Cosa lo sappiamo, ora troviamo come! Qualche idea ce l’avrei…

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Il prossimo post che leggo che mi dice che non possiamo perdere il treno, che dobbiamo attuare l’agenda digitale, che dobbiamo dare una svolta all’innovazione, che non possiamo permettere che un non-governo non governi la politica per il digitale, che “la Francia invece…”, che “hai visto in USA…”, che prima di tutto il lavoro per i giovani, che il futuro è nelle smart city, che se usiamo il cloud risparmiamo miliardi, ecc. giuro che ululo alla luna per una notte intera! Quello che c’è da fare lo sappiamo, quel che non sappiamo trovare è come farlo…

4 Aprile 2013

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Carlo Mochi Sismondi

Articolo FPA

Il prossimo post che leggo che mi dice che non possiamo perdere il treno, che dobbiamo attuare l’agenda digitale, che dobbiamo dare una svolta all’innovazione, che non possiamo permettere che un non-governo non governi la politica per il digitale, che “la Francia invece…”, che “hai visto in USA…”, che prima di tutto il lavoro per i giovani, che il futuro è nelle smart city, che se usiamo il cloud risparmiamo miliardi, ecc. giuro che ululo alla luna per una notte intera!

Quello che c’è da fare lo sappiamo, quel che non sappiamo trovare è come farlo, stretti come siamo tra una situazione finanziaria da paura, impegni europei firmati con il sangue che nessuno ci abbonerà, impossibilità di premere di più sulla leva fiscale, perché siamo già a tavoletta e anche oltre, e in più in preda ad una crisi di nervi di una democrazia che sta cercando di suicidarsi.

E allora? Mi guardo bene in questi giorni dal dare consigli ai politici su come fare il Governo: di allenatori da bar ne abbiamo anche troppi, e mi limito a qualche suggerimento su come far ripartire processi virtuosi tesi a fare le cose che serve di fare.

Mi vengono in mente almeno parole d’ordine che potrebbe farci da guida sul “come fare”:

  • fare insieme. Ieri ero ad un interessante confronto delle istituzioni della Provincia di Cuneo: voglia di fare, crisi ma non troppa (la Ferrero, la Balocco, e le altre grandi aziende del territorio tengono), esempi di innovazione in tutti i comuni. Peccato che ognuno abbia lavorato per sé, che non ci siano che rari momenti di concertazione, che non sia prevista una vera unione di enti per lo sviluppo. E’ solo un esempio, ma senza alleanze vere sul territorio è inutile parlare di innovazione e di ripresa. Nel nostro piccolo noi di FORUM PA stiamo provando a dare una mano in questo senso. Abbiamo messo in piedi una piattaforma per aiutare le alleanze per lo sviluppo sul territorio, stiamo proponendo percorsi virtuosi di unione “di scopo” a soggetti pubblici e privati, proporremo nel FORUM PA di maggio numerosi interventi e molte esperienze virtuose.
  • scongelare il Paese: avete letto l’articolo di oggi da Gad Lerner su “La Repubblica”, quello che parla del nuovo feudalesimo in un’Italia bloccata e arroccata sulle rendite finanziarie e di posizione? A me è sembrato illuminante. Se non facciamo ripartire l’ascensore sociale basato sull’iniziativa e sul merito non andiamo da nessuna parte e soprattutto rischiamo di sprecare una grande risorsa di talenti. Anche qui le ricette non sono banali: credo però che la PA debba essere la prima a non ingessare ruoli, posizioni e incarichi. Non credo che possa essere un vanto per l’amministrazione la constatazione, che è sotto gli occhi di tutti, che la maggior parte degli impiegati pubblici entra in un’amministrazione e ci resta tutta la vita, progredendo solo per progressioni orizzontali, molto spesso semiautomatiche. Anche su questo tema FORUM PA è fortemente impegnato e intende riaprire un dibattito serio sul tema della valutazione, del riconoscimento del merito, dell’autonoma responsabilità, e quindi anche dei rischi, che devono caratterizzare le figure dirigenziali.
  • puntare su una vera PPP: la partnership pubblico-privata è stata molto più evocata nei convegni che praticata nella realtà. Eppure è lì che si possono attivare molte risorse. Ma per farlo dobbiamo avere il coraggio e la responsabilità di dire che la gran parte delle procedure di public procurement non sono fatte per scegliere e comprare il meglio, né sono fatte per indurre le aziende a fornire il massimo della loro intelligenza e della loro creatività. Tutto il sistema va ripensato in una logica di responsabilità globale sui risultati e non di correttezza formale negli adempimenti. In questi giorni si parla molto, e a ragione, dell’inadempienza della PA nei pagamenti alle imprese, ma spesso la PA che acquista è inadempiente anche nel valutare la reputazione dei fornitori, la qualità sostanziale e non formale delle forniture, la reale aderenza dei risultati dell’appalto in termini di “esiti” per l’amministrazione. E’ un terzo impegno che si prende il FORUM PA di maggio. Chiamare tutti gli attori: buyer pubblici e aziende fornitrici, a discutere su nuove regole o, meglio, su nuove prassi, perché molto spesso le regole già ci sono, ma l’acqua rischia di ripercorrere sempre gli stessi solchi. 

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