ciascuna scuola avrà un fondo a disposizione in proporzione al numero delle classi, non si farà un avviso ma si avrà un approccio universalistico per tutte le scuole. “Il Ministro presenterà a giugno il Piano Scuola 4.0 con relativo decreto e divisione dei fondi – ha annunciato Bollini – entro il 2024 si dovranno completare le procedure amministrative di attuazione e allestimento di ambienti e laboratori ed entro il 2025 quelle di rendicontazione e certificazione”.

L’obiettivo è ottenere ambienti che possano essere riconfigurabili per utilizzare tutte le metodologie di apprendimento, superando il modello della lezione frontale. “Molte scuole hanno già innovato ma sono la minoranza – conclude Bollini – inoltre dobbiamo lavorare anche sulle pedagogie innovative per consentire il migliore utilizzo di spazi e tecnologie e per far entrare appieno le tecnologie nell’ambito della didattica”. Per questo si sta lavorando anche sulla formazione: ci sono a disposizione 800 milioni di euro per la formazione del personale scolastico sulla transizione digitale, per sviluppare un polo nazionale sull’educazione digitale per la formazione di docenti e personale scolastico e creare una rete integrata di poli formativi territoriali. È stata realizzata la piattaforma «Scuola Futura» per la formazione e l’educazione digitale e c’è a disposizione un altro budget da 1,1 miliardi per nuove competenze e nuovi linguaggi. Tante Misure attivate e tante occasioni, dunque, ma ora “lo sforzo maggiore è di tipo culturale e riguarda proprio le persone chiamate a gestire questo cambiamento”, conclude Bollini.

Le persone al centro del cambiamento: formazione, cultura, consapevolezza

Sulla centralità delle persone in questo percorso di trasformazione e innovazione della scuola si è soffermato anche Stefano Conforto, Head of IT Sales di Samsung Electronics Italia, che ha portato la visione di un’azienda che da almeno 10 anni lavora per sensibilizzare sul tema delle competenze e dell’utilizzo consapevole del digitale. Partendo dalla situazione tracciata dal DESI, che vede l’Italia ben sotto la media europea nelle competenze digitali base e avanzate, Conforto ha sintetizzato così l’approccio si Samsung sul tema: “Enabling People, Abilitare le persone”. “Dobbiamo aiutare i giovani a cogliere le opportunità e i benefici del digitale affinché si facciano promotori di un cambiamento positivo nella società – ha detto Conforto – noi come azienda ci impegniamo proprio a fornire alle generazioni future tutti gli strumenti, le conoscenze, la creatività e l’empatia necessarie per inserirsi pienamente in un futuro guidato dalla tecnologia, in linea con l’obiettivo 4 – Quality Education – degli SDG, ovvero gli obiettivi per uno sviluppo sostenibile istituiti dalle Nazioni Unite”.

Non solo, quindi, prodotti di ultima generazione, ma anche azioni per accompagnare le persone che dovranno utilizzarli n maniera responsabile. Conforto ha quindi ricordato diverse azioni messe in campo in tal senso: “Solve for Tomorrow” realizzato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione per avvicinare gli studenti di ogni ordine e grado ai temi del digitale, senza trascurare l’importanza delle competenze trasversali; “Crescere Cittadini Digitali”, corso che insegna ai giovani come utilizzare la tecnologia in maniera sicura, responsabile, sostenibile e rispettosa dell’altro; “Innovation Campus”, un corso di altissimo livello realizzato in collaborazione con I principali atenei pubblici italiani che punta a formare giovani studenti di materie STEM sui temi dell’AI e dell’Artificial Intelligence. E ancora, il Corso di formazione sulle Digital Board, rivolto ai docenti, riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione, erogato tramite piattaforma S.O.F.I.A.: oltre 2.037 docenti iscritti al corso e 453 percorsi formativi completati.

Infine il White Paper di approfondimento, che racconta in maniera completa cosa si intende per “Didattica Digitale”, perché e come utilizzare le tecnologie a scuola, criticità e possibili soluzioni.

“Dobbiamo cogliere le opportunità aperte per la trasformazione digitale della scuola, è qui che si formano le persone che saranno i protagonisti di domani – ha concluso Conforto – la criticità sta nel riuscire a fare tutto nei tempi e nei modi dovuti, oltre a dover definire i migliori prodotti e strategie da mettere in campo”.

Voci dalle scuole: la visione dei dirigenti scolastici

Come è emerso chiaramente durante l’emergenza Covid-19, la scuola italiana ha grandi doti di resilienza, ha saputo reagire in una situazione imprevista e molto difficile, in molti casi da questa enorme crisi sono nate nuove opportunità di crescita. Ma è diventato ancora più evidente come alcune realtà che sui temi dell’innovazione tecnologica e didattica avevano già investito molto siano riuscite a reagire meglio a questa situazione di crisi. Cosa è cambiato in questi ultimi due anni, qual è il bilancio tra “il prima e il dopo” e quali sono le aspettative per il futuro? Abbiamo voluto parlarne durante il Digital Talk proprio con alcuni dirigenti che da tanto tempo lavorano su questi temi di innovazione. Si sono collegati con noi Laura Biancato, Dirigente Scolastico – ​ITET Luigi Einaudi Bassano del Grappa e Antonio Fini, Dirigente Scolastico – IIS Capellini – Sauro di La Spezia.

Per raccontare la loro visione di questo momento così particolare per la scuola italiana hanno scelto entrambi una metafora: la “scalata” per Biancato e la “risacca” per Fini.

“Ci portiamo dietro un bagaglio lento sui temi dell’innovazione nella scuola. È dal lontano 2007 che il Ministero ha cominciato a parlare di piano digitale per la scuola – ha ricordato Biancato – e sugli ambienti ci sono scuole che lavorano dal 2005 per creare ambienti flessibili e aule tematiche. Si è tratto di una ‘scalata’ molto faticosa soprattutto all’inizio. Ora la pandemia ha portato dentro la scuola una necessità e abbiamo avuto anche dei fondi che ci hanno permesso di attrezzarci meglio per esempio acquistando dispositivi individuali per i ragazzi. Ora si tratta di mettere a sistema in maniera strutturata tutto quello che è stato introdotto, tecnologie e metodologie”.

“C’è stata una formazione sul campo dei docenti epocale in questi due anni, facciamone tesoro – ha sottolineato Biancato – è nato un grande supporto reciproco e spontaneo, attraverso Indire e Ministero chi di noi era già attrezzato è riuscito a supportare anche gli altri soprattutto nella prima fase della pandemia, con webinar, formazione, divulgazione supportata anche dalle aziende. Una comunicazione di esperienze epocale e mai vista”.

Per Fini invece la metafora della “risacca”: “Dopo il momento di crisi in cui la scuola ha dimostrato grandi capacità e risorse interne, ora ci sono due spinte, una a continuare questo percorso e un’onda di ritorno. In questo momento l’elemento critico è quello umano. Dovremmo riflettere un po’ su quanto accaduto, come mai siamo riusciti ad avere una formazione efficace in tempi così brevi? Nella maggior parte delle scuole è stata creata una struttura di supporto e accompagnamento molto a basso livello, tra colleghi. Questo ci dice che dobbiamo valorizzare le pratiche, la condivisione delle esperienze didattiche dentro le scuole, e tra scuole vicine, tra piccole reti”.

Quali sono quindi le leve su cui lavorare? Fare sistema è, ancora una volta, la parola chiave emersa da questo incontro, strettamente legata al tema delle competenze.

“Tutte le persone della scuola vanno formate non solo i docenti ma anche i collaboratori scolastici. E il dirigente che fa da leva nella scuola, deve essere competente su tutto il sistema. Non ci sono ancora percorsi strutturati e funzionali mirati ai dirigenti”, conclude Biancato.

“È centrale il tema umano che riguarda scuole ma anche famiglie – aggiunge Fini – Dobbiamo saper accompagnare i ragazzi nel mondo digitale oltre che nel mondo reale. Sono competenze che si possono imparare solo praticandole e abbiamo necessità di andare in sinergia, famiglie e scuola, dobbiamo attivare un accompagnamento proprio sui territori sul tema della cittadinanza digitale”.  

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