Smart city, dati, sharing: non possiamo lasciare tutto al caso

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Ci sono alcuni settori centrali per il tema delle smart city
sui quali si deve necessariamente fare una riflessione di tipo normativo.
Partiamo da un esempio: il servizio di bike sharing a flusso libero che si sta
affermando in diverse città e la grande mole di dati che nasce dall’utilizzo di
questi servizi.

11 Luglio 2018

G

Giovanni Bettarini, Assessore Urbanistica, politiche del territorio, Città metropolitana, decentramento e smart city del Comune di Firenze

In dieci mesi a Firenze ci sono stati 160mila iscritti al servizio di bike sharing a flusso libero, con punte di 12-13mila utilizzatori al giorno[1]. Parto da questi numeri e da questa particolare esperienza per spiegare quanto sia importante la gestione dei dati per il governo di una città e come questo tema si possa collegare ad altri fenomeni che si stanno diffondendo in maniera esponenziale, come quello dello sharing. Sono tutti processi che devono essere necessariamente governati affinché possano influenzare positivamente il percorso verso la smart city. Ecco perché a Firenze per affidare il servizio di bike sharing abbiamo fatto un bando – cosa non scontata – che ci ha permesso di stabilire alcuni criteri per l’assegnazione. Tra questi criteri, ne abbiamo inserito uno che riguarda proprio il tema dati: chi gestisce il servizio di bike sharing a flusso libero, deve garantire all’amministrazione comunale il collegamento alla propria piattaforma dati. Una previsione importante, perché la disponibilità di dati può offrire una visione della città più puntuale e spesso diversa da quella che si è soliti immaginare e, quindi, fornire indicazioni importanti per le scelte di governo. Ad esempio a Firenze i dati forniti da alcuni importanti operatori telefonici con i flussi delle persone in movimento all’interno della città (dati ovviamente anonimizzati) ci hanno raccontato che l’utilizzo del centro della città da parte dei fiorentini è molto più intenso di quanto venga raccontato.

Nel bando sul bike sharing abbiamo quindi previsto questo importante aspetto – la messa a disposizione dei dati raccolti sugli utenti – ma è evidente che la piattaforma resta in mano all’operatore e questo consente all’amministrazione un accesso limitato, dando vita a una dinamica non sempre semplice da gestire. Sarebbe interessante, invece, sviluppare in senso normativo questo aspetto della gestione dei dati alle amministrazioni per non dover dipendere ogni volta da singoli accordi.

Ci sono anche altri tre settori, oltre a quello dei dati, sui quali penso si debba fare una riflessione in ottica normativa, perché al momento non abbiamo una strumentazione sufficiente a garantirne sviluppo e coordinamento. Il primo settore è quello dell’elettrificazione delle città, che ha molto a che fare con la mobilità ed è quindi un tema enorme per la smart city. Poi il tema della guida autonoma: una città capace di prevedere ambienti funzionali e strutturati, con una sensoristica stradale che consenta la guida autonoma anche con la tecnologia attualmente disponibile, può fare la differenza anche per la mobilità delle cose, non solo delle persone. La logistica regolata attraverso questo sistema può essere davvero rivoluzionaria: pensiamo al centro storico di Firenze che, pur essendo pedonalizzato, la mattina è un viavai di furgoni che devono rifornire negozi e locali. Infine, il tema dello sharing: la crescita di questo fenomeno è dirompente, negli ultimi due anni per esempio nel settore delle auto in condivisione siamo passati da 2,7 a 7 utilizzi al giorno. Questo ci dà una speranza: che anche nelle nostre città le famiglie vendano almeno la seconda automobile, perché un sistema di sharing realmente efficace può offrire una seria alternativa al trasporto privato (per costi, efficacia, manutenzione del mezzo, etc).



[1] Il comunicato stampa di lancio (agosto 2017) e una news sul sito di Sbilanciamoci che spiega come funziona il servizio

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