L’Agenda 2030 dell’Onu per un’Europa più democratica. Un approfondimento a FORUM PA 2017

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Cosa deve fare l’Unione Europea per raccogliere la sfida dello sviluppo sostenibile? Prima di tutto ripensare le sue politiche puntando su sussidiarietà, cooperazione regionale e coesione territoriale. Potenziare quindi un modello di governance multilivello e multistakeholder, che coinvolga tutti gli attori, non solo istituzionali, che a vario titolo si occupano di questi temi. Di questa visione si fanno ora promotrici decine di associazioni, italiane e straniere, che il 23 marzo scorso hanno dato vita alla coalizione “Europe Ambition 2030”. Abbiamo raccolto qualche commento tra le voci degli organizzatori: Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo Italia e Marco Galaverni, Coordinatore WWF YOUng Italia

5 Aprile 2017

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Patrizia Fortunato

Proporre una visione di Europa basata sui 17 SDGs, ossia sui Sustainable Development Goals, gli Obiettivi di sviluppo sostenibile che l’Assemblea generale dell’ONU ha individuato con priorità entro il 2030, e farlo nell’ottica della partecipazione e della collaborazione tra tutti gli attori coinvolti in questo processo: questo il salto di qualità necessario secondo le decine di associazioni che hanno dato vita alla coalizione “Europe Ambition 2030”. La coalizione è stata presentata il 23 marzo scorso a Montecitorio all’interno della conferenza internazionale “Europe Ambition 2030 – Europa leader mondiale dello sviluppo sostenibile: un’opportunità per costruire un’Unione Europea più forte”, organizzata da ASviS e altre organizzazioni internazionali in occasione dei 60 anni dei Trattati di Roma.

Il 23 marzo, Insieme alla Coalizione, gli organizzatori hanno presentato anche una proposta per un “sesto scenario”, intitolato “Trasforming our Europe” a integrazione dei cinque proposti lo scorso 1° marzo dalla Commissione Ue nel Libro bianco sul futuro dell’Europa. Affinché il futuro dell’Europa sia in chiave sostenibile, infatti, bisogna ripensare la governance e le politiche dell’Unione europea non solo alla luce dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, ma anche nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà previsto dal Trattato di Lisbona e ponendo al centro della riflessione la cooperazione regionale e la coesione territoriale, la terza dimensione contenuta anch’essa nel noto Trattato di riforma. È proprio questo il fulcro del sesto scenario, che si concentra sulla governance e su altre innovazioni che potrebbero riconfigurare la struttura dell’Ue nel periodo 2017-2019, prima che avvengano le elezioni.

Con il sesto scenario si vuole quindi accelerare la transizione verso un modello di governance multilivello, multistakeholder, per un’azione coordinata dell’Unione verso la sostenibilità supportata da tutti gli attori, non solo istituzionali, che a vario titolo si occupano di questi temi. Come sottolinea Marco Galaverni, Coordinatore WWF YOUng Italia: “Il coinvolgimento delle istituzioni è indispensabile, ma è fondamentale anche quello di tutto il terzo settore che, a diverso titolo, può collaborare, con funzioni diverse ma in modo corale, al raggiungimento degli stessi scopi. Questo modello di governance multilivello nel libro bianco non c’è”.

Il gruppo degli organizzatori ha presentato anche una lettera aperta indirizzata ai Capi di Stato e di Governo che, prosegue Galaverni, “ha avuto come obiettivo quello di attirare, ancora una volta, l’attenzione dei leader europei verso la necessità di centrare il modello di sviluppo europeo sul concetto di “coesione europea”, per sottolineare il ruolo che l’Europa può investire a livello mondiale come leader e come guida per lo sviluppo sostenibile, e sul riconoscimento del collegamento che c’è tra i valori ambientali, sociali ed economici”.

“Sia nell’accordo firmato dai 27 Stati membri a Bratislava, sia nei cinque scenari – continua Galaverni – c’è scarso riferimento al nuovo modello di sviluppo che tenga veramente in considerazione quelli che sono da un lato i limiti imposti dalle risorse del nostro pianeta, in particolare del nostro continente, e dall’altro le opportunità date dall’investimento in nuove tecnologie e ricerca, in approcci diversi allo sviluppo che possano portare nel lungo periodo beneficio per l’Europa stessa. Quindi modelli nuovi per continuare con decisione nella strada della lotta ai cambiamenti climatici, al raggiungimento degli obiettivi degli accordi di Parigi e ai nuovi obiettivi dello sviluppo approvati dall’ONU per il 2030”.

L’appello del WWF è stato proprio questo: che i leader riportassero al centro questo concetto di economia verde, di interconnessione tra i valori, oltre la coesione europea di per sé, oltre il maggiore coinvolgimento nelle questioni europee degli attori non statali come le città, le imprese, le università, la società civile.

Il sesto scenario segue la lettera aperta, ma cosa manca nei cinque scenari proposti nel libro bianco? Manca una visione di lungo periodo.

Lo afferma Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo Italia: “Avevamo letto con un approccio molto critico già la comunicazione della Commissione del novembre dell’anno scorso su Agenda 2030. Riteniamo che quel testo fosse insufficiente sia dal punto di vista degli obiettivi, sia perché si concentra, come tante altre proposte della Commissione, su una situazione di emergenza e non su una visione di lungo periodo. Secondo noi quel testo non era adeguato agli impegni relativi agli obiettivi di sviluppo sostenibile sottoscritti dall’Unione Europea nel settembre del 2015 alle Nazioni Unite”. Ora anche il Libro Bianco appare inadeguato, soprattutto nel riconoscere il ruolo del partenariato pubblico privato.

Continua Dastoli “lavoriamo molto su due fronti: uno è quello del Partenariato Pubblico-Privato e l’altro è relativo al ruolo degli investitori (chiamati a investire sui valori pubblici e privati), alla possibilità di mobilitare il capitale pubblico ma anche privato a sostegno degli obiettivi dello sviluppo sostenibile”.

Proviamo a chiederci in che modo questo sia possibile. Un esempio arriva proprio dal Presidente del Movimento Europeo Italia, che racconta: “Il 15 aprile dell’anno scorso abbiamo coinvolto gli investitori, il mondo della finanza, il mondo delle assicurazioni, in un evento in cui abbiamo coinvolto anche il mondo delle religioni, in particolare della Chiesa cattolica ispirandoci all’Enciclica di papa Francesco Laudato si’”. Questa enciclica evidenzia in modo particolare quelle che sono le disfunzioni dell’economia mondiale e la necessità di correggerle attraverso modelli di crescita che garantiscano il rispetto dell’ambiente e lo sviluppo equo sostenibile. Anche nell’iniziativa del 23 marzo, il Movimento ha cercato di coinvolgere quelli che chiama i “Campioni di sviluppo sostenibile”, cioè il mondo delle imprese, della finanza, ispirandosi ad altre reti create a livello mondiale nel quadro dell’azione contro il cambiamento climatico. Continua Dastoli “ci rivolgiamo ai poteri locali, anche ai sindaci firmatari dell’azione sul clima e l’energia; ci rivolgiamo ad attori che non sono i governi, ma sono le reti più ampie di attori sia pubblici che privati”.

Questo sesto scenario è solo l’inizio di un processo in cui l’UE a 27 deciderà l’evoluzione dell’Unione. La coalizione Europe Ambition 2030 si è posta degli appuntamenti in calendario, lo conferma Dastoli “abbiamo elaborato il primo draft di questo scenario numero sei, lo abbiamo sottoposto alla consultazione che durerà da qui a fine di maggio; a un incontro a Bruxelles del 22 maggio presenteremo una seconda versione, all’inizio di giugno l’intenzione è di predisporre una versione consolidata e definitiva del nostro scenario e poi l’idea è di chiedere per i primi di luglio un incontro al Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, in modo tale da cercare di avere un’influenza su quello che sarà poi il suo discorso sullo Stato dell’Unione che farà al Parlamento a settembre”.

La lettera per realizzare il sesto scenario europeo è pubblica, l’invito a sottoscriverla è esteso a tutti gli attori che lo desiderano. Dastoli conclude: “ci rivolgiamo alle università, ai centri di ricerca, ai giovani, ai firmatari delle dichiarazioni sullo sviluppo sostenibile, ai sindacati, al movimento europeo; ci rivolgiamo soprattutto agli attori non istituzionali”.

A FORUM PA 2017 (23-25 maggio) rifletteremo su come proporre una visione di sviluppo basata sui 17 SDGs, nell’ottica della partecipazione e della collaborazione multistakeholder. Tra gli scenari, si segnala:


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