FORUM PA Play: il Focus “città e territori” a FORUM PA 2020 Restart Italia

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Nel percorso di approfondimento e confronto di “FORUM PA 2020 Restart Italia”, diversi incontri sono stati dedicati ai nuovi modelli di governance delle città e dei territori, necessari per rispondere alle sfide del futuro e garantire la ripartenza del Paese. Potete rivivere gli appuntamenti legati a questo focus in questa puntata di “FORUM PA Play”

25 Novembre 2020

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Redazione FPA

Photo by Federico Burgalassi on Unsplash - https://unsplash.com/photos/GQcRCPHBc7s

La pandemia sta prefigurando nuove geografie territoriali ed è pensando al futuro delle città, alla vitalità dei nostri territori e dei quartieri un tempo dormitorio, che si rivela centrale la riflessione su una governance capace di far lavorare in squadra lo Stato, le regioni e le autonomie locali.

Alcune riflessioni sulla governance del futuro sono emerse nella terza giornata di FORUM PA 2020 Restart Italia, durante lo scenario “Città e territori: dall’emergenza alla ripresa”.
In apertura l’intervento del Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, che ha evidenziato quanto sia stata necessaria una ridefinizione delle attività quotidiane con regioni ed enti locali per gestire la pandemia. Ed è per questo che “la Conferenza Stato Regioni e la Conferenza unificata – come ha sottolineato Boccia – sono diventati luoghi di confronto istituzionale permanente”.

Città e territori: ripartiamo da nuovi modelli di governance

La gestione dell’emergenza per le amministrazioni locali, chiamate a rispondere in prima linea alle esigenze della popolazione, si è tradotta sin da subito in un’emergenza amministrativa ed è alla luce di questi nuovi aspetti che i comuni hanno garantito l’erogazione dei servizi pubblici essenziali e l’attivazione dei nuovi servizi di supporto alle categorie più vulnerabili, alle cosiddette fragilità urbane.
Questa capacità degli enti locali di calarsi nella realtà è stata evidenziata anche dal Ministro Boccia, che ha affermato “gli enti locali sono le sentinelle sul territorio, sono quelli che consentono di raccordare meglio gli interventi sui servizi alla persona. Così è stato a marzo, quando è stato varato il lockdown nazionale e nel giro di 48 ore i Comuni sono stati in grado, raccordandosi con il governo, di costruire una rete di sostegno alle famiglie più disagiate, in vari modi, dai buoni pasto alle reti di volontari che hanno portato la spesa a casa di molti anziani”.

Sono gli stessi abitanti a costruire pratiche di partecipazione, organizzazioni di volontariato e a ideare soluzioni innovative e allora diventa fondamentale una gestione della città basata sulle sue stesse energie, come testimoniato dagli amministratori di importanti città italiane e rappresentanti di aziende innovative che hanno partecipato al panel.

L’emergenza ha accelerato i processi di digitalizzazione in qualche modo già in atto e ha spinto a rivedere l’assetto organizzativo delle amministrazioni pubbliche, per cui è stato consentito al proprio personale di svolgere delle prestazioni da remoto. La diffusione massiccia dello smart working ha messo in evidenza la difficoltà in alcune aree interne e di montagna di non essere coperte da fibra ottica, una necessità che non sfugge al Ministro Boccia, che ha sottolineato l’importanza di investire gran parte del 20% delle risorse del Recovery Fund, destinato alla digitalizzazione, sui luoghi di lavoro dei 3,2 milioni di dipendenti della pubblica amministrazione.

Durante l’incontro sono emerse cinque parole chiavi: decentramento o riorganizzazione degli spaziscalabilità, per cui la strumentazione che si mette in campo deve essere modulabile secondo le diverse esigenze qualitative e quantitative delle città; utilizzabilità di strumenti quanto più possibile univoci; condivisione dei dati che consente un processo decisionale data-driven; sostenibilità di tipo ambientale, economico e organizzativo.
Ecco cosa è emerso dall’evento di Scenario.

Città e territori: dall’emergenza alla ripresa

Lo smart working o lavoro da remoto ha contribuito a cambiare il modo in cui viviamo gli spazi urbani e di immaginarli in un’ottica più di prossimità e di mobilità lenta. Un cambiamento che ha posto molte amministrazioni locali nella condizione di ripensare i modelli di sviluppo della città e di erogazione dei servizi pubblici. Questo fenomeno non ha fatto altro che riportare sotto la luce dei riflettori un concetto noto nella letteratura, la “Città del quarto d’ora” , di cui si è parlato a FORUM PA 2020 Restart Italia.

Servizi innovativi per la logistica nella “Città del quarto d’ora” 

Si tratta di un modello che rivede l’urbanistica della città, promosso durante la campagna elettorale dell’attuale sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, e sviluppato dallo staff del dipartimento di innovazione territoriale dell’Università Sorbonne di Parigi, sotto la guida del professor Carlos Morena.

L’idea nasce dalla volontà di creare un paradigma basato sui principi di prossimità aumentata, micro mobilità e irrigazione policentrica di servizi, spazi e infrastrutture. Lo scopo è che ogni cittadino possa attingere in 15 minuti, a piedi o in bicicletta da casa propria, a quelle che sono state riconosciute le sei funzioni sociali urbane fondamentali: vivere, lavorare, rifornirsi o acquistare e acquisire beni e servizi, curarsi, godere del proprio tempo libero.

La proposta della “città dei 15 minuti”, è stata fatta propria anche dalla città di Milano, nel documento “Milano 2020. Strategia di adattamento” e durante l’incontro è stata lanciata l’intervista di Gianni Dominici all’Assessore Cristina Tajani, che ha illustrato le politiche di adattamento tracciate dall’amministrazione milanese secondo questa visione di prossimità dei servizi.

Il modello della città del quarto d’ora è stato recepito in Italia anche in recentissimi atti di governo del territorio: nel nuovo Piano di Governo del Territorio (PGT) Milano 2030, approvato a febbraio di quest’anno nella sezione Milano dei quartieri, e nella Proposta Tecnica del Progetto Preliminare di Revisione del Piano Regolatore vigente a Torino, approvato il 20 luglio scorso.
La proposta dei quartieri autosufficienti nelle grandi aree urbane e metropolitane si può far risalire alla metà degli anni ’60 del secolo scorso, ciò che la rende una sfida progettuale attuale è la sua declinazione in chiave tecnologica e digitale, ovvero nella coniugazione con l’idea di smart city.

L’incontro si è chiuso con gli ultimi due interventi. Quello dell’Assessore Giacomo Angeloni del Comune di Bergamo che ha evidenziato come l’idea del ritorno agli uffici decentrati fosse già presente nel piano di mandato del sindaco Gori nel 2019. L’obiettivo era quello di portare i servizi nei quartieri come innovazione gestionale (e non tecnologica), basata su un nuovo rapporto amministrazione comunale-cittadino.
Gabriele Cappellini di Poste Italiane ha, infine, presentato la soluzione “Punto Poste da Te”, un ufficio postale tecnologicamente evoluto che consente di effettuare spedizioni e pagamenti dalla propria abitazione o dall’ufficio, spiegando come questo progetto si muova nella direzione di una mobilità urbana del futuro e del miglioramento della logistica dell’ultimo miglio, in ottica di sostenibilità ambientale.

Servizi innovativi per la logistica nella “Città del quarto d’ora”

Alla luce di quanto sta accadendo diventa fondamentale porsi alcuni interrogativi sulla riorganizzazione del governo locale e sul futuro della PA. È un tema significativo nell’ambito del progetto ITALIAE, promosso dal Dipartimento Affari Regionali e Autonomie nell’ambito del PON Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020, con il supporto di Studiare Sviluppo srl, di cui si è discusso nell’edizione invernale di FORUM PA 2020.

Unioni si – Unioni no. Alla luce dell’attesa riforma della pubblica amministrazione quale destino per i piccoli comuni italiani?

Il main concept “Unioni sì – Unioni no” è anche il tema di questo incontro, perché il progetto ITALIAE, il cui obiettivo è quello di promuovere l’ottimizzazione del governo locale, tiene conto dello stato delle valutazioni dei vari governi, che si sono alternati negli anni, sulle ipotesi dell’ordinamento degli enti locali in generale e sulla bontà delle unioni e delle fusioni tra i comuni.

Durante l’incontro si è cercato di capire che cosa è cambiato in questi anni che potrebbe consigliare di mantenere lo schema inizialmente disegnato dalla legge Delrio o che potrebbe suggerire la modifica di alcuni suoi aspetti.

In apertura è stato illustrato il quadro del progetto ITALIAE: è attivo dal 31 maggio 2017 fino al 31 dicembre 2022; il budget complessivo è di 13 milioni di euro; il target principale sono i comuni, l’unione dei comuni e, laddove l’ordinamento regionale lo prevede, le comunità montane che vengono supportate o in processi di aggregazione e riorganizzazione delle funzioni e dei servizi o in processi di consolidamento di gestione associata dei servizi. Le attività prevedono il coinvolgimento attivo di Regioni, Province, Comuni e Unioni di Comuni.
ITALIAE è stato strutturato su alcune linee di intervento quali:

  1. Rafforzamento amministrativo (portato avanti da Studiare Sviluppo, che in qualità di soggetto attuatore supporta lo sviluppo e il consolidamento di forme di gestione associata dei servizi).
  2. Digitalizzazione dei servizi (affidata a Formez PA, che contempla la digitalizzazione nella prospettiva del riuso e della contestualizzazione delle soluzioni software).
  3. Sviluppo del territorio (per favorire lo sviluppo sostenibile e promuovere l’applicazione della Strategia Nazionale delle Green Community, affidata al Dipartimento per gli Affari regionali e le autonomie dalla legge n.221 del 2015).
  4. Osservatorio sui processi di riordino territoriale (deputato a razionalizzare il know how e tutte le informazioni che saranno raccolte progressivamente nel progetto).

Il progetto ha numeri ambiziosi in termini di numerosità di amministrazioni da coinvolgere (si ragiona su base nazionale), più di 100 processi di sviluppo e accompagnamento in diversi territori, ed è un progetto di per sé ambizioso anche perché ha l’obiettivo di realizzare partnership istituzionali. Tra le interazioni più importanti si ricorda una coalizione sul tema della digitalizzazione: un tavolo di coordinamento sulle attività progettuali legate all’avviso OCPA2020 che coinvolge il Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie, l’Agenzia per la Coesione territoriale, AgID e UmbriaDigitale.

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La crisi come transizione, come la pandemia sta cambiando le nostre le città: di questo si è parlato durante un incontro che dà seguito all’evento annuale di informazione e comunicazione del PON Metro per comunicare gli esiti del programma.

La capacità di resilienza delle città come risposta alla crisi economico-sociale

Il programma PON Metro è diventato oggi un importante strumento, utile al contrasto della crisi sociale economica derivante dall’emergenza epidemiologica da COVID-19.
Giorgio Martini, che dirige l’Autorità di Gestione PON Città Metropolitane 2014-2020, ha evidenziato alcuni numeri: le sue risorse sono 873 milioni di euro (di cui più di 300 milioni già spesi) destinate ad ambiti come la digitalizzazione dei servizi, la mobilità urbana, l’efficientamento energetico e l’inclusione e innovazione sociale.
L’evento si è aperto con 4 videoclip per ogni ambito, con informazioni sui temi, progetti, soluzioni e risultati.
Questi 4 asset hanno lavorato in una forma di integrazione tra loro, ed è seguendo questa logica che il tema della digitalizzazione ha fatto da supporto agli interventi di efficientamento energetico, di inclusione sociale e di mobilità. Il programma si è concentrato sulla soluzione della digitalizzazione dei servizi della pubblica amministrazione, sull’attivazione di piattaforme abilitanti nazionali. Già oggi 13 città sono agganciate a SPID, 12 città sono collegate alla piattaforma ANPR – Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, e tutte le città stanno operando su pagoPA attraverso un sistema digitalizzato. Cosa importante è che questo asset ha interessato circa 240-250 comuni della cintura metropolitana, che si sono associati alla piattaforma dei 14 comuni capoluogo.
Per un analisi approfondita anche degli altri ambiti di intervento, proponiamo qui la registrazione dell’evento.

Il dibattito si è arricchito dei contributi e delle esperienze di successo di rappresentanti di città europee in video collegamento, che hanno partecipato alla rete di urbact del progetto Community Lab: città dell’Aia, Olanda, città di Lisbona, Portogallo, città metropolitana di Lille, Francia.

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