E-justice, rapporto EU: gli strumenti ci sono, ma l’Italia non li usa

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Gli indicatori certificano le lacune per l’Italia che non utilizza gli strumenti già disponibili per la gestione dei tribunali, sia la possibilità di trattazione telematica delle controversie di modesta entità e la mancanza di strumenti quali e-ID per la Giustizia

21 Aprile 2016

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Michele Gorga, avvocato

Con il quarto rapporto annuale sullo stato della giustizia nei 28 Paesi dell’U.E., pubblicato solo alcuni giorni fa, la Commissione Europea ribadisce l’urgenza di modernizzare il sistema giudiziario Italiano ancora estremamente farraginoso e poco indipendente. Per la Commissione i due anni necessari per risolvere una lite civile o commerciale in primo grado sono ancora troppi. Lo stesso vale anche per le cause amministrative, dove i tempi a volta sono maggiori e che collocano l’Italia al terzultimo posto tra i Paesi dell’U.E., davanti solo a Malta e Cipro.

La Commissione in quest’ultimo rapporto ben evidenzia l’ incomprensibile sproporzione esistente in Italia tra magistrati (10 ogni 100 mila abitanti) e avvocati (375 ogni 100 mila abitanti) e rilevato che il sistema della garanzie democratiche e del diritto europeo, comporta la necessità di adeguare il numero dei primi e non già di rendere impossibile il lavoro dei secondi.

Un intervento a gamba tesa la Commissione lo fa laddove pur prendendo atto che alcune riforme in materia quali: regolamentazione delle professioni legali; comunicazione giudiziaria; riforma del processo, sono state fatte, poi evidenzia che la magistratura Italiana è percepita per quasi il 60% come politicizzata , ossia di fare troppi processi ai politici e Burocrati. Anche la commissione scambia quindi, come fa la cattiva informazione le conseguenze con le cause.

Infatti basterebbe ricordare alla Commissione i suoi stessi rapporti, e quelli degli organismi internazionali, in tema di posizione dell’Italia per quanto attiene ai fenomeni di corruzione pubblica e di percezione della stessa per le attività della P.A. Ma come smemorati pare che siamo ben accompagnati dai politici e dai funzionari dell’U.E. Volevamo fare dell’Italia un Paese Europeo e pare che abbiamo fatto dell’Europa un paese sempre più simile alle peggiore Italia. Basti pensare in merito solo alla posizione europea sulle intercettazioni dove si pone il problema della loro limitazione solo quando oggetto della notizia “criminis” è un politico o un burocrate.

> Il tema sarà al centro del Convegno “I processi telematici civile e amministrativo: organizzazione e tecnologie” in programma a #forumpa2016. Le iscrizioni sono aperte.

In verità i problemi della giustizia in Italia sono ben altri di quelli di “facciata” che esamina la Commissione Europea. Questi risiedono nella revisione delle circoscrizioni giudiziarie e nell’adeguamento del ruolo della magistratura giudicante ed inquirente, che ancora risale al periodo dell’unità d’Italia; alla formazione di tutti i magistrati attualmente in servizio siano essi ordinari o onorari; all’adeguamento strutturale tecnologico del processo; alla revisione della procedura civile, penale ed amministrativa senza ledere il sistema delle garanzie e senza impedire, con il contributo unificato vessatorio, l’accesso alla giustizia per i meno abbienti. Anche per la TIC la Commissione aveva già segnalato una particolare delusione per il sistema Italiano laddove la tecnologia dell’informazione e della comunicazione è fondamentale per ridurre la durata dei procedimenti e facilitare l’accesso alla giustizia.

Gli indicatori certificano le lacune per l’Italia che non utilizza gli strumenti già disponibili per la gestione dei tribunali, sia la possibilità di trattazione telematica delle controversie di modesta entità e la mancanza di strumenti quali e-ID per la Giustizia . Si pensi in merito a Spid di “Italia login” per una reale Giustizia Digitale già “adesso” possibile.

La Commissione così certifica ancora una volta il ritardo in Europa del nostro Paese. E’ a pensare che già ben quattro anni fa l’Agenzia per la diffusione delle tecnologia per l’innovazione, ora Agid, presentò il Progetto che annovera oltre 90 tra Tribunali, Corti di Appello, Procure e oltre 30 Consigli degli Ordini Forensi per la formazione comune in materia di TIC per magistrati e avvocati e che già prevede il sistema dell’ECLI (l’identificatore europeo della giurisprudenza) e la traduzione delle sentenze nelle lingue di maggiore uso in Europa. Su questo eravamo primi e forse lo siamo ancora basta riprendere i progetti chiusi, questa volta nelle cartelle telematiche.

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