​Sviluppo sostenibile: ce la faranno le nostre città? Ne parleremo a FORUM PA 2017

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Entro il 2020 almeno il 50 per cento degli abitanti delle nostre città dovrà spostarsi con mezzi alternativi all’auto ed entro il 2030 dovremo avere 50 metri quadrati di verde urbano a testa, contro gli attuali 30. Sono solo due dei passi da realizzare se si vogliono raggiungere gli obiettivi individuati dall’Agenda 2030 dell’ONU. Ce la faranno le nostre città? Ne abbiamo parlato con Walter Vitali, Direttore di “Urban@it – Centro nazionale di studi per le politiche urbane” e coordinatore del Gruppo Goal 11 in ASviS

21 Marzo 2017

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Michela Stentella

È una grande sfida quella che dovranno affrontare nei prossimi anni le nostre città. Una sfida che, partendo dalle sollecitazioni del Patto di Amsterdam per un’Agenda urbana per l’Unione europea del 30 maggio 2016 e passando per la Conferenza Habitat III dell’Onu a Quito del luglio scorso con l’adozione della New urban Agenda, vede come meta finale la realizzazione a livello urbano dei 17 Sustainable development goals dell’Agenda 2030. Se il Goal 11 è quello specificamente dedicato alle città, avendo come obiettivo “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”, la cornice urbana è una costante in tutta l’Agenda 2030 e non potrebbe essere altrimenti: basti ricordare i dati demografici ormai ben noti secondo cui nel 2010 la popolazione urbana mondiale ha superato quella rurale e nel 2030 il 60% degli otto miliardi di abitanti del pianeta vivranno nelle città. In Europa poi la popolazione urbana sfiora il 70% di quella complessiva.È nelle città che, come sottolinea il secondo “Rapporto annuale sulle città” di ‘Urban@it – Centro nazionale di studi per le politiche urbane’ appena pubblicato, si sperimentano politiche innovative per la gestione dei fenomeni migratori, la rigenerazione urbana, la resilienza nei confronti dei cambiamenti climatici, l’innovazione come motore di possibile coesione. “Le città sono fondamentali per tutti e 17 gli obiettivi dell’Agenda 2030 – sottolinea Walter Vitali, Direttore di Urban@it e coordinatore del Gruppo Goal 11 in ASviS – per questo ci proponiamo una articolazione di questa strategia in campo urbano. ASviS, insieme ad Urban@it e ad ANCI, sta quindi elaborando una proposta di ‘Agenda per lo sviluppo urbano sostenibile’ che da una parte declina i target del goal 11 per le città italiane, dall’altra individua in modo trasversale per tutti i goal degli obiettivi tipicamente urbani e li collega alle attività delle amministrazioni locali e del governo nazionale. Questo documento verrà presentato entro maggio”.Si torna quindi a parlare di Agenda urbana, uscendo però dalle discussioni tecniche per farne uno strumento concreto attraverso il quale perseguire obiettivi di grande impatto e interesse pubblico. Anche il Rapporto 2016 di ASviS propone di “…disegnare, come è stato fatto per le aree interne, una Strategia per lo sviluppo urbano sostenibile, sulla quale sia incardinata l’Agenda urbana nazionale citata anche dal Rapporto italiano preparato qualche mese fa per la Conferenza dell’Onu Habitat III”. “Nessuna agenda urbana nazionale può ormai nascere separata dal quadro di riferimento offerto dall’Agenda 2030 – sottolinea Vitali – noi vogliamo mettere in mano agli amministratori locali e ai sindaci gli strumenti necessari per promuovere questi temi presso i cittadini e per favorire l’adozione anche in Italia di un’Agenda urbana come l’Unione europea da tempo sta chiedendo”.Primo passo, quindi, individuare obiettivi comprensibili e divulgabili ai cittadini attraverso dati ed esempi concreti, altrimenti il rischio è che la Strategia per lo sviluppo sostenibile venga percepita come una costruzione molto affascinante ma per addetti ai lavori. Poi individuare per ciascuno dei 17 Goal degli obiettivi precisi che possano servire alle città italiane per richiedere le necessarie politiche nazionali di sostegno.“Prendiamo il target 11.2 del goal 11 relativo ai trasporti – esemplifica Vitali -. In Italia abbiamo una situazione che ci vede penalizzati rispetto agli altri paesi europei: considerando pari a 100 km la lunghezza media europea delle linee di trasporto, nel 2014 il valore medio italiano è di 47,3 km per le linee di tram, 47 per quelle di metropolitana e 50 per le linee ferroviarie suburbane. Se poi prendiamo in esame lo split modale, cioè il riparto tra le diverse modalità di trasporto delle città italiane, nel 2012 che è l’ultimo anno per cui abbiamo i dati solo tre città italiane (Bolzano, Venezia e Genova) vedono modalità alternative all’auto che superano del 50 per cento le altre modalità di spostamento (trasporto pubblico; bici e piedi). L’UE si è data l’obiettivo di dimezzare l’uso delle auto alimentate con carburante tradizionale in città entro il 2030 (Libro bianco sui trasporti) e di eliminarle del tutto entro il 2050. Alla luce di questo, abbiamo cercato di individuare un obiettivo preciso per le città italiane e abbiamo stabilito che al 2020 si dovrà raggiungere almeno il 50 per cento di split modale, cioè l’uso di modalità alternative all’auto dovrà salire in tutte le città italiane almeno al 50 per cento. Altrimenti gli obiettivi europei non si potranno raggiungere”.Altro esempio è quello del verde urbano. Prosegue Vitali: “Secondo i dati del Rapporto annuale ISTAT e secondo i dati ISPRA, nelle città italiane abbiamo una media di verde urbano di circa 30 metri quadri per abitante. Per raggiungere i diversi obiettivi dell’Agenda 2030 abbiamo valutato che è necessario raggiungere i 50 metri quadrati per abitante da qui al 2030”.Quali politiche nazionali si dovrebbero attivare per raggiungere questi obiettivi? “Nel primo caso sono necessarie politiche di incentivo per la costruzione di sistemi di trasporto pubblico, ma anche per potenziare la modalità ciclabile e pedonale. Nel secondo caso si parla di incrementare del 40 per cento nel giro di 13 anni la dotazione di verde delle città italiane, il che si collega al tema del consumo di suolo e dell’utilizzo delle aree dismesse”.“Questo approccio – conclude Vitali – cioè partire da numeri ed esempi concreti per poi arrivare alle politiche da attuare, lo stiamo seguendo per tutti e 17 i goal. Non è semplice, ma l’Agenda 2030 è la prima strategia organica sui temi dello sviluppo sostenibile, non possiamo perdere questa occasione e per questo dobbiamo metterla in relazione al sentire concreto delle persone. Il modo migliore è cercare di agganciare questi obiettivi a qualcosa di percepibile e comprensibile a qualunque cittadino. Sono obiettivi che, se raggiunti, miglioreranno la vita di tutti”.A FORUM PA 2017 si parlerà di città sostenibili: “L’Europa concreta: gli strumenti per lo sviluppo urbano sostenibile” (25 maggio) “La trasformazione digitale per costruire città e comunità intelligenti e sostenibili” (24 maggio)

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