Digital Decade Report 2023: il “nuovo DESI” che ci racconta i progressi dell’Europa digitale

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È stato pubblicato il primo “Report on the state of the Digital Decade”, il Rapporto della Commissione europea che da quest’anno sostituisce il DESI. Competenze e infrastrutture digitali, digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici sono i pilastri principali su cui si concentra il rapporto. Per l’Italia bene le infrastrutture, ferme le competenze digitali di base, passi avanti ma ancora molto lavoro da fare nel campo dei servizi pubblici

29 Settembre 2023

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Michela Stentella

Direttrice testata www.forumpa.it

Foto di Avi Richards su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/Z3ownETsdNQ

I Paesi UE devono intensificare gli sforzi comuni per raggiungere gli obiettivi del Digital Decade Policy Programme (DDPP), il Programma di Politica del Decennio Digitale adottato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio ed entrato in vigore il 9 gennaio scorso. Serve un’azione collettiva: lo ricorda il primo “Report on the state of the Digital Decade,il Rapporto della Commissione europea pubblicato il 27 settembre, che da quest’anno sostituisce il DESI. Guardando in particolare all’Italia, come accaduto negli anni scorsi con il DESI si evidenzia una situazione in “chiaroscuro”, con notevoli progressi nel settore delle infrastrutture digitali, una situazione ancora critica per le competenze digitali di base e passi avanti (ma ancora da potenziare) nel campo dei servizi pubblici.

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Il Digital Decade Report 2023

Competenze digitali, infrastrutture digitali, digitalizzazione delle imprese (compreso l’uso dell’Intelligenza Artificiale) e digitalizzazione dei servizi pubblici sono i quattro pilastri principali su cui si concentra il Digital Decade Report, che analizza le prestazioni dell’UE e dei singoli Paesi rispetto ai traguardi fissati dal DDPP per il 2030. Il Report include raccomandazioni sulle azioni e le misure da mettere in campo per raggiungere questi obiettivi. Raccomandazioni che, come sottolineato nel comunicato di presentazione, saranno la base per la successiva discussione tra la Commissione e gli Stati membri, con un appuntamento per un primo confronto a due mesi dall’adozione del rapporto.

L’Italia nel Digital Decade Report 2023

All’interno di questo scenario, il Report assegna all’Italia un ruolo significativo dato che mette in evidenza per il nostro Paese un “potenziale digitale inespresso che può contribuire ulteriormente agli sforzi collettivi per raggiungere gli obiettivi del Decennio Digitale dell’UE. Dato l’importanza dell’economia e della popolazione italiana, gli sforzi attuali e futuri contribuiranno in modo significativo”. Le infrastrutture sono il settore su cui si registrano i maggiori progressi, mentre le competenze restano il vero tallone d’Achille, come emergeva anche dai precedenti Rapporti DESI. Da potenziare anche alcuni aspetti della digitalizzazione dei servizi pubblici. Tuttavia, si legge nella nostra scheda Paese “le strategie adottate su cloud, blockchain, intelligenza artificiale e, recentemente, sulla sicurezza informatica, insieme alle riforme e agli investimenti previsti dal Piano di ripresa e resilienza, creano un solido quadro normativo per realizzare una trasformazione digitale sostenibile e inclusiva”.

Il Report completo è disponibile online, qui ci soffermiamo sulla parte dedicata ai servizi pubblici e alle competenze digitali. Per un raffronto sui singoli indicatori sono disponibili anche le dashboard.

Digitalizzazione dei servizi pubblici

Il DDPP pone come obiettivo per il 2030 la piena accessibilità online dei servizi pubblici chiave per i cittadini e le imprese, l’accesso online ai propri fascicoli sanitari elettronici per il 100% dei cittadini dell’Unione, e l’accesso a un’identificazione elettronica sicura (eID) per il 100% dei cittadini dell’Unione.

Il Digital Decade Report 2023 sottolinea che “l’Italia dovrebbe intensificare i suoi sforzi per digitalizzare i servizi pubblici. In particolare, dovrebbe accelerare l’attuazione delle misure esistenti e pianificate”. Il nostro Paese è sotto la media UE per fornitura di servizi pubblici digitali per i cittadini (punteggio di 68 contro 77) e imprese (punteggio di 75 contro 84), ma negli ultimi anni sono stati fatti molti sforzi su: disponibilità, efficienza e sicurezza delle infrastrutture digitali; interoperabilità di dati e informazioni tra le pubbliche amministrazioni; attuazione del principio once only, incremento nell’uso dell’identità digitale; completamento del sistema di cartella clinica elettronica.

Siamo in linea con la media UE per accesso ai dati sanitari e per la prima volta sopra la media UE per utilizzatori di servizi pubblici digitali (in Italia il 76% degli utenti di internet usa anche servizi di e-gov a fronte del 74% della media UE). In particolare quest’ultimo dato ci sembra degno di attenzione, dato che nel DESI 2022 risultavamo ancora indietro. Nel nostro articolo riportavamo che “solo il 40% degli utenti di internet italiani fa ricorso ai servizi pubblici digitali (rispetto a una media UE del 65%), ma va detto che questo indicatore ha registrato una crescita considerevole negli ultimi due anni (con un aumento di 10 punti percentuali tra il 2020 e il 2022)”. Evidentemente la crescita è proseguita e con una velocità maggiore rispetto al passato (anche se va ricordato che questo dato è calcolato prendendo in considerazione il totale degli utenti di internet, che in Italia sono ancora più bassi rispetto alla media europea).

Il Report evidenzia inoltre come “le recenti misure adottate per garantire servizi pubblici più centrati sull’utente e per migliorare l’accessibilità dei servizi pubblici digitali siano destinate a incoraggiare ulteriormente il pubblico a utilizzare i servizi pubblici digitali da parte dei cittadini”.

Competenze digitali

Niente di nuovo sotto il sole: il Digital Decade Report 2023 riporta che solo il 46% della popolazione italiana possiede competenze digitali di base ed evidenzia come questo comprometta la capacità di sfruttare le opportunità aperte dal digitale e di esercitare la cittadinanza digitale, con impatti negativi sull’inclusività del nostro Paese.

Sebbene l’importanza di sviluppare nuove competenze e aggiornare i profili professionali sia riconosciuta come una priorità, il numero di imprese che effettivamente offrono formazione ai propri dipendenti è ancora insufficiente. E la quota di laureati ICT rimane all’1,5%, che è insufficiente e significativamente al di sotto della media dell’UE del 4,2%. Inoltre, la quota di donne tra gli specialisti ICT è del 16%, ben al di sotto della media dell’UE del 18,9%.

Il tema delle competenze digitali appare comunque critico anche nel complessivo scenario della UE. Guardando agli obiettivi del DDPP al 2030, si parla infatti di aumentare le competenze digitali di base per almeno l’80% delle persone tra i 16 e i 74 anni, e di raggiungere 20 milioni di specialisti ICT. Tuttavia, nelle condizioni attuali, solo il 59% della popolazione padroneggerà almeno le competenze digitali di base, e il numero di specialisti ICT potrebbe non superare i 12 milioni. Per questo “gli Stati membri devono dare priorità agli investimenti in un’istruzione e in competenze di alta qualità, e promuovere la partecipazione delle donne in STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) fin dalla giovane età”.

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